La contessa senza censure e pregiudizi tra storia e femminismo
Qui fa caldo, mi dico mentre in questi giorni ancora calienti, attendo che la contessa Patrizia de Blanck mi faccia aprire il cancello, ma ecco che sono dentro, mi guardo intorno e affiorano alla mente ricordi di serate mondane degli anni 80 e 90, cene pantagrueliche dove miscelarsi tra ragazzi e adulti era abituale, incontri internazionali, pranzetti in cucina, le mozzarelle di bufala di “Bulgari”, i racconti sviscerati, le confidenze tra i denti all’alba, le bimbe piccole, le festività, gli alberi di Natale, le risate, la corte di imprenditori e intellettuali, nobili, ambasciatori, armatori, petrolieri; donne manager, attrici, investigatrici, duchesse e principesse, che volteggiavano vivacemente nell’ambita discoteca che come tutto il resto della casa, fu creata per la spumeggiante contessa de Blanck, nel 1970 dall’architetto Sandro Petti, che nello stesso periodo aveva ideato il Jackie O’, la storica discoteca di Roma.
Adesso l’ascensore si è aperto con accesso diretto in casa della mitica Patrizia, fanno da cornice alla porta aperta, e mi tranquillizzano non poco, il quadretto in vetro di San Michele Arcangelo, l’occhio di Allah, e altri milagros, in genere si crede che questi oggetti siano in grado di proteggere contro le forze occulte e negative, e dato che la contessa tra i suoi antenati vanta anche una potentissima strega, non mi stupisco vedendoli, ma ecco Patrizia, che col suo accogliente sorriso mi fa strada sul terrazzo in via di restauro, e mentre mi offre da bere la rivedo bellissima cinta dalla copiosa chioma nera, la silhouette invidiabile, le gambe sinuose, l’eleganza nel portamento, e della gestualità che incantava; donna libera, ironica, sagace, padrona di quella trasgressività soft tra le righe in un jet set irripetibile.
Mentre bevo la fresca bibita rossa che mi offre, continuo a sentire il sottile profumo delle piante di osmanto, la de Blanck si siede davanti a me, con un sottile abito da camera blu a fiori gialli, i capelli tirati su e ben pettinati, col sole che le illumina gli occhi sempre attenti, e mentre mi chiede da dove voglio cominciare, mi rendo conto di quanto sia ancora seduttiva la sua personalità, in questi sempre più nuovi 80 anni.
Conversiamo con franchezza, Patrizia ascolta le mie domande incalzanti sul nuovo GfVip 6, e anche sul precedente che la vide indiscussa protagonista, e risponde serenamente:
“Si certo, glielo lanciai io, con quelle prime puntate, tra il -vaffanblanck- e quello strip-tease involontario, dato che ignoravo di avere una telecamera dietro di me, e dal momento che avevo una mia camera, mi levai inconsapevolmente la T-Shirt Maxi rimanendo ahimè nuda. Più lanciato di così! Naturalmente quando il Grande Fratello in prima serata mi mandò in onda con le parti intime ricoperte da stelline, mi prese davvero un colpo. Si, del GFVIP 5 ho un ricordo positivo, i miei amici erano molto carini, da Pierpaolo Petrelli, Enok Balotelli, Elisabetta Gregoraci, e poi ho compiuto anche gli anni lì, mi hanno festeggiata tutti, ne ho un caro ricordo perché fu bellissimo. Alfonso Signorini poi è un bravissimo conduttore che sa tirare fuori le emozioni, mi sono trovata molto bene. Dopo sono anche diventata amica di Rosalinda Cannavò, e mi dispiace, mi pento amaramente ancora di non averla trattata bene fin da subito, perché è una bravissima ragazza.
Mi diverto ancora a ricordare il topo, anzi “la topa” che scorrazzavano nella mia stanza, da animalista vedendo una mamma con un piccolino mi ero intenerita, e quindi cercai di farli sopravvivere dandogli da mangiare, purtroppo le telecamere mi beccarono mentre gli davo i biscottini, e così Grande Fratello mi mandò a dormire con gli altri per fare la disinfestazione della mia suite, e credimi Francesca, non sai la mia gioia quando venni a sapere che dopo tre giorni non erano riusciti ad ammazzarli.” Nella scorsa edizione accadde davvero di tutto. No, in questa edizione non ho trovato tranne Katia Ricciarelli, Aldo Montano, Manuel Bortuzzo, Alex Belli e Ainnet dei personaggi forti come quelli del GfVip 5, ma stiamo a vedere, magari i caratteri usciranno fuori. Per il momento tranne liti, non vedo qualcuno che davvero sfora.
