Ero appena una bambina, quando i miei nonni mi portarono al vecchio podere, che avevano appena comperato. Il tempo di familiarizzare con la casa e mi ritrovai seduta a terra a sfogliare dei libri lasciati dai precedenti proprietari. Incurante della puzza di chiuso misto a muffa, della forte patina di polvere depositata ovunque e dei piccoli insetti girovaganti, fui catturata dalle magiche illustrazioni acquerellate dell’artista belga Jean Michel Folon, i cui cromatismi delicati, disegnavano una realtà a metà tra fantasia e sogno. Il libro era la Metamorfosi di F. kafka, un’edizione Olivetti del ‘73.

Soltanto diversi anni dopo, ormai donna, mi trovai di nuovo meravigliata dinnanzi all’inconfondibile leggerezza e poeticità dei suoi pastelli.

Era una gigantografia pubblicitaria Snam, creata da Folon, a Milano, su di una parete di una di un palazzo in via Mascheroni, in zona fiera.

Un enorme quadro di un blu virato al viola, attraversato da una scia a forma di s, color fiamma: l’essenza di una natura purificata ed amica. Seduto in un angolo del rettangolo, un omino in blu che scrutava oltre la finestra, nello spazio del futuro.

Oggi, riscopro la magia dell’infanzia, nel visitare la sua ‘Fondazione’ immersa nel cuore della natura, in uno dei più bei parchi d’Europa, il parco de La Hulpe, a pochi chilometri da Bruxelles e Waterloo.

Accanto al castello della tenuta, c’è il laboratorio con il suo originale percorso museale interattivo. Un regno delle fiabe dove tra suoni e giochi di luci si scopre un Folon illustratore, pittore, grafico, scultore, scenografo, creatore di manifesti pubblicitari, cartoni animati, locandine per gli eventi culturali più disparati, nonché disegnatore di film per Woody Allen.
Un creatore di deliziose e semplici emozioni, dove persino la pesantezza di alcune opere in bronzo sfidano le leggi della fisicità per diventare ai nostri occhi leggere, per ingentilire la nostra anima.

I suoi lavori parlano di un mondo migliore, più giusto, non a caso Folon si dedicò a tematiche sociali, come l’inquinamento, l’alienazione delle persone, il disboscamento, fu ambasciatore dell’Unicef e difensore dei diritti umani, illustrando per Amnesty International la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.

In questa sede, c’è il lavoro di tutta una vita: il viaggiare nella sua favolosa irrealtà acquerellata, dove i tratti svuotano più che riempiono, per dare leggerezza e suggerire, più che definire. Una irrealtà satura di omini blu, di masse umane senza identità, o quasi trasparenti a volerne mostrare l’anima, di paesaggi dai colori sfumati, di mura lontane, di oggetti non identificati, ne’ identificabili, di frecce che sfilano tra le colline e poi le infilzano, che orientano il cammino e poi perdono la bussola. Quella freccia che a suo dire “è il segno della confusione di tutta un’epoca”, essa riassume il suo mondo tra squallore e sogno, tra malinconia e gioia.

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