La politica, come altre attività, vede la presenza femminile ancora relegata ai margini, per quanto forse meno che in passato. In Europa sono ormai note le leader, per di più giovani, che guidano con successo diversi Paesi. E l’Italia? Oggi, tra i principali leader dell’opposizione, c’è una donna che macina consensi e non è più un tabù pensare di vederla in breve tempo a Palazzo Chigi. Solo qualche anno fa sarebbe stata fantapolitica. Ma la prospettiva che Giorgia Meloni arrivi a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio desta più preoccupazione che giubilo. Per quello che rappresenta, per quello che pensa, per la politica che vuole portare avanti. Non perché sia donna.

Se il suo partito raccoglierà un numero di voti tale da portarla a capo del Governo, prima donna in Italia a ricoprire questo ruolo, come verrà declinata la cosiddetta questione femminile? Oggi le quote di genere sono normate. Tuttavia, non basta. Le donne, per esempio, hanno ancora stipendi più bassi, faticano a raggiungere i vertici aziendali, o ruoli di responsabilità. Ci saranno dei cambiamenti in una direzione realmente paritaria? E se questo dovesse avvenire grazie alla leader del partito più conservatore, come cambierà la politica progressista? Meloni ha acquisito un ruolo di primo piano non per concessione, ma perché è stata in grado di guidare il suo partito fino a questo punto. Sarà sufficiente per dare una scossa ai partiti che, sulla carta, dovrebbero essere degli apripista sui temi dei diritti? Perché, al di là che Meloni possa diventare “premier”, il problema è che promette di limitare quei diritti e quelle libertà acquisiti con fatica. Pensiamo a una delle ultime esternazioni: «Vogliamo dare il diritto alle donne che pensano che l’aborto sia l’unica scelta che hanno, di fare una scelta diversa». Un ossimoro. La legge 194, legalizzando e regolamentando l’aborto, garantisce proprio il diritto di scelta, una scelta che ha consentito una drastica diminuzione del numero di interruzioni volontarie di gravidanza. Nessuna donna è obbligata ad abortire, e nessuna donna dovrebbe essere portata a non decidere per sé. Compito della politica è tutelare quella libertà di scelta. Rilanciare il tema, declinato in questo modo furfantesco, mina una conquista fondamentale per il progresso del nostro Paese. E certamente non aiuta a vedere l’arrivo di una donna al vertice dello Stato come una buona notizia, di per sé.

Silvja Manzi
Candidata della Lista “+Europa con Emma Bonino” nei collegi plurinominali di Piemonte 1