Christina Andrea Rosamilia è la protagonista del cortometraggio “Lola”, girato a Berlino da Francesca Tasini. Il corto è incentrato su una donna transgender, Lola, appunto, che si trova a vivere un forte desiderio di maternità in un contesto, sia pubblico che privato, non esattamente facile. Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un’intervista alla regista del corto, oggi invece è il turno della protagonista
D: Ciao Christina, so che sei un’attrice cinematografica e televisiva ticinese, che vieni dal teatro e che praticamente hai girato il mondo prima di mettere radici a Londra. Dove vivi al momento e ti va di raccontarci un po’ di te?
R: Al momento mi sono trasferita a Torino, città dove vivo anche se, molto spesso sono tra Roma, Londra e Lugano per motivi lavorativi. Ho vissuto in diversi Paesi, ma l’Inghilterra è quello che mi ha segnata più di tutti, è il posto dove ho messo radici. A Londra mi sento a casa.
Che posso dire di me… sono italo-svizzera, sono cresciuta in Svizzera ma da sempre ho avvertito la necessità di vivere in una realtà cosmopolita, una realtà multietnica e multiculturale. Mi piace definirmi cittadina del mondo. Curiosa per natura, e anche eclettica, ho la necessità di imparare e apprendere sempre cose nuove, negli ambiti più disparati. Amo i silenzi, e mi sono innamorata della quotidianità, perché preziosa.
Ho debuttato ne “Le ultime cose” di Irene Dionisio e da lì la mia vita nel cinema è cominciata. Amo i ruoli complessi, drammatici, i ruoli al limite, perché autentici nella nostra società. Da poco ho aperto un canale YouTube dove mi occupo di skincare, e posto i miei lavori nel cinema. Per me è importante creare e il canale è la “lavagna” dove posso creare.
D: Ti abbiamo recentemente vista in “Lola”. Come sei arrivata a questo film? O questo film è arrivato a te?
R: Se la memoria non mi inganna, fu il film a venire da me. Venni contatta, feci il provino in self-tape, e ottenni la parte. Sono molto grata a Francesca (Tasini, la regista del corto, ndr) per avermi scelta. Lavorare con lei è stata un esperienza fantastica e ho trovato molta umanità e professionalità da parte di tutto il team.
D: “Lola” desidera un figlio più di ogni altra cosa. Mi rifiuto di farti la solita domanda (im)posta a tutte le donne e cioè “Che rapporto hai con la maternità?”, ma di sicuro ti chiedo che rapporto hai avuto con la maternità di “Lola”. Come hai lavorato al personaggio?
R: Allora. Premetto che ora come ora non avverto il desiderio né la necessità di avere un figlio o una figlia. Nella recitazione le emozioni si possono trasporre utilizzando la memoria. In questo caso ho cercato di trasporre i miei desideri su Lola, incanalandoli specificamente nel suo bisogno di essere madre.
La bambina del film è stata fantastica! Molto dolce, credibile, autentica e disponibile. Questo suo atteggiamento mi ha aiutato a creare un’alchimia perfetta per quel tipo di scene. Molto reali. Per Lola diventare madre è un bisogno enorme, possiamo dire viscerale, perché ha dentro di sé un grande bisogno di amare, e allo stesso tempo, di essere amata.
D: La regista, Francesca Tasini, ci ha detto che “Lola” riflette i limiti di una società europea che, nonostante il suo ottimismo progressista, ancora non ha superato i suoi vecchi tabù. Tu che ne pensi?
R: Sicuramente viviamo in un’epoca in cui di certe cose si può parlare apertamente. Finalmente. C’è curiosità da parte della gente e anche voglia di capire. Di sicuro oggi le persone hanno anche più mezzi per conoscere, se vogliamo, per elaborare. Conoscere vuole dire anche comprendere. Indubbiamente si parla di più di questo tema, ma sopratutto, se ne parla in maniera meno “voyeuristica” rispetto al passato.
Tuttavia, c’è ancora molto da fare. La transessualità viene ancora vista come qualcosa di strambo, di “mitologico”, di incredibile, quando, a mio avviso, dovrebbe passare come una delle tante possibilità della vita.
Anche temi delicati come l’adozione meriterebbero d’essere rivisti e rivalutati in chiave più umana, mettendo al centro di tutto la persona. I media e soprattutto i social media hanno avuto un ruolo fondamentale nello sdoganamento del transessualismo, sia in negativo che in positivo. Ma finalmente se ne sta parlando e si sta lottando e le nuove generazioni sono sicuramente più propense al cambiamento.
Potrei stare qui ore e ore a parlare di tematiche che mi stanno a cuore, come quella della parità salariale e delle diverse opportunità professionali tra uomo e donna. Lola è una donna forte, nella sua fragilità, una lottatrice che non perde però la sua delicatezza. Il tipo di donna che ho sempre sognato di diventare ma onestamente, smettiamola di aspettarci dalle donne e dalle madri di essere sempre perfette, impeccabili e inarrivabili.
Non siamo supereroi, siamo esseri umani e una madre, prima di tutto, è una donna. Non dimentichiamocelo mai.
D: Che registi/e o film ti appassionano e che serie televisive guardi, se ne guardi? Insomma, che tipo di spettatrice è, l’attrice Christina?
R: Ho una passione smodata per l’horror e il thriller. Inutile dire che amo le serie tv e i film. Ho molti film preferiti ma nel mio cuore c’è un posto particolare per “Il Settimo Sigillo” di Bergman. Però amo allo stesso tempo anche i film delle grandi star del passato, quelli dei vecchi fasti hollywoodiani. Le mie attrici preferite sono Greta Garbo, Joan Crawford e Bette Davis.
Inoltre sono molto felice che esistano piattaforme come Amazon e compagnia bella perché hanno permesso a tutti gli attori che non rispecchiavano determinati canoni, sia estetici che conformistici, di lavorare in base al loro talento, più che per le loro fattezze fisiche. Insomma, prima c’era Hollywood, ora ci sono anche delle alternative.
D: “Lola” è ambientato a Berlino (prima di ogni altro angolo della città ho riconosciuto l’inevitabile “Zurückbleiben, bitte”). Conoscevi questa città o hai avuto modo di scoprirla durante le riprese?
R: A Berlino sono stata solo per il Festival del film e quindi ammetto di non aver visto molto della città, ma rispetto a Londra sicuramente c’è una grande differenza. Ho trovato Berlino più umana, e allo stesso tempo, vintage. Mi sono innamorata della sua metropolitana, vintage anche lei! Non so come sia vivere a Berlino, ma posso dire che mentre ero lì, mi sono detta “Chissà…”. Nel mio cuore comunque c’è La fredda Londra, veloce, vorticosa, gigante…. che poi, alla fine, tanto grande non lo è mai.
Lucia Conti