Articolo di 
Igor Boni – Europa Radicale

 

C’è un aspetto del nostro Paese che è tanto rilevante quanto poco dibattuto e approfondito. Riguarda l’elevato analfabetismo funzionale di molti cittadini, che si associa a livelli di istruzione tra i più bassi d’Europa e a percentuali di abbandono scolastico non accettabili. Da queste premesse deriva una serie di conseguenze nefaste che comportano l’incapacità di molti di distinguere fake-news da notizie vere, a non abboccare all’esca della propaganda più becera contro ogni ragionevolezza e logica.L’analfabetismo funzionale è brodo di coltura per populisti di ogni colore che, facendo leva su paure e odio, riescono a guadagnare consensi spargendo veleno.
Vediamo i dati: ad oggi, un italiano su tre non è in possesso delle abilità necessarie a comprendere e utilizzare le informazioni quotidiane. Si tratta di 10 milioni di persone che fanno parte in larga misure di fasce deboli della popolazione, con gravi difficoltà economiche e di natura sociale. Tra i Paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), solo Turchia e Cile hanno dati peggiori dei nostri.
Ma ulteriori dati rendono il quadro nella sua estrema gravità: nel nostro Paese il 33% dei lavoratori possiede solo la licenza media, dato peggiore di tutti i Paesi dell’OCSE. Siamo penultimi nell’Unione europea (27% contro la media UE del 42%) per numero di persone tra i 25 e i 34 anni con un Diploma Tecnico Superiore o una laurea o un dottorato. Un dato che, se scorporato, vede il Sud Italia con il 20% e il Nord con il 30%. Giova ricordare che l’obiettivo europeo al 2030 è avere un tasso di laureati del 45%.
In un impeto di semplificazione e semplicismo potremmo additare la scuola tra i colpevoli. Anche qui occorre mettere sul tavolo un ulteriore elemento: gli insegnanti della scuola primaria, della scuola media e delle scuole superiori percepiscono un salario che – confrontando il potere d’acquisto – è inferiore a tutti i grandi Paesi europei e alla media dell’OCSE. Dedichiamo, insomma, a chi dovrebbe avere nelle sue mani il futuro del Paese risorse assai inferiori alle necessità.
Il processo di alfabetizzazione conseguente all’Unità d’Italia e poi, in modo assai più incisivo, nel primo dopoguerra, dovrebbe vedere oggi analogo impegno e analoghi investimenti. Difficile immaginare che la politica ufficiale, la quale si nutre di questi pessimi dati, attui un progetto di tale natura e portata.
Eppure è proprio dal manico che occorre risolvere il problema.
Cittadini consapevoli, capaci di comprendere e scegliere, sono necessari per raggiungere il diritto alla conoscenza e all’informazione corretta. In assenza di questo continueremo a essere schiavi di una comunicazione che ci travolge in una valanga di informazioni, di brevi video, che divengono un substrato grigio che non consente di vedere anche solo una parvenza di realtà.L’analfabetismo funzionale e la scarsa scolarizzazione sono una priorità, anche se non se ne parla.
È un tema complesso che tocca molti elementi sociali, culturali ed economici, difficili da dipanare; ma mettere la testa sotto la sabbia non solo non serve, perché la conseguenza sarà un inevitabile peggioramento della situazione.