E’ quanto mai soddisfatto Paolo Pazzi, direttore di Orlando Magazine, per i quattro milioni di visualizzazioni raggiunti in questo inizio 2025 dal periodico online, per quello che definisce come “un grande e inatteso risultato”.

Ne è passato di tempo dal quel 2018 in cui Pazzi, poliedrico organizzatore di eventi culturali (fondatore dell’associazione Cultura Viva) e noto protagonista delle notti torinesi anni 80 tra Studio 2 e Tuxedo, si attivò per dar vita ad un magazine, attento alle tematiche e ai diritti della comunità Lgbt, che fosse contemporaneamente uno strumento di informazione e anche di costume, ad ampio raggio fruibile da tutti.

 

M: Allora Paolo sei soddisfatto di questo risultato dopo quasi sette anni di attività?

P: “Direi proprio di sì e sinceramente non me l’aspettavo”

M: Perché Orlando?

P: “E’ il nome del famoso romanzo di Virginia Wolf, che adoro, insieme alle sue elaborazioni teatrali e cinematografiche. Un racconto che ha particolarmente colpito per come attraversa, in modo eloquente e anche satirico, le vicende umane di una nobile realtà familiare anglosassone del primo ‘900, con graffiante efficacia e spirito femminista, compreso il cambio di genere. Una sorta di Bibbia del mondo transgender per chi intende occuparsi di questa complessa e umana realtà”

M: Come si è sviluppato questo progetto editoriale in tempi in cui i molti giornali piangono?

P: “Devo davvero ringraziare almeno un centinaio di amici e conoscenti, (non posso citarli tutti), e un pensiero particolare va a Mirco Negri per le sue competenze e la disponibilità fin dalla nascita di Orlando magazine. Sono tanti coloro che ci sono stati vicini. Amici del mondo dello spettacolo e della cultura (attori famosi e meno conosciuti, giornalisti veterani o alle prime armi, protagonisti del mondo della moda, del costume e della comunicazione e non solo, che , da tutta Italia, hanno creduto in questo progetto collaborando e trasmettendoci fiducia ed energia fondamentale per raggiungere questo risultato”.

M: Quanto il giornale è espressione delle tematiche Lgbt?

P: “Certo restano centrali i diritti di questa ampia e articolata comunità, ma abbiamo voluto un’impostazione non chiusa e rivendicativa, ma bensì caratterizzata da un taglio fortemente liberal e progressista fruibile da tutti. Con questo spirito siamo “geneticamente” aperti al contraddittorio e al confronto, cercando di dare un’informazione globale, corretta e completa.

M: Una battaglia tutt’altro che vinta, alle luce delle minacce legate alle nuove spinte conservatrici e tecno reazionarie che stanno soffiando anche sul vecchio continente?

P: “Proprio così. Un quadro incerto, complesso e preoccupante che ci da ulteriori stimoli per continuare, senza diventare un ghetto protestatario, ma uno strumento di informazione e confronto sempre aperto e piacevole, ripeto, non solo rivolto a un preciso contesto, con principi e valori libertari e progressisti quanto mai radicati”.

M: Due parole ancora sui tuoi hobbies?

P: “Sono un appassionato collezionista di cimeli cinematografici e sportivi. Una passione che ha ereditato dal papà Pierluigi e dal nonno Francesco entrambi livornesi. Città che ha una squadra con un colore simile a quella del mio Torino”.

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