Per cercare di capire meglio l’attuale situazione socio-politica in Italia e il bivio in cui si trova la sinistra italiana, “Orlando Magazine” ha intervistato Primo Greganti, 78 anni, figura storica della sinistra torinese, e non solo.
– Cos’è, secondo lei, “di sinistra” ai giorni nostri?
“In un mondo globalizzato, dove idee uomini e capitali sono sempre più interconnessi, la sinistra deve rigenerarsi con una nuova visione universale del rapporto tra capitale e lavoro, diritti, democrazia e futuro del Pianeta. Solo costruendo un grande ombrello di valori, si possono unificare le forze progressiste. Davanti a noi vi è sempre più un mondo complesso e i rapporti tra i vari soggetti in campo non può essere regolato dalla legge del più forte, con le guerre o la deterrenza dell’atomica, che non sarà mai la cosa giusta da fare”.
– Quali sono, per lei, le cause della vittoria del centro-destra alle ultime elezioni?
“No, non ha vinto il centro-destra! Il successo di Fratelli d’Italia è stato determinato da un travaso interno da Lega e Forza Italia. La coalizione di centro-destra governa per effetto di una ingiusta e schifosa legge elettorale. Solo un elettore su sette ha votato centro-destra…”.
– L’Italia vive in uno stato di perenne emergenzialità: perchè, secondo lei?
“Non solo l’Italia vive in continua emergenzialità, ma il mondo intero. Le istituzioni e gli equilibri scaturiti dalla Seconda Guerra Mondiale hanno fatto il loro tempo: dobbiamo ridefinirne compiti e priorità, altrimenti le nostre fragili democrazie saranno sempre più sotto schiaffo di lobby di potere e interessi speculativi e parassitari, guidati dalla sola logica del massimo profitto. Corruzione, guerre, povertà nuove e vecchie, controllo di materie prime ed energia: saranno gli effetti micidiali in un futuro di precarietà, ingiustizie e sofferenze crescenti”.
– Intercettazioni o non intercettazioni?
“L’Italia soffre di troppa ingiustizia, troppa evasione fiscale, processi troppo lunghi e costosi: ridurre gli strumenti di indagine e raccolta prove è una intollerabile offesa alle persone oneste. La giustificazione della riservatezza dei contenuti delle intercettazioni è già stata risolta, ma non funziona per la scarsa professionalità di molti operatori della giustizia. Ridurre le intercettazioni è un regalo alla malavita”.
– La giustizia può davvero essere resa più “giusta”, attraverso la visione del ministro Nordio?
“I mali veri della giustizia non vengono affrontati: prescrizioni, patteggiamenti, detenzione cautelare e lungaggini dei processi sono, a mio avviso, i veri mali della giustizia, quelli che mettono i cittadini non nella condizione di essere tutti uguali davanti alla legge, penalizzando gravemente i poveri, che – per costi e tempi – non possono difendersi. Mentre chi ha mezzi economici, con cavilli e astuzie giuridiche, punta deciso alla prescrizione e ai condoni. Così, ingiustizia è fatta!”
– Può un lavoratore, alla luce di questo periodo storico, dirsi rappresentato dal Partito Democratico?
“Il Partito Democratico ha ottenuto il 19% dei voti, le altre forze che si autodefiniscono progressiste, alcune più di sinistra e altre più di centro. sono restate a percentuali irrisorie. I 5 Stelle ha avuto un tracollo. Se non vi fosse il PD, la voce della sinistra sarebbe irrilevante, anche quando esprime sensibilità importanti come i Verdi. Il PD è e resta fondamentale per ricostruire una sinistra degna di rappresentare le crescenti povertà e disuguaglianze, che non si sentono rappresentate da nessun altro. Basta farsi le stupide guerre di posizione tra progressisti! Bisogna prendere coscienza che sinistra e destra non sono la stessa cosa. O si difende il Paese o si scegliono i gruppi di pressione, sempre parziali, quando non corporativi”.
– Nostalgia del vecchio PCI?
“Si, ho nostalgia del vecchio PCI. La qualità dei dirigenti e la profondità delle loro analisi politiche hanno contribuito in modo determinante alla ricostruzione di un Paese – dopo decenni di fascismo, e con un popolo di analfabeti che firmava con la croce -, fino ad arrivare ad essere la quinta potenza industriale del mondo, a conquistare diritti per la sanità, per le pensioni, per lo Statuto dei diritti dei lavoratori e per tante altre battaglie. E garantirci per 70 anni la pace. Il tutto, nel mezzo di una non facile guerra fredda internazionale e tentativi di condizionare la vita politica italiana. Uomini come Togliatti e De Gasperi, in un continuo confronto aspro e senza sconti, hanno sempre saputo far prevalere gli interessi del Paese a quelli di parte, e hanno trasformato l’Italia in una grande scuola di formazione civica, politica e sociale. Di quel modo di fare politica sento la mancanza e ne avverto l’urgente necessità”.
– C’è qualcosa che avrebbe voluto fare e non ha potuto fare, oppure un errore commesso che ora non farebbe più?”
“No, non rimpiango nulla. E rifarei tutto”.