D: Chi è Giuseppe Loffredo?

R: Un seme, nato a Napoli il 9 Settembre 1964 e piantato nel campo dell’arte. Amico di tutti, stranamente fedele a nessuno. Perfezionista, pignolo, irrascibile, come si dice a Napoli in gergo teatrale, nu cacaccazz. Non sopporto tutto e non voglio che le rappresentazioni teatrali si volgano al caso. Attore teatrale, regista con un bagaglio di esperienze con attori veri e fasulli, presuntