A quando un “executive order” per vietare Peppa Pig con due mamme?
Il delirio omofobo di Donald Trump, che tanto piace alla destra tradizionalista, non si ferma.
Con un ennesimo ordine esecutivo, il presidente-tycoon ha espresso il divieto per le donne transgender di poter partecipare alle competizioni sportive femminili. Anche questo atto viene accompagnato dal taglio dei finanziamenti federali già in corso per molte associazioni che si occupano di diritti e minoranze.
Un nuovo attacco a chi in questi anni si è battuto e continua a battersi per diritti e dignità della comunità LGBTQ+.
Una linea intransigente che ha portato il presidente degli Stati Uniti ad appellare i transgender come “uomini che tentano di entrare in modo fraudolento identificandosi come atlete”, per i quali potrebbe anche essere avviato il reato di frode, riprendendo la legge federale (Titolo IX) che tocca la discriminazione sessuale nelle scuole. Una norma liberale reinterpretata da Trump a suo modo per vietare la partecipazione delle donne transgender alle competizioni sportive femminili, come le Olimpiadi Los Angeles 2028.
L’ossessione omofoba è emersa senza mezzi termici già nel corso dell’insediamento presidenziale il 20 gennaio: “Esiste solo un genere maschile e uno femminile”.
Un discorso accompagnato dalla cancellazione di tutti i programmi a tutela dei lavoratori trans e al rispetto e al riconoscimento della loro identità, come i “Diversity, Equity and Inclusion” (DEI), definiti illegali e immorali.
“E’ solo pregiudizio e odio senza nessun supporto scientifico e buon senso” è la protesta delle associazioni locali e internazionali, espressione del mondo LGBTQIA+, che non intendono mollare un centimetro, nel replicare alla volontà di Trump di contrastare quella che definisce come “ideologia gender”.
Una linea politica mirata alla marginalizzazione di un’intera e articolata realtà sociale. Un approccio che non riconosce il mondo trans e lo esclude, come si è visto anche nell’ordine esecutivo che impedisce la loro presenza nelle forze armate (stimata in 15.000 persone).
Tornando al tema dell’ultimo ordine esecutivo, rivolto agli atleti trans, si tratta di un atto repressivo che potrebbe, ben oltre il discorso sportivo, accentuare la vandea di molestie e discriminazioni di cui il mondo trans continua ad essere oggetto.
Una realtà in cui, oltre ai transgender, si devono considerare le donne (intersex e iperandrogine) con una forte presenza di ormoni maschili (testosterone).
E’ il caso della discussa pugile algerina Imane Khelif e della pugile taywanese Lin Yu Ting, citate come transgender da Trump, anche se non lo sono. Infatti, le due discusse atlete non sono transgender, ma iperandrogine.
Negli Stati Uniti il confronto su questo tema è quanto mai aspro e coinvolge diverse atlete trans presenti a livello giovanile e dilettantistico, mentre sono quanto mai rare a livello professionistico.
Il discorso di lealtà e giustizia sportiva è, quindi, solo un ennesimo modo di ottenere facile consenso cancellando la dignità di un’intera e articolata minoranza, oggetto nel mondo di attacchi e violazioni di diritti.
Continuano i passi indietro, pronti a essere recepiti dalla nostra destra.
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