Chi entra nelle gallerie d’arte magari sospinto dalle meraviglie che si intravedono dalle vetrine, ha quasi sempre l’impressione di trovarsi di colpo in uno scrigno di preziosità.
Certo che non sfugge agli occhi dei più attenti neppure l’insolita galleria Spazionoto, intessuta tra gli antichi palazzi nel cuore di Noto. Entrare per visitarla è un’esperienza estetica, concettuale e persino filosofica.

La galleria è un interessante catalizzatore di arte che espone artisti queer, visionari, attraverso una moltitudine di delizie originali quali veicoli di informazione: visive, tattili e culturali.

A tutti gli amanti del design contemporaneo e dell’arte offre rare visioni di immagini, la cui ritmica di policromie si staglia tra le bianche pareti di pietra calcare ed il semplice ma ricercato arredamento. Qui le opere come fotografia, scultura, design anni ’70, caratterizzate da attenti dettagli, linee punk, forme eleganti e canoni che includono il contributo queer alla storia dell’arte, parlano da sole.

Opere sorprendenti, scelte dalla sensibilità del gallerista Paolo Perrelli, capace di straordinari sortilegi, di distillare avvincenti sovrapposizioni che miscelano eredità stilistiche e sofisticati riflessi estetici. Un percorso narrativo riconoscibile, decisamente giocato sull’emozione, avvolgente e al tempo stesso passionale fluttuazione dell’arte queer.

Noi di Orlandomagazine abbiamo deciso di intervistarlo e di condividere con tutti i nostri lettori l’esperienza di una brillante persona che ha operato scelte sempre lungimiranti.
Partiamo dall’inizio.

D: Quando ha inizio la sua passione per l’arte?

R: La passione per l’arte l’ho sempre avuta. In casa si respirava un’aria magica sempre contaminata da bellezza. Mia madre disegnava costumi per la danza classica ed aveva studiato arte per tanti anni. Io seguii le sue orme studiando al Liceo Artistico prima e all’Accademia di Belle Arti poi.

D: Qual è stato il percorso che poi l’ha portata ad aprire una galleria tutta sua?

R: Prima di aprire Spazionoto, la mia attuale Galleria, ho avuto per anni un’altra Galleria: Hope Contemporary a La Marsa località marittima in provincia di Tunisi.
La aprii subito dopo aver diretto la prima fiera d’Arte Contemporanea in Tunisia. La fiera fu un successo, ma venne attaccata dai fondamentalisti islamici che diedero alle fiamme alcune opere ritenute blasfeme.
Successivamente decisi di aprire la prima galleria d’arte contemporanea con una grande vetrina, in modo che tutto il quartiere potesse vedere le opere esposte all’interno; fino ad allora tutte le gallerie erano chiuse all’interno di palazzi.
La galleria fu un vero successo e alcuni dei miei artisti di allora ora espongono in importanti gallerie internazionali.

D: Perché ha scelto proprio Noto, stupenda ma alquanto decentrata rispetto alle grandi metropoli?

R: Dopo gli anni passati in nord Africa, mi spostai a Mosca, sempre occupandomi di arte e di interior design. Mi sono occupato infatti di curare le collezioni private e le abitazioni di un cliente russo.
Dopo qualche anno di Federazione Russa, avevo voglia di rientrare in Italia, ma non sapevo esattamente dove. Quello che era chiaro, era che dopo anni di lavoro molto intenso, avevo voglia di un luogo bello, con molto sole e bellezza diffusa.
Da qualche tempo sentivo parlare di Noto, in Sicilia, come di una città in evoluzione, in crescita presa di mira da parecchie persone in ambito internazionale che acquistando e ristrutturando vecchie dimore, ne facevano le loro case per passare lunghi periodi.
Un particolare “fil rouge” legava alcune di queste persone. Registi, scrittori, fotografi, gente della moda, creativi, si sono rivelati i nuovi abitanti di Noto.
A questo aggiungi che questa volta volevo per la galleria uno spazio piccolo, che io potessi gestire senza problemi da solo. L’ho trovato nella via più cool e così ho deciso di aprire!

D: Qual’ è stata la più grande soddisfazione da quando ha aperto la galleria?

R: La più grossa soddisfazione che ho avuto, è stato quando una persona di fama internazionale che ammiro da anni, dopo aver scelto diverse opere per la sua collezione privata, mi ha detto: “non cambiare nulla di ciò che fai, di come lo fai e dove lo fai”. Fu un’emozione molto forte.

D: Qual’è stato il criterio che poi l’ha guidata nella scelta delle opere in vendita?

R: Per questa galleria, ho voluto solo artisti queer. Queer nel senso più vero del termine. È una ricerca che in questo momento in Italia nessuno sta facendo, e a me è venuta naturale, quasi fosse la sola via da seguire.
E così, molto semplicemente ho iniziato a contattare artisti che avessero questa connotazione, questo modo di vedere, questa possibilità di lettura, questa militanza, questi codici.

D: Ci presenti, in pochi tratti essenziali, tre opere importanti della sua galleria.

R: Vi presento tre opere presenti da Spazionoto:

Foto di Pedro Almodovar
Serie “bodegones Almodovar”
Edizione 1/3

Questa è una serie di scatti che Almodovar compie all’interno della sua abitazione, con gli oggetti del suo quotidiano. Sono nature morte dove ritroviamo tutto l’amore per il colore, il design e la simmetria tipica del maestro. Con la semplicità tipica di chi è abituato a cogliere l’inaspettato, Almodovar riesce a mettere al centro della costruzione fotografica un elemento che solitamente viene nascosto, rimosso, come una presa elettrica.
Piccolo “coup de théâtre” che ci ricorda la sua grandezza dietro un obbiettivo.

