Le politiche di parità devono essere trasversali. Un concetto semplice da esprimere, che spesso viene messo in crisi dalla pratica: nel mezzo gravano volontà, progettazione creativa, capacità di incidere sull’organizzazione non solo nella città di Torino, ma anche della Città Metropolitana.

L’attenzione si deve quindi rivolgere al genere in tutte le politiche, con un cambiamento di atteggiamento, visione e strategia. Per fare tutto ciò lo strumento del Bilancio di genere consente un’analisi dei bisogni, di definire gli obiettivi e soprattutto monitorare l’uso di tutte le risorse disponibili nel Bilancio Comunale, Circoscrizionale e Metropolitano in un’ottica di genere per realizzare tutto quanto di seguito viene proposto.

Questo significa che l’impegno deve essere indirizzato verso il lavoro femminile, in casa e fuori casa. Le politiche di conciliazione e di welfare devono quindi puntare a sollevare il difficile carico – portato principalmente dalle donne – attraverso politiche attive, in grado di coniugare l’ingresso al lavoro al fianco di una migliore formazione.

Servizi educativi dunque, e di buona qualità, per ottenere supporto ai carichi di famiglia. Una migliore conciliazione di uomini e di donne parte anche al coinvolgimento decisionale delle rappresentanti femminili, in tutti gli ambiti, con un’attenzione mirata alle cariche di genere. Più donne nei consigli di amministrazione, con una mappatura delle nomine fra amministratori e amministratrici alle politiche di genere, per ottenere la parità di genere anche nei luoghi decisionali.

In quest’ottica, bisogna ripensare anche il piano degli orari per una migliore conciliazione delle diverse attività lavorative delle donne che si trovano a conciliare la cura della famiglia con il lavoro. Una revisione necessaria, anche all’interno degli aggiornamenti del piano delle azioni positive del comune (PAP) attraverso lo sviluppo dell’associazionismo culturale, civico e sportivo dedicato alle donne.

Senza dimenticare il peso dei servizi sanitari come i consultori, dal sostegno ai centri anti violenza alle iniziative culturali, educative e di contrasto al maltrattamento, comprese le case rifugio e le previsioni di agevolazioni per le vittime di questo fenomeno.

Una attenzione specifica deve essere rivolta anche alle iniziative di medicina genere-specifica. Temi da seguire con particolare attenzione attraverso le ASL e con i soggetti attivi su questo tema anche verso i servizi per la non autosufficienza. Le donne sono considerate le care-giver più naturali all’interno della famiglia, categoria che perde maggiori anni rispetto alla media.

Nelle parole di Gianna Pentenero, per una Torino Città delle Donne: “Alla base di qualsiasi valutazione di genere mediante politiche orizzontali, devono esserci politiche specifiche e declinate in tutte le politiche. Un elemento importante per ottenere una classificazione, e per non impostare politiche scoordinate, disomogenee. Non ci si può far carico di politiche che mirino all’uguaglianza, se non si parte da dati rivisti e corretti. Le pubbliche amministrazioni dispongono di una grandissima mole di dati che devono essere rivisitati e raccolti in un’ottica di genere, ovvero attenta a non discriminare situazioni complesse, dal gender fluid, alle questioni di transizione di genere. In questa visione, sarà utile dare avvio ad una ricerca, a partire da una consulenza, per rivedere i dati ed i data base a nostra disposizione. Se quindi alcuni data base possono essere riutilizzati, altri vanno costruiti ex novo. È necessario infine un approccio che parta dall’educazione e dai progetti educativi n nelle scuole, perché significa adottare un’ottica di prevenzione, anche sui temi della violenza di genere”.

Gianna Pentenero