La vetta artistica della sua carriera, Alain Delon (1935-2024) l’ha probabilmente raggiunta in un film italiano, in quel capolavoro che è “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini (1926-1982): uno di quei film che uno vede e rivede come si leggono e si rileggono certi libri, o si ascoltano e si riascoltano certe canzoni.
“La prima notte di quiete” è una frase di Goethe e, durante il film, il misterioso protagonista interpretato da Alain Delon, il nuovo supplente di lettere di un liceo classico, disilluso, indolente e intrappolato in una vita a cui non riesce a dare senso, specifica che si tratta della morte: “Perché finalmente si dorme senza sogni”.
Questo film, ambientato nel grigiore invernale di una Rimini triste ed esistenzialista, poetica e malinconica, vede come protagonisti di una passione travolgente il professore Daniele Dominici e la sua allieva Vanina. Una lacerante storia d’amore di due solitudini disperate, che come calamite finiscono per attrarsi, nonostante tutto e tutti congiurino contro la loro relazione.
Uscito il 23 ottobre 1972 e restaurato nel 2009, il film fa inevitabilmente il paio con “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci, uscito il 15 dicembre dello stesso anno, con Marlon Brando (1924-2004) protagonista. Entrambi raccontano la storia d’amore tra un uomo maturo e una ragazza molto più giovane. Due pellicole che sembrano simili, ma solo in apparenza.
All’epoca, Marlon Brando aveva 48 anni, Maria Schneider (1952-2011) ne aveva 20, Delon andava per i 37 e Sonia Petrova (nata nel 1952, ora ha 72 anni), la sua allieva, ne aveva appena 20.
Entrambe le ambientazioni hanno una prevalenza della notte sul giorno. Ma la sorprendente somiglianza è anche nel fatto che Delon e Brando, dal primo all’ultimo fotogramma, indossano un cappotto color cammello, un indumento diventato icona di stile e “maledettismo”.
Per Brando, una sorta di armatura che nasconde la vulnerabilità di Paul, mentre attraversa una relazione anonima e sessualmente carica con Jeanne.
Per Delon un simbolo di isolamento e distanza, un modo per proteggersi dalla desolazione che lo circonda.
Il finale è identico: i due uomini muoiono. Delon a causa di un incidente, Brando assassinato dalla giovane compagna.
Eppure “La prima notte di quiete”, con il suo stile secco e asciutto ed una narrazione classica e riflessiva, sembra, a differenza dell’altro, ancora un film tremendamente attuale. “Ultimo Tango a Parigi” sfidava apertamente le convenzioni sociali e sessuali di quel periodo, cavalcando l’onda del ’68, ed oggi sembra troppo legato a quel tempo, nonché alla componente erotico-scandalistica, quasi un film datato.
“La prima notte di quiete” rappresenta, invece, una meditazione più sottile sul disincanto e la crisi esistenziale e potrebbe benissimo essere stato girato oggi.
Come se non bastasse, Bertolucci puntò anche su Alain Delon per la parte del suo protagonista, che rifiutò e consigliò al regista di provare Marlon Brando: “Prendi Brando, è perfetto per la parte”.
Il film di Zurlini apparve troppo tradizionale all’epoca per essere apprezzato come meritava. E lo stesso Delon era considerato un attore commerciale, con l’aggravante della sua conclamata ostilità al clima rivoluzionario che imperversava e, per questo, mai apprezzato dagli intellettuali di sinistra.
In base alle testimonianze, le riprese furono difficili per i dissapori tra Delon e Zurlini, che sul set litigarono furiosamente. Ma Delon amò ugualmente il personaggio di Daniele e per tutta la lavorazione del film indossò quel cappotto di cammello e il maglione verde, che erano abiti personali di Zurlini.
Al termine delle riprese scese il gelo: Zurlini spera che l’attore francese abbia fatto una buona interpretazione. Delon risponde: “Spero tu abbia fatto un buon film”.
Finite le riprese, maledisse di avervi preso parte. In Francia fece uscire il film con diversi tagli e in una diversa edizione. Poi venne il tempo della ragione. E capì che quel film lo aveva definitivamente consacrato.
A distanza di oltre 50 anni, guardando i due film con gli occhi del 2024, non possiamo che dire che il vero capolavoro nel 1972 non lo ha realizzato Bertolucci, bensì Zurlini, un grande dimenticato della cinematografia italiana. 
Vi consigliamo di recuperarlo. Lo trovate su varie piattaforme streaming.
Film come “La prima notte di quiete” sono molto rari e preziosi.
(Sebastiano Licata)