Nel video ufficiale del brano “L’ isola delle rose” del cantautore bresciano Blanco, già confezionato prima del Festival di Sanremo, e quindi precedentemente alla sua esibizione al Teatro Ariston, l’interprete ha già uno scontro a calci con le rose rosse, quindi è evidente che sono la sua scenografia, posto anche il titolo della canzone, forse data la preparazione, l’investimento e le aspettative, nel momento in cui si è accorto, che l’audio non portava correttamente la sua voce, ha perso le staffe ed è stato più veemente con le sue rose, perché va chiarito che quei fiori erano lì solo per la sua scena, non per tutta la serata, cosa che andava chiarita immediatamente, dato che Blanco ha ribadito due volte “tanto avrei dovuto farlo lo stesso”, ovviamente perché quella era la performance per la sua canzone, come lo è nel video clip. Tuttavia è sconcertante che un paese, che non si aggrega più di tanto, che non si schiera neanche quando si assolvono individui rei di reati di pedofilia o di femminicidio, si compatta contro un ragazzo, un artista che già ha vinto il festival sanremese, che ha già portato al successo brani come “Mi fai impazzire”, metta alla gogna un artista professionista, dal pubblico in sala ad ogni sorta di haters.
Improvvisamente il reato peggiore è diventato colpire dei fiori, in un pianeta dove avvengono crimini bestiali in un patologica asfissia generale. Non tutti gli artisti sono avvezzi alla formalità, pensiamo al gruppo rock degli “Who”, che furono i pionieri dell’arte di spaccare le chitarre, e dopo di loro ancora oggi anche i “Maneskin”, nella serata finale del tour nordamericano a Las Vegas hanno avuto una crisi distruttiva, rompendo con violenza anche la batteria di Ethan. Forse per gli strumenti musicali non c’è un’associazione ambientalistica come il WWF, ma sicuro che ce ne deve essere una per le rose di Blanco, e intanto, lui dov’è?
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