D- Delle principesse che ne pensi? Di Soleil Sorge e l’asserzione “scimmie”?
R- Di queste tre ragazze mi colpisce la Lulù Solassiè o Salassiè, forse perché non ho mai messo il rossetto in vita mia, ma non riesco a comprendere perché dato che ha già delle labbra carnose, si deve fare quei labbroni continuando a mettersi tutto quel rossetto, mi sembra normale che poi Manuel scappi, lo ha terrorizzato, poi questo modo di stare sempre appiccicata a un uomo è da sceme, non funziona, anzi così il ragazzo fugge. Sulla Soleil mah, forse ha solo usato una maniera troppo facile di dire senza ponderare troppo, nonostante sembri molto attenta.
D- Francesca Cipriani avrebbe detto che il successo del vostro GfVip 5 è stato dovuto solo al lockdown, che ne pensi?
R- Raglio d’asina non giunge al cielo.
Patrizia ride, la nostra chiacchierata viene interrotta dall’allegro arrivo di Giada de Blanck, avvolta in un abito molto elegante, che mette in evidenza le gambe lunghe e morbide, ma riprendo subito la nostra conversazione, e le chiedo se data la differenza di età avesse riscontrato dei pregiudizi nei compagni d’avventura della casa più spiata d’Italia, e lei risponde con convinzione:
“No assolutamente! Secondo me questo pregiudizio lo sente chi ha il complesso dell’età, ma chi ha avuto una vita piena di tutto come me non lo ha, poi grazie al cielo ci sono arrivata a ottant’anni, anche perché molti altri sono defunti. Pregiudizio de che? Tanto sai, morire dovremo morire tutti, chi prima chi dopo… io vedo che sono già nel dopo, quindi va bene così.”
D- Si invecchia di più pensando alla vecchiaia, o pensando a non invecchiare?
R- Secondo me in entrambi i casi, chi pensa sempre alla vecchiaia ha sempre lo sguardo cupo, chi invece non vuole invecchiare, a furia di cure estetiche si ritrova con i tratti troppo tirati, quindi in generale a pensarci troppo si invecchia prima, tanto vale pensare all’oggi come sostengo anche nel mio libro “A letto col Diavolo”, io sono come Rossella O’Hara, anzi la supero, lei diceva “domani è un altro giorno”, mentre io dico “oggi è un altro giorno”.
D- Durante la tua presenza nel reality, ci fu molto scalpore su di te, sia in tv che sui social, ricordo Gian Gavino Sulas …
R- E’ morto!
D- Si è vero…c’era poi la marchesa Daniela Del Secco D’Aragona, lei è viva…
R- Si, ma è fasulla!
D- Ok! Allora Patrizia, mentre tu svolgevi la tua quotidianità nella casa, da Pomeriggio 5 condotto da Barbara D’Urso, in una fascia del programma dedicata ai reality vennero fuori una serie di scoop, che hanno tenuto abbastanza serrati gli spettatori e i social sulla tua persona, e che riguardavano in particolare le tue origini, per altro mi sembra che adesso quel notevole spazio durante la trasmissione non ci sia più.
R- Mi dispiace. Poveretta! Una trasmissione ridotta a un’ora e mezza, peccato. Vi avevo partecipato molte volte, anche con una candid camera molto carina dove chiedevo l’elemosina per finta, e devo dire che la gente era stata molto generosa con me.
D- Sei molto amata, pensa che siccome quando sei in onda alzi sempre lo share, ti hanno soprannominata “il viagra del tubo catodico”. A prescindere, mentre non potevi comunicare con l’esterno, alcune persone come la marchesa D’Aragona ti diedero addosso?
R- Ma di che parliamo!? Pizza e fichi, ma chi se li fila!! Devo sempre vedere da che pulpito vengono i discorsi, se vengono da pizza e fichi proprio non mi sfiorano, li compiango.
D- Per l’importante percorso di vita che hai fatto, possiamo dire che sei un guru, 80 anni non sono pochi, soprattutto data la qualità di come hai vissuto il tempo. Entrasti in TV a 16 anni, ed eri bellissima come il dipinto di Ghiglia che troneggia all’ingresso, quindi la televisione l’hai vista nascere?