Francesco Ardini
titolo “selfie”
ceramica e fotoceramica

Ardini è uno dei giovani ceramisti più interessanti nel panorama italiano. Le sue opere sono presenti in importanti gallerie italiane e internazionali.
Per Spazionoto ha voluto creare questa ricerca autoreferenziale su l’eros e su l’autoerotismo queer.
Veri e propri selfie sovrapposti a decalcomanie anni ‘70 nei quali esibisce un corpo mai banale, un erotismo gioioso e colorato.
Artista da seguire.

Eva Robins
titolo “madonne velate”
Tecnica mista su foto

Eva non solo è un’artista a tutto tondo, è a sua volta musa, icona, personaggio di fiabe antiche con una storia tutta contemporanea.
Amica di sempre, dipinge, fotografa, crea, recita, canta, appartiene a quell’essere artisti che fu di una élite di creativi rari e corteggiati.
Eva è capace, generosa nel condividere la gioia del creare, si concede senza riserve così come nella sua pittura.
Misteriosa come i suoi personaggi e le sue ombre.

D: Come gallerista non si limita ad agevolare la vendita delle opere di un’artista, ma promuove anche una crescita professionale. Che rapporto ha con gli artisti che sostiene?

R: Con alcuni dei miei artisti è piacevole entrare nel vivo della creazione per conoscere, sapere, cogliere i loro sentimenti attraverso il loro lavoro. Sono momenti di crescita per tutti, di confronto, di discussione, di vita.

D: Si parla spesso di arte come investimento e/o “bene rifugio”. Qual è la sua opinione in merito e che consiglio darebbe a chi si avvicina al mondo del collezionismo?

R: Chi inizia ad acquistare arte lo fa attraverso una pulsione. Può essere per iniziare una piccola collezione, ma i primi acquisti sono sicuramente emozionali. Poi ci si informa se e come l’artista in questione potrà rivelarsi anche un buon investimento.
Quello che io consiglio è sicuramente di investire su determinati giovani.
Tra i ragazzi che iniziano quella potrebbe rivelarsi una carriera artistica, si riesce ad individuare chi potrebbe avere le carte in regola per potersi rivelare anche un buon investimento. In ogni caso comprare arte è sempre bello.

D: Com’è l’identikit del cliente-tipo, che si rivolge alla sua galleria, compra sopratutto per passione o come forma di investimento?

R: Chi acquista arte da me lo fa principalmente con una spinta emozionale. Trattando artisti queer, una buona parte della mia clientela è gay e sono felici di acquistare arte che parla loro un linguaggio conosciuto, con codici empatici familiari.
Solitamente sono estremamente felici delle opere scelte.

D: È più difficile trattare con un cliente preparato o un neofita?

R: Raramente trovo difficoltà nel trattare con un cliente. Ogni volta è un universo nuovo. Dobbiamo conoscerci, devo arrivare a capire cosa può renderlo soddisfatto.
Quando si affidano a me nel tempo, capisco che il lavoro che sto portando avanti è fatto con criterio.

D: Lei, come tanti galleristi, ricopre oggi più che mai, un ruolo fondamentale nel mondo dell’arte tanto da garantire e favorire il successo di un’artista o la crescita di una raccolta d’arte di qualità. Allora le chiedo, quali artisti consiglia di tenere d’occhio?

R: Forse mi ripeto, ma i giovani artisti queer hanno molto da raccontare.
Quelli non troppo attenti al mercato, quelli che sperimentano, che sbagliano, che hanno anche lati sbavati ma che vanno avanti.
Credo nel dinamismo e nella velocità di chi crea, nel lavoro, nel metodo, nella perseveranza. L’ispirazione non esiste.

D: Facciamo un gioco: avendo a disposizione l’intera storia dell’arte, quale artista le piacerebbe che esponesse da lei e perchè?

R: Keith Haring, perché ha rappresentato in pieno la militanza queer nell’arte; un grande che ha aperto la strada a moltissimi artisti.

D: L’ultimo acquisto che ha fatto per se stesso?

R: Un disegno di Jean Cocteau.
Lo desideravo da anni. Lo amo.

D: Una considerazione sul panorama artistico del momento.

R: Mi interessa molto ciò che avviene in Italia. Ci sono artisti che provengono dalla street art che meritano davvero attenzione, soprattutto ora che si sperimentano con altre tecniche e/o tecnologie. Così come alcuni fotografi che usano anche linguaggi performativi.
I giovani artisti italiani sono sempre una certezza!

D: Concludiamo con un’ultima domanda nonché sana pubblicità: cosa contraddistingue la sua galleria rispetto a tutte le altre affinché un collezionista o un turista possa entrarvi per visitare ed acquistare?

R: Nella mia galleria c’è un collante in tutto ciò che espongo. Le opere comunicano tra loro. Ogni opera è stata scelta sulla base della sua capacità di relazione con le altre.
Tutto ciò crea un ritmo, un suono, un equilibrio sbavato che sa di unicità. È un luogo sofisticatamente punk.

Paolo Perrelli
SPAZIONOTO art gallery
‪Via Rocco Pirri 32‬
Noto (SR)