Articolo di Alice Depetro, componente del Direttivo dell’Associazione Radicali Italiani Cuneo-Gianfranco Donadei

Grazie a “Devi Vedere!”, un progetto di Radicali Italiani, abbiamo visitato il carcere di Asti.
Si entra, come in ogni carcere, attraverso tante porte blindate, piene di sbarre, e muri di cinta. È molto fuori dal centro, ci si deve arrivare in auto o pagarsi un taxi. La struttura risale agli anni ’90, mai riammodernata, e questo crea disagi. Per esempio, non ci sono i tubi per l’acqua calda nelle celle: se d’inverno non vuoi lavarti la faccia con l’acqua gelida, la devi scaldare sui fornelli. In bagno non ci sono le docce, se ti vuoi lavare devi uscire e recarti in una stanza comune, con tre docce e un muro pieno di muffa. Nel carcere di Asti ci vivono quasi 300 persone. La capienza della struttura è definita “tollerabile”, cioè ancora gestibile, ma è comunque una condizione molto vicina al sovraffollamento. Umanamente parlando, non è semplice vivere in così tanti in uno spazio angusto, contando poi che molti detenuti sono anziani e alcuni malati.
Il personale della polizia penitenziaria ci ha accolti gentilmente e ci ha illustrato le sue problematiche. Hanno un organico troppo ridotto, se uno di loro prende ferie o si ammala, la situazione diventa difficilmente gestibile e richiede molti straordinari. Hanno poi un problema di fondi: ne arrivano così pochi, che il budget per gli stipendi destinati ai detenuti lavoratori è finito. Dovranno lavorare gratuitamente, come fosse volontariato. Mancano anche gli educatori e questo si riflette sulla qualità di vita della popolazione carceraria; la maggior parte di loro ha pene molto lunghe da scontare, ma non ci sono attività rieducative per la mancanza di personale. Questo significa non poter fare altro che stare su una branda, aspettando di poter accedere a qualche raro servizio lavorativo o educativo: molte persone ci hanno riferito che è dura vivere così.
Speriamo che si possano risolvere presto i problemi legati alla carenza di personale, lavorare sotto organico è difficile e vivere senza servizi lo è altrettanto.