R- In televisione vi entrai con “Ventiquattresima ora” con Garinei e Giovannini, loro mi videro con un pappagallo melomane che cantava le opere e parlava le lingue, e così mi invitarono in una trasmissione, solo che poi continuarono a invitare me, e non più il pappagallo, successivamente divenni la valletta del programma con Mario Riva “Il Musichiere” un gioco a quiz, ero giovanissima come appunto nel ritratto di Ghiglia, lui mi dipinse con lo stesso abito che indossavo quando mi vide a una premiere dell’opera con mia madre.
D- Negli ultimi decenni sono cambiate molte cose, lo stesso Maurizio Costanzo, che ha sempre fatto dell’ottimo giornalismo, fu pioniere del trash in TV, nel suo salotto prima della lunga pausa ci passarono anche persone originali ed eccentriche di ogni genere, da qualche anno però il Maurizio Costanzo Show è improntato e punta alle famiglie, credi che sempre lui sarà antesignano di una marcia indietro dal cattivo gusto? Inoltre, Barbara D’Urso continua come testata giornalistica, ma sembrava essere stata privata delle fasce più trash, che tuttavia trainavano anche altri programmi come i reality, per di più considerando che gli stessi personaggi di Barbara appaiono però altrove; anche Enrico Papi ha dichiarato di voler riunire le famiglie con il suo “Scherzi a parte”. Cosa sta accadendo secondo te?
R- Costanzo però in Rai fu lui stesso il primo ad essere vittima di una trashata, quando Marina Ripa di Meana (all’epoca Lante Della Rovere) gli tirò la famosa torta in faccia mentre lui stava intervistando Marco Pannella nel programma Grand’Italia. Sicuramente l’impegno nel rispettare certi limiti è un’esigenza non solo televisiva perchè mi pare che la misura è stata superata, ma nella vita ci vuole anche un pò di leggerezza, non si può neanche stare solo immersi nelle tragedie di suicidi e omicidi, ormai da un pò accendi il televisore, e vedi continuamente in quanti sono morti, col Covid e le terapie intensive la situazione è anche peggiorata, la vita è diventata difficile, figli e genitori che si ammazzano tra di loro, fidanzati e mariti che uccidono le donne, ragazzini che si suicidano, non è possibile reggere questa realtà, in TV su vari canali ancora meno, quindi secondo me dovranno tornare a un po’ di leggerezza. Per quanto poi vedi bene, che anche durante un reality accadono cose gravi, guarda cosa è accaduto a Dayane Mello! Cambio canale e vedo Dayane Mello stuprata durante il reality “A Fazenda”, altro che frivolezza, mi è preso un colpo quando ho visto il servizio che hanno fatto “Le Iene”, mi ha turbata vedere lo stato di cose inerenti alla direzione dell’emittente Record TV, che è stata definita “machista”, quelle scene raccapriccianti dove forse lo stesso produttore coi suoi adepti operavano degli esorcismi imbracciando una frusta, per togliere con la fustigazione il demonio da dentro di loro alfine di eliminare gli istinti sessuali omosessuali da donne e uomini. Scene da Medioevo, da Santa Inquisizione, omofobi, roba da matti! Anche guardare quei gorilla incappucciati all’ingresso della “A Fazenda” è inquietante, danno l’idea che all’interno si sia prigionieri come sosteneva l’avvocatessa brasiliana messa per Dayane, mi fa rabbia che Dayane si sia cacciata in una situazione simile per lavorare, le parlerò quando la vedrò. Guarda che voglio molto bene a Dayane, poi è una ragazza che ha avuto un passato molto brutto per tutta una serie di cose, e perciò è un po’ fragile, inoltre a differenza mia che non bevo, ci sono persone che bevono, ma non reggono l’alcol più di tanto, ad alcune bastano due dita per essere ubriache, ci sono persone tendenzialmente astemie, una persona a me molto cara, mio fratello Dario, se beveva tre bicchieri, al terzo era andato, e diventava pure cattivissimo, poi come tu sai bene ci son quelli che prima di dare in escandescenze devono bere dei litri. Dayane penso che può reggere forse fino a una bottiglia, oltre quella non credo, ma forse le potrebbero aver messo dentro qualcos’altro, non saprei spiegarmelo diversamente quanto accaduto, ormai sembra diventata una moda macabra quella di stuprare donne inermi, tutto questo mi da ai nervi, diciamo che se fosse accaduto a mia figlia o a qualcuno intorno a me, francamente lo stupratore io l’avrei evirato, vuol dire tradotto in termini romaneschi che gli avrei “tagliato l’uccello”! Sarebbe la minima cosa da fargli, come il caso Bobbitt in America negli anni 90, quando la signora Bobbit coi denti lo staccò al marito, che poi se lo fece ricucire, ecco gli andrebbe staccato così. Mica si possono lasciare in giro questi tipi così! Sinceramente: glielo avrei tagliato.
