(Articolo pubblicato su “Genoani Foresti”)
Ha colpito tutti, non solo gli appassionati di calcio, la scomparsa di Totò Schillaci. Una figura rimasta nell’immaginario collettivo di intere generazioni che lo hanno visto straordinario protagonista di Italia ‘90
Quelle “notti magiche” dove fu capocannoniere e miglior giocatore, emozionando un’intera nazione. E’ mancato a Palermo, città che gli ha dato i natali (nel quartiere periferico Cep), a cui è rimasto sempre legatissimo. Lascia tre figli. Avrebbe compiuto 60 anni a dicembre.
Chi non ricorda i suoi occhi sgranati, le sue espressioni, i suoi gesti, la sua gioia dopo un gol. Una persona rimasta sempre semplice, umile e generosa, come raccontano tutti coloro che hanno avuto modo di relazionarsi con lui. I suoi gol con il Messina (che grazie alle sue tante reti passò dalla C2 alla B) , poi con Juve (in cui giocò con Conte) e Inter (stagione 1992-93 e 1993 94) , prima della chiusura con il calcio in Giappone, lo fecero arrivare sorprendentemente in nazionale, protagonista della magica estate di Italia ’90.
“Resterà per sempre una leggenda del nostro calcio italiano” lo ha ricordato il fratello minore Giovanni.
Messaggi di cordoglio e di stima sono arrivati da club di tutto il mondo (anche dal Real Madrid), per il nostro campione siculo, e da tanti personaggi dello spettacolo come Vasco Rossi, che ha fatto cenno alla sua timidezza e al suo sorriso buono. Un fatto confermato da tanti compaesani, che lo ritrovavano anche dopo i grandi successi, e da chi ha ricordato il suo impegno autentico verso i giovanissimi del Ribolla, la squadra del quartiere periferico Cep in cui è nato, sempre con modi semplici e con un sorriso.
Anche l’ex ct Roberto Mancini ha ricordato Totò: “Quelle notti magiche non le dimenticherà nessuno, e questo è merito tuo. Anche tu te ne sei andato troppo giovane” (riferendosi al “gemello” Gianluca Vialli). Infine non poteva mancare un messaggio di Gianna Nannini, cantante, insieme a Bennato, di quel pezzo, “Un’estate italiana”, indissolubilmente legato alle gesta dell’attaccante siciliano.
Anche dal Giappone la squadra del Jubilo Iwata , dove giocò dal 1994 al 1997, (dopo restò fermo per un incidente) sono arrivate parole di profonda ammirazione per quel Totò che ricordano aver influenzato il modo di giocare degli attaccanti nipponici. Un Totò per il quale hanno pregato durante la sua malattia. Fu il primo italiano nel campionato nipponico e lo fece anche nel Sol Levante a suon di gol (56), dimostrando la sua professionalità e passione anche a fine carriera.
Corretto con tutti e scatenato in campo. Per il resto mai fuori tono , sempre gentile, generoso , umile, legato alle proprie origini. Un esempio di sincera sportività e virtù, molto vicino ad un altro suo compagno, quanto mai virtuoso in campo e fuori. Quel Roberto Baggio che lo ha salutato così: “Fratelli d’Italia per sempre”. Emozioni davvero grandi legate al gesto sportivo ma anche alla storia di un uomo umile e tenace che l’Italia non dimenticherà mai.