L’antico cancello di ferro battuto si apre lentamente, svelando un panorama mozzafiato: le terrazze del giardino si estendono dinanzi a me, ricche di varietà di piante esotiche e mediterranee, e il loro profumo si mescola delicatamente con l’odore della salsedine.
Ogni passo lungo i sentieri rivela nuove sorprese: il fruscio delle foglie di bambù, l’ombra fresca dei pini d’Aleppo, il vibrante colore dei fiori di cactus. Il cinguettio si unisce al suono ritmico delle onde che si infrangono sugli scogli, mentre il vento leggero solletica le chiome degli alberi secolari.
La luce del sole dipinge con precisione ogni foglia e petalo, evidenziando i colori vividi e saturi che li caratterizzano, dai verdi intensi agli arancioni accesi e ai rossi brillanti.
Tra mura di pietra che sussurrano storie e rampicanti che abbracciano il tempo, ogni elemento del paesaggio sembra essere disposto con cura artistica, creando un quadro vivente di bellezza naturalistica e armonia visiva.
Questa combinazione perfetta di caldo sole e brezza salmastra promette una giornata di pura meraviglia.
Da tempo sento parlare dei Giardini Hanbury, un gioiello botanico affacciato sulla splendida costa tra Liguria e Costa Azzurra.
L’oasi che oggi celebra l’amore per la natura e la visione eclettica di Thomas Hanbury, il suo fondatore, affonda le radici nel cuore pulsante dell’Ottocento.
Tutto ha inizio sulle acque placide lungo la costa tra Mentone e Ventimiglia. Una piccola barca, cullata pigramente, trasporta con sé i sogni e le aspettative dei suoi passeggeri. A bordo c’è l’inglese Thomas Hanbury, alle spalle un passato glorioso nella Cina imperiale, insieme a lui turisti stranieri che amano esplorare e fuggire dal clima cupo e piovoso della loro terra. Ma Hanbury è più di un semplice viaggiatore: è un visionario, un esploratore in cerca di gioielli nascosti.
Nel cuore antico di rovine, dove La Mortola si protende al mare, Hanbury, vagabondo di pensieri, avvista un giardino abbandonato che attende nel sonno della sua quiete. Sente il richiamo dell’Eden perduto tra l’erba selvaggia e i fiori dimenticati, risvegliando in lui una nuova passione.
Audace e intraprendente come sempre, a soli 35 anni Hanbury decide di acquistare quel pezzo di terra, non sapendo ancora che quella scelta avrà un impatto significativo sulla sua vita e sulla storia della Riviera Ligure. Quel giardino, una volta restaurato e riportato al suo antico splendore, diventerà non solo un paradiso botanico ma anche un punto di riferimento culturale e storico nella regione, testimone delle sue visioni e del suo impegno verso la bellezza e la conservazione ambientale.
Thomas Hanbury, con l’aiuto esperto del fratello Daniel, trasforma Mortola in un laboratorio botanico all’aperto. Nel suo giardino combina con maestria l’esotico e il classico, rappresentando la filosofia del parco paesaggistico.
Importa piante esotiche provenienti dai quattro angoli del mondo, mescolandole armoniosamente con la flora mediterranea autoctona. Il fascino delle terre lontane, rivelato dal colonialismo inglese, e quello della civiltà classica, scoperto dai viaggiatori europei durante il Grand Tour, si intrecciano in una trama romantica e complessa. Accanto alle piante esotiche, Hanbury è orgoglioso di mostrare ai suoi ospiti uno dei reperti archeologici più rari: il tratto dell’antica via Aurelia che attraversa il giardino e che è stato percorso da figure storiche come Dante, San Francesco, Napoleone, Machiavelli.
Lungo il percorso, le pietre sotto i miei piedi sembrano pulsare di storie non dette, di incontri e avventure che hanno segnato il corso della storia. È un’immersione profonda nella storia millenaria, scritta con la mano paziente della natura. Qui la bellezza si fonde con la grandezza dell’umanità e lo spirito trovava quiete e ispirazione nel dialogo intimo tra passato e presente.
Ogni passo attraverso i Giardini Hanbury rivela una nuova meraviglia, ma anche un viaggio nell’anima: si dissolve il peso dei pensieri e il cuore respira con la musica delle foglie, che cadono lievi come preghiere al vento.
Il percorso è una sinfonia visiva e olfattiva, con ogni curva che svela una nuova scena, ogni sentiero che porta a una nuova scoperta
A volte mi siedo, il tempo si dilata. Chiudendo gli occhi i sensi si amplificano, sento la texture ruvida della panchina di pietra sotto le dita, esploro le crepe, i solchi, ne percepisco la storia incisa. L’aria è fresca e vibrante di vita, satura di profumi. Il vento che porta con sé il respiro della natura, si fa giocoso sul mio viso, leggero e incalzante corteggia i miei capelli.
Mi sento parte di una sinfonia naturale, dove ogni elemento ha il suo ruolo e la sua voce.
Una visita ai Giardini Hanbury è un’esperienza che coinvolge sia lo spirito sia il corpo, offrendo un’immersione totale in un’armonia di diversità e bellezza. Dal momento in cui varco l’ingresso, sono consapevole della sfida che mi attende: un percorso che si snoda attraverso un dislivello di quasi 200 metri, dalle pendici fino al mare. La salita è ripida e scoscesa, mettendo a dura prova la mia resistenza fisica.
Ogni passo richiede uno sforzo considerevole, e il fiato si fa corto man mano che proseguo. Ma ogni goccia di sudore e ogni battito accelerato del cuore sono ampiamente ripagati dall’emozione che provo esplorando questo museo vivente della biodiversità, uno spettacolare palcoscenico dove la storia naturale si esibisce con orgoglio.