D- Facciamo un passo indietro Patrizia, al dipinto di Ghiglia a teatro, e a come mai avevi un pappagallo melomane?
R- La mia famiglia aveva un palco al Teatro dell’Opera di Roma, e quindi sono cresciuta con le opere, infatti le conosco tutte, mia madre è stata una grande melomane.
D- Tua nonna era la marchesa Italia Girardi, tua madre era la contessa Lloyd Dario di Venezia, una donna bella e particolarmente elegante, nota per aver avuto uno dei salotti più ambiti di Rom.
A tuo nonno paterno è stato dedicato il Museo e il Conservatorio Nazionale di Musica a l’Avana, e creò l’inno cubano, in più nel centenario della nascita è stato omaggiato con la sua immagine sui francobolli, invece tuo padre, il conte Guillermo de Blanck y Menocal fu uno scrittore di fama internazionale, compositore e musicista, era ambasciatore di Cuba per tutta l’Europa, nonché ministro a Londra, ed era nipote di colui che fu il presidente di Cuba per 13 anni. Che padre è stato il tuo?
R- Un buon padre, parlava 7 lingue, era uno scrittore, aveva una grande cultura, e anche lui era un melomane, un uomo colto che mi aveva iniziato all’opera lirica, non era molto affettuoso, come non lo era mia madre, molto formale, loro non erano espansivi nel dimostrare i sentimenti, magari una carezza sulla testa o una mano sulla spalla, quello si, ma preferivano dimostrare i sentimenti con i fatti, questo atteggiamento purtroppo lo ha ereditato anche mia figlia Giada. Conservo di papà ancora le lettere che firmava “Tu padre”, e ricordo l’ultima volta che lo vidi: per incontrarlo dovetti recarmi a Miami, dove si era ritirato dopo che Fidel Castro aveva preso il potere, papà a Miami era un leader per gli anticastristi, quindi doveva restare lì. La mia famiglia con l’avvento della dittatura di Fidel Castro, che ci costò numerose proprietà nazionalizzate, ville pazzesche, piantagioni di tabacco e canna da zucchero, e svariati milioni di dollari, purtroppo fu esiliata per sempre da Cuba, quindi papà che tanto si era impegnato per i cubani cercando di evitare una guerra alla loro isola, in cambio aveva ricevuto tanto male, non si era arreso però per questo era diventato appunto capo degli anticastristi a Miami, da dove poi non si è più mosso, infatti è stato anche sepolto lì. Tuttavia, di Cuba e del rispetto che i cubani avevano per noi conservo cari ricordi.
D- Ed eri giovanissima anche quando ti sposasti la prima volta con il baronetto inglese Anthony Leigh Milner, infatti sei anche Lady Milner?
R- Una volta le ragazze per andare via di casa dovevano sposarsi, ed io volevo andarmene, quindi conobbi Anthony a Montecarlo in agosto e convolammo a nozze a dicembre, ci sposammo in Campidoglio a Roma, difatti però durò poco, non tanto perché lo sorpresi a letto col nostro migliore amico, ma anche perché giravamo in tre, uno a sinistra, io in mezzo e l’altro a destra, sembravamo il triangolo di Julies e Jim, il film con Jeanne Moreau, per di più perché lui passava la vita al casinò, perciò a quel punto io sai… di giorno dormiva, di notte giocava… sicché.
D- Voi avevate avuto rapporti sessuali? Com’era in quei tempi sposare un omosessuale o un bisessuale?
R- Si, certo che i rapporti li avevamo avuti! Per il resto non lo so, fu una sorpresa, lo avevo scoperto solo dopo, all’inizio non lo sapevo, non mi disse nulla. In realtà lui era da bosco e da riviera, come molti inglesi…lo sai com’è.
