“Liberi subito” è il titolo della campagna dell’Associazione Luca Coscioni che ha portato progetti di legge di iniziativa popolare, con molte migliaia di firme, alla discussione nei Consigli regionali.
La Toscana è stata la prima regione italiana a dare il via libera al suicidio assistito, proprio sulla base della legge proposta.
«Possono accedere alle procedure relative al suicidio medicalmente assistito le persone in possesso dei requisiti indicati dalle sentenze della Corte Costituzionale 242/2019 e 135/2024», così si legge nel testo approvato. Sì, perché dopo le sentenze inascoltate dal Parlamento sulla necessità del legislatore nazionale di intervenire per regolamentare il suicidio assistito, la strada delle leggi regionali è stata la via secondaria da percorrere per raggiungere l’obiettivo. Merito di Marco Cappato e delle sue disobbedienze civili che hanno letteralmente costruito diritto e diritti.
Secondo le due sentenze della Corte Costituzionale, il suicidio assistito è possibile quando la patologia è irreversibile e le sofferenze intollerabili, in concomitanza di trattamenti di sostegno vitale. Un Parlamento vile continua a tenere ben salda la testa sotto la sabbia mentre la società italiana è nettamente più avanti di una politica inerme e rivolta al passato. Legalizzare l’eutanasia e il suicidio assistito sarebbe una riforma di civiltà che non porterebbe nessuno alla sconfitta. Ognuno di noi avrebbe una possibilità di scelta in più, senza imposizioni. Sarebbe una vittoria dell’autideterminazione, dell’umanità contro l’obbligo di soffrire, dell’amore per la vita, che comprende per tutti noi anche la morte.

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