Nella recente intervista a tutto tondo rilasciata al magazine online “MowMag”, l’attivista transessuale Clizia De Rossi è tornata a parlare del suo nuovo impegno presso una delle sedi milanesi della famosa rete “Scuole senza permesso”, in cui insegna la lingua italiana ai tanti migranti extracomunitari arrivati nel nostro Paese. Lo aveva già anticipato a inizio ottobre quando, a seguito di un’ospitata alla trasmissione radiofonica “La zanzara”, sui suoi social scriveva: “Sono molto felice di aver potuto raccontare della mia nuova attività di volontariato in aiuto di tante persone indifese che chiedono solo di poter aver gli strumenti per integrarsi e avere una vita migliore di quella che sono stati costretti a lasciare. Non credete alle mistificazioni di certa politica, nessuno è felice di dover dire addio alla propria Terra e alla propria famiglia, lo si fa sempre e soltanto per disperazione, come hanno fatto per decenni anche tanti italiani. Immaginatevi il dolore e il trauma di affrontare un viaggio simile, spesso fra abusi e violenze, per poi ritrovarsi in un Paese straniero, dove oltre a non capire la lingua, le usanze e la cultura, si è anche guardati con odio e paura. Io ho cercato di calarmi proprio nei loro panni quando ho deciso di mettere a disposizione la mia umile laurea in Lettere per aiutarli con l’unico strumento a mia disposizione. La lingua, se ci pensate, è il primo e più importante step di integrazione, quello con cui potranno un giorno studiare, trovare un lavoro, una casa sicura, la dignità e speriamo anche quella vita felice che non hanno ancora conosciuto.

Incalzata dalla giornalista Giulia Sorrentino di Mow sul suo rapporto con gli studenti e sulla visione politica in materia “migranti” la showgirl fiorentina racconta: “In queste scuole noi accogliamo tutti, anche chi è in attesa di permesso di soggiorno o chi è stato respinto. Né gli alunni, né i dirigenti mi hanno mai fatto domande sulla mia identità di genere perché la scuola si basa proprio sui concetti di aiuto, uguaglianza e amore che non hanno età, sesso o etnia. Lì non importa chi sei, da dove vieni o cosa hai fatto nella tua vita, conta chi vuoi diventare e noi li aiutiamo a cercare di realizzare il desiderio di una vita migliore. Non insegniamo solo la lingua, ma facciamo anche donazioni alimentari e attività ricreative (soprattutto per donne e minori) e culturali. Da un punto di vista scolastico aiutiamo gli studenti a prendere il certificato di lingua A2 che serve per il permesso di soggiorno e il B1 che serve per la richiesta di cittadinanza. Ma vogliamo anche aiutarli ad avere i mezzi per combattere lo sfruttamento nel mondo del lavoro. Alcuni di loro mi hanno raccontato di lavorare già come muratori, aiuto cuochi, badanti, ma tutto in nero. La maggiore conoscenza della lingua (e di conseguenza della burocrazia) li aiuterà anche a ribellarsi a questo sistema ingiusto. L’Italia continua a considerare i migranti non come una risorsa per l’economia nazionale, ma come una condanna di cui liberarsi al più presto, come nemici invasori da combattere e invece dovrebbe prendere esempio dalla civile e progressista Germania in cui ogni migrante che arriva viene assegnato subito a un centro di prima accoglienza in uno dei 16 Land, in base a un algoritmo che considera la popolazione locale e già da subito, mentre viene esaminata la sua richiesta, può partecipare ai corsi di lingua e a percorsi di formazione professionale, poiché il principio di base è che prima il migrante inizia a lavorare, prima inizia a pagare le tasse. Un metodo intelligente che ovviamente ha già iniziato a dare i propri frutti visto e considerato che quasi il 60% degli immigrati arrivati nel Paese negli ultimi 5-6 anni ha già un posto fisso di lavoro. Cosa fa Invece Giorgia Meloni in questo suo crescente delirio di onnipotenza? Conscia del fatto che il famigerato “blocco navale” a lungo sbandierato nei deliranti sproloqui ai tempi dell’opposizione non sarebbe stato neanche lontanamente immaginabile, ha visto bene di siglare un accordo folle con l’Albania per dar vita a una “Guantanamo italiana” in cui spedire come un pacco postale poche centinaia di migranti a fronte delle migliaia che arrivano ogni anno sulle nostre coste. Una trovata che, manco a dirlo, è già stata dichiarata incostituzionale da gran parte dei nostri giuristi, ma che nasce col doppio intento di essere da un lato un’ennesima arma di distrazione di massa per coprire tutti i danni che sta facendo questo governo, e dall’altro come trovata pubblicitaria in vista delle elezioni europee. Come sempre a farne le spese, oltre a queste povere persone che si vedranno private dei propri diritti sanciti dalle Convenzioni internazionali, saremo noi cittadini per i costi ingenti di questa assurda soluzione-fuffa che, oltre a non risolvere niente, costerà alla spesa pubblica ben 16,5 milioni di euro solo come primo acconto!”.

Spaziando fra argomenti e “nemici” vari, la lunga intervista termina con un nuovo affondo ai danni dell’ormai tristemente noto generale Vannacci contro cui la De Rossi si era già scagliata  duramente numerose volte, a partire dalle pruriginose confessioni rilasciate proprio alla rivista “MOWMAG” nel mese di agosto: “Vorrei che tutti sapessero che il tanto virile e impavido generale Vannacci ha chiesto espressamente che fosse cancellata la mia presenza da un talk politico in cui avrebbe dovuto confrontarsi con me…Forse aveva la coda di paglia dopo l’intervista rilasciata a MOW in cui raccontavo le prodezze maschie dei suoi colleghi militari nelle caserme da lui gestite! Io, in quanto transessuale, animalista, vegetariana, ecologista e femminista convinta, sono fiera di incarnare esattamente tutto ciò che il generale vorrebbe annientare con la sua medievale crociata. Io sono l’anti Vannacci per antonomasia -mi manca solo la pelle scura che toccava di nascosto nella metro per sentire se fosse uguale alla nostra!- e rappresento il futuro in cui voglio vivere, un futuro fatto di uguaglianza, pluralità, rispetto e libertà”.