D- Si certo, come molti italiani, francesi, tedeschi, numerose persone hanno gusti doppi, solo che molti uomini non lo confessano, anche se c’è più emancipazione, ci sono ancora pregiudizi sulla sessualità, tu sei stata un’innovatrice anche in questo. Fu uno scandalo quello di Anthony?
R- Si è vero, ai tempi non c’era emancipazione, se fu uno scandalo non lo so perché adesso non ne ho memoria, certo era guardato con occhi strani.
Tra l’altro mi innamorai quasi subito di Farouk El Chourbagi, che era un noto imprenditore tessile egiziano di circa 27 anni, che a un certo punto però fu assassinato. L’annuncio lo ebbi da mia madre che mi svegliò alle 7:00 della mattina aprendo la porta e dicendomi: “Svegliati hanno ucciso il tuo fidanzato”. Il suo omicidio fa parte dei due grandi delitti del XX secolo, il suo che era il caso Bebawi, che fu definito “il delitto della dolce vita”: lo ammazzarono con quattro colpi di pistola, e gli sfigurarono il viso con il vetriolo, mentre lo aspettavo a una festa all’Ambasciata Brasiliana, lo cercai a casa, ma la cameriera mi disse che c’era il suo smoking sul letto, ma che non sapeva dove fosse lui, si scoprì che era morto solo il giorno dopo, Farouk voleva sposarmi, aspettava solo che avessi il divorzio da mio marito Anthony. Essendo molto giovane, non potevo immaginare che Farouk avesse avuto un’amante prima di me, una donna sposata Claire Bebawi, Farouk mi amava follemente, pensa che mi regalò appositamente uno dei primissimi registratori, con la sua voce registrata che parla del nostro folle amore in inglese, un prezioso ricordo che ho ancora, i colpevoli della sua morte non furono condannati in primo grado, tra l’altro i coniugi si accusarono a vicenda, ma era stata lei ad acquistare l’acido in Svizzera, quindi quando poi arrivò la sentenza a 22 anni di carcere fu troppo tardi, i Bebawi erano già fuggiti all’estero e non ci fu l’estradizione. Il secondo delitto di quel secolo invece vedeva protagonista la marchesa Casati, che era stata la prima moglie di Peppino, il padre di Giada.
D- Stiamo parlando di “Peppino”, Giuseppe Drommi che fu anche console di Panama, che sposasti con matrimonio religioso nella chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù nel 71, e che ti amava follemente, lo so per certo perchè sono stata anche sua amica negli anni 80/90, ma altri hanno fatto tante pazzie per te, anche “l’innominato” di cui fui confidente per tuo volere.
R- Ebbene sì, come sai “in amor vince chi fugge”, e io son sempre fuggita. Sai che quando una donna fa tanto la devota non è che sia poi così tanto amata, infatti io fuggivo sempre, questo modo di fare in me è innato, io ho fatto con gli uomini quello che loro abitualmente fanno con noi, praticamente avevo sempre un paio di storie contestualmente, avevo sempre due uomini fissi, e delle volte anche tre; quando per esempio uno mi diceva “stasera non posso venire”, gli rispondevo serena “ma figurati, fai pure con calma”, e loro “grazie amore”, ecco così ti amano tantissimo, se li coglioni pure. Pensa che Peppino una volta mi disse: “Se tu mi tradissi con un altro uomo, sappi che non voglio saperlo, odio le donne sincere”, e fu accontentato.
D- Si è parlato spesso degli uomini che hai incontrato, dei tuoi legami, delle storie di famiglia, ma i tuoi rapporti con le altre donne, quanto hanno contato nella tua vita? E se contano ancora?
R- L’amicizia con altre donne è molto importante perché ritengo la donna un essere superiore, e con me va d’accordissimo, non perché io mi senta un essere superiore, ma dato che abbiamo molti punti in comune, perciò io con la donna sto benissimo, solo che non sono mai stata lesbica, in passato la mia migliore amica Lyne lo era, ad un certo punto lei si era innamorata di me, ma siccome le volevo bene, e non volevo si creassero situazioni oltre i rapporti affettuosi e amicali, finsi di non accorgermene, in generale stimo le donne, per me hanno sempre contato molto nella vita, le trovo creature superiori, capiscono certe cose, che molti uomini non capiscono perché ragionano con l’uccello, la donna no, la donna ragiona col cervello, e di conseguenza è più emotiva e più empatica.
