C’è un filo che unisce le donne polacche che lottano per l’aborto legale e gli omosessuali Ungheresi che chiedono rispetto per i loro diritti. È il filo che deve fare sentire nostra, di ciascuno di noi, la violazione che subiscono; perché violare i diritti di qualcuno significa violare i diritti di tutti.

Servirebbe una internazionale dei diritti umani e civili, una organizzazione nonviolenta che travalichi i confini, capace di lottare ovunque al fianco di chi subisce attacchi e repressione della propria libertà.

Oggi in Europa, il luogo dove è probabilmente più avanzata la consapevolezza del valore immenso della libertà di scelta, scricchiola sempre più ad est il rispetto delle libertà. Illusioni autoritarie e stataliste, repressive e liberticide, avanzano nei governi e nelle legislazioni mentre cresce in particolare nei cittadini più giovani la volontà di lottare.

Dalle nostre città dovrebbe levarsi ogni giorno la voce di chi si dichiara pronto ad essere al fianco di chi lotta in ogni parte d’Europa e del mondo. Dobbiamo essere energia e sostegno per gli attivisti della libertà, ovunque essi siano.

I diritti delle persone LGBTQI+ devono essere transnazionali. Per questo nei giorni scorsi, grazie a Yuri Guaiana di Certi Diritti, abbiamo organizzato nella nostra sede radicale un incontro (molto bello!) con militanti dell’European Liberal Forum (www.liberalforum.eu) provenienti da Polonia, Ungheria, Lituania e Slovacchia.

Proprio qui, a Torino, dove 50 anni fa nacque il FUORI, l’associazione che ha contribuito per prima a costruire nel nostro Paese un’altra storia.

Igor BoniPresidente di Radicali Italiani