L’EuroPride spacca la Serbia.
Le organizzazioni LGBTQ+ hanno protestato, in questi giorni a Belgrado, contro la minaccia del governo serbo di vietare l’EuroPride 2022, la marcia europea annuale che si dovrebbe svolgere sabato prossimo, 17 settembre, proprio a Belgrado, come culmine di una settimana di celebrazioni.
Ma per le strade della capitale serba, domenica scorsa, hanno marciato anche centinaia di persone – soprattutto religiosi – contrarie all’EuroPride.
In caso di divieto, molti attivisti hanno annunciato che difficilmente si atterranno agli ordini delle autorità. Con il rischio di disordini.
Goran Miletic, coordinatore di EuroPride Belgrado, commenta: “Andremo sicuramente a marciare. Noi, come organizzatori, possiamo dire alle persone di non marciare, ma è già del tutto chiaro che gli attivisti sono scioccati dall’idea stessa che il Pride possa essere vietato”.
Sotto pressione il presidente serbo Aleksander Vučić e la premier Ana Brnabić.
La loro principale preoccupazione è evitare disordini e scontri di piazza, che potrebbero minare la creazione di una nuova coalizione di governo e danneggiare ulteriormente il già difficile rapporto della Serbia con l’Unione europea.
Contro il Pride ha tuonato persino il Patriarca Porfirije, capo della Chiesa ortodossa serba: “Non possiamo permettere che quell’ideologia cambi il modello di società con cui la nostra gente ha convissuto da quando ha conosciuto se stessa. Siamo già di fronte ai frutti dell’ingegneria silenziosa di questa ideologia LGBT”.
Il governo serbo – che già a fine agosto aveva manifestato l’intenzione di non far svolgere l’EuroPride – può vietare la marcia solo entro 96 ore (quattro giorni) prima dell’evento. Finora il ministro dell’Interno serbo non ha emesso alcun divieto ufficiale.
La posta in gioco per Vučić è alta.

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