D- Si potrebbe imputare a questo ragionare con il cervello la motivazione per la quale c’è sempre una forma di maschilismo che sembra a tratti sparire, e poi stranamente risorgere?
R- Ma certo, mi fanno incavolare! Non vedi che le ammazzano? Si vede chiaramente che appena un uomo si accorge che la donna sta per avere la superiorità l’ammazza, di tutto e di più, per cui l’unica cosa logica da pensare è che l’uomo non ci sta alla superiorità della donna, non è possibile è proprio una cultura da sempre, che prima c’è l’uomo e la donna deve stare là, adesso che la donna sta prendendo il sopravvento, quelli che sono i più sderenati risolvono ammazzandola.
D- Quindi pensi che sia un po’ come nel romanzo di Margaret Atwood “Il racconto dell’Ancella”, in realtà il maschio vuole una femmina sottomessa, che come compito principale abbia la riproduzione, insomma delle mucche ubbidienti e disponibili? Pensiamo all’Afghanistan per esempio.
R- Certo! Tentarono già di farlo in Germania, le donne vennero confinate al ruolo di spose e di madri, non dovevano fare carriera, non dovevano studiare e neanche emanciparsi, Hitler aveva creato il Lebensborn proprio per quello, le donne venivano messe lì a fare figli per lo stato, gli uomini andavano e le trombavano, di quello si trattava in fondo no? Le donne partorivano i figli per lo stato, e i bambini crescendo poi diventavano pure soldati, tutto qua.
D- Riassumendo Patrizia, in che cosa l’uomo sarebbe superiore secondo te?
R- Ahahahah, fammi ridere per piacere! No, non la trovo la risposta, mi viene troppo da ridere.
No no, non ce l’ho una risposta…ahhh si, che c’ha l’uccello e la donna no! Ahaha, però una donna se vuole lo può avere lo stesso, perché lo compera… io mi ricordo che nel 1980 circa, una volta con la principessa Giovanna Pignatelli d’Aragona, eravamo andate a un ballo dei Rothschild a Parigi, e lei stando lì aveva acquistato una valigia carica di uccelli artificiali indossabili, di gomma,…ahahah no, ma non sai, arrivate all’aeroporto si apre la valigia e cascano tutti gli uccelli per terra, una figura di merda, non sai, ne aveva portata una valigiata intera sicchè puoi immaginare.
D- Lei era single in quel momento?
R- No no, lei aveva un compagno francese Gerald Bruneau che poi è diventato fotografo, in precedenza si era separata dall’unico che poi abbia sposato, e che invece era l’attore Georges Brehàt, In ogni caso questo aneddoto di Giovanna ti spiega, che se una donna vuole riempie una valigia e ha anche quello a disposizione.
D- Parlando di amiche, prima accennavi alla tua migliore amica.
R- Ho avuto una carissima amica Lyne Chardonnet, andavo a trovarla una volta al mese e mi fermavo sempre dieci giorni da lei, nel suo castello a Parigi, era bellissima ed anche brava come attrice, avrebbe potuto avere un grande successo, anche più di Caterine Deneuve, ma a soli 30 anni ebbe un problema al seno, la scienza non era ancora andata troppo avanti, e in ogni caso lei non volle farsi operare, preferì morire piuttosto che farlo, e pensa che prima della sua fine, preparò le partecipazioni di morte con la lista degli invitati, che consegnò al padre chiedendogli di imbucarle lo stesso giorno della sua dipartita, nelle partecipazioni erano inserite anche delle frasi di Victor Hugo, incredibile che pur essendo la mia migliore amica, e che pur avendomi sentita fino all’ultimo, fosse riuscita a non dirmi che era così grave. Ebbe una bella vita, però mi ripeto ancora che è stato molto triste vederla andar via così.
D- Abbiamo accennato a un “innominato”, uno dei due uomini che hai amato, lo vedi ancora?
R- Si lo sento, e ogni tanto lo vedo, lui vive nel viterbese adesso, e sono stata anche a trovarlo, quel sentimento si è trasformato in un’amicizia, sempre affettuosa però.
D- Resta sempre una sorta di corrente invisibile tra due persone che si sono amate?
R- Si certo, certo che resta, ne sai qualcosa pure te mi pare.
D- Senti de Blanck hai almeno un rimpianto, qualcosa che se tu potessi rivivere cambieresti o faresti?
R- Ah si, vorrei essere una cantante, una rockstar
D- Tu canti, o hai mai cantato?
R- Si canto da sempre, ma solo in casa, non ho mai cantato davanti ad altre persone.
D- Parliamo un istante di tuo fratello perché è bello ricordarlo, come persona e come artista, lui era un pittore e uno scultore affermato, che fu l’allievo prediletto di Marc Chagall, Giorgio De Chirico lo definì “un archeologo dei meandri dell’inconscio”, una sua tela è esposta al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York, alcune sue opere sono state inserite in alcune collezioni di musei come Il Metropolitan Museum, al Musèe d’art a Parigi, al Petit Palais di Ginevra, a Mosca nel Museo d’arte occidentale, e non solo.
R- Dario era una persona dolce, sto ancora metabolizzato la sua morte, tu lo sai a rigore dovevo morire prima io perché sono quattro anni più grande di lui, invece è morto prima Dario, queste sono le cose ingiuste della vita, e d’altronde così è successo, non sono ancora riuscita ad accettare la sua perdita, lo sogno spesso la notte, sai che da piccoli io lo proteggevo molto, gli facevo i teatrini, tutte le cose di due fratellini, conservo un grande amore per lui, e perciò la sua privazione mi ha causato dei grossi problemi, che ancora cerco di superare. L’altra notte ho sognato che eravamo al mare in un posto roccioso, con un mare verde bellissimo dove facevamo il bagno, un sogno davvero bello devo dire, mi sono svegliata tranquilla. Dario è stato un grande artista, lui avrebbe sorpassato kandinskij, solo non è stato seguito nella maniera giusta, per altro non aveva un grande interesse nel vendere le sue opere, lui era atipico, come tutti quelli della nostra famiglia d’altronde perciò non lo contesto.
D- Dario aveva cominciato a dipingere da piccolo, il primo a notare la sua propensione artistica era stato un uomo, che passa alla storia come forse il Primo ministro prediletto dalla Regina Elisabetta II anche per aver portato il Regno Unito alla vittoria nella Seconda guerra mondiale, parliamo nientemeno che di Winston Churchill.
R- Beh si certo, Churchill era l’amante di mia madre, mio padre lo aveva conosciuto per motivi relativi al suo mandato di ministro e ambasciatore di Cuba in Europa; infatti, aveva tentato i negoziati con Churchill e Kennedy cercando di evitare la guerra, Churchill adorava mio fratello, lo teneva sempre in braccio, Dario era magico e mi manca molto. In questa vita ho avuto grandi dolori, magari chi mi vede pensa che sia tutto facile, ma non è così, non ho avuto solo gioie, ma anche vere tragedie, del resto come al solito la vita mi mette sempre davanti a situazioni nelle quali io sono obbligata. Per esempio anche quando ebbi Giada, che non volevo per via di un figlio che avevo perso in precedenza, alla fine decisi di fare quella gravidanza lo stesso, e avevo atteso 40 anni, ma la vita mi mise nella condizione di doverlo fare, e oggi lei è lo scopo della mia vita, la cosa che mi fa soffrire non è lo scadere del tempo, anche se mi ricorda che dovrò morire, ma il dolore che darò a lei quando questo accadrà. Sai alla fine la morte è un’altra tappa obbligata che ci si trova davanti, dopo tanti accadimenti me ne sono convinta, basta pensare che mi trovai anche in un aereo che tentarono di dirottare: con mio marito quando eravamo a Madrid prendevamo sempre un aereo verso sera della Etiopian Air Line, perché faceva Madrid -Roma -Atene -Addis Abeba, e perciò durante la sosta sul Madrid-Roma potevamo fermarci a cenare, arrivati al check-in mi chiesero anche di aprire il beautycase, che incavolata sbattenti forte tanto che si ruppe lo specchio, posto che sugli aerei etiopi c’erano sempre degli agenti di sicurezza, in aereo ci trovammo seduti con uno di loro davanti, dall’altra parte del corridoio invece c’era un altro uomo nero, quest’ultimo dopo un quarto d’ora quando la hostess stava passando col carrello dei drink, tirò fuori una pistola che puntò contro la donna intimandogli di aprire il portello di sicurezza, che dava accesso alla cabina dell’equipaggio, dato che gli aerei all’epoca erano costruiti in maniera differente, l’agente che avevo davanti però si alzò prontamente, e storcendogli un braccio gli sparò tre colpi sul cranio, il comandante dal canto suo, sentendo i colpi d’arma da fuoco, prese a scendere in picchiata con l’aereo, e a quel punto sembrava che precipitasse, e la paura aumentò tanto che dissi “vabbè Peppino almeno moriamo insieme” e lui mi rispose “ma che bella consolazione”; nel frattempo però l’aereo riprese la traiettoria, e tutti cominciarono a brindare allo scampato pericolo, ma il cadavere del dirottatore era accanto ai miei piedi, con il sangue che fluiva ovunque, quindi decisi di trascinarlo in bagno trasportandolo per le braccia, dal polso gli sfilai un braccialetto in pelo di elefante, un portafortuna che conservo ancora, purtroppo mentre facevo questo, un secondo attentatore dalla turistica prese a sparare, ma fortunatamente un altro agente prese il controllo fracassandogli la testa con delle bottiglie di Coca Cola di vetro, questo fu il primo tentato dirottamento con morti a bordo, ti voglio dire, che fu un’esperienza molto traumatica.
D- Credi nella fortuna?
R- Alla fortuna no, ma alla iella sì.
D- L’anima esiste?
R- Deve esistere! Spero proprio di sì, se non esiste l’anima io mi sparo! Sono stata allevata dalle suore e dai preti, quindi credo che l’anima esiste, almeno ci voglio credere, anche perché se tutto quello che abbiamo fatto nella vita poi finisce qua, e quando muori finisci sotto terra e basta, sarebbe veramente terribile, uno spreco di esistenza allucinante, una bella fregatura, invece l’idea dell’aldilà , il pensiero che tu lì ritrovi gli affetti, le persone, e anche i cagnetti, quelli che tu hai amato, ti dà un input per affrontare meglio l’idea della morte, che è una brutta cosa, perché sai che vedere andar via molte persone è proprio atroce, infatti, la vecchiaia non è brutta perché invecchi, ma per tutte le persone che tu hai intorno che man mano spariscono, e allora c’hai dei dolori continui, pensa che ho un amico al quale ho dovuto dire per piacere di non chiamarmi più, questo ogni 2/3 giorni mi chiamava dicendo “sai chi è morto oggi”… eh no, basta, ma per piacere, che siccome partecipo a questi dolori, poi sto male tutto il giorno, questo qui invece ha una fissa, secondo me si va a leggere pure i necrologi sui giornali.
D- Che cos’è il sesso?
R– Un piacevole passatempo con la persona che ami, e una palestra con chi non ami.
D- Se dovessi racchiudere la tua vita in una parola, quale sarebbe?
R– Ahahaha questa è bella!! Mi viene troppo da ridere, sai che per una volta la parola non la trovo, e questo è molto divertente…no non la trovo proprio.
D- Dimmi Pat, quali sono, se ce ne sono, gli aspetti celati nascosti dietro ad una donna così forte e così pubblica?
R- Ci sono un sacco di lati che non si sanno, e che ho mai detto. In particolare l’ingenuità, e la trovo anche una cosa allucinante per me che ragiono tanto, eppure mi sono trovata a dover fare i conti con questo, delle volte sono caduta in cose proprio per pura ingenuità, e non ne capisco il perché, eppure dovrei avere una certa esperienza di vita, che dovrebbe schermarmi, dato che mi è successo di tutto e di più, ma questo aspetto ingenuo non se ne va, ci stavo pensando ieri sera, mi chiedevo proprio: “ Come posso essere io così ingenua in delle cose, e credere in delle persone quando non c’è niente da credere”. Mia figlia, lei è molto più dritta, infatti a volte mi chiede: “Mamma, ma come fai a essere così ingenua?” Sai però, non voglio che questo mio lato sparisca, preferisco conservarla questa sana ingenuità, che fa parte del mio animo fanciullesco.
Forse l’ingenuità di cui parla la contessa Patrizia de Blanck , e che in alcune donne è celata, potrebbe essere quell’ingrediente di umanità, che si irradia da loro come una luce, attraendo chi inconsciamente cerca un orientamento, una luminosità che chi possiede solo l’oscurità di una cinica ragione non avrà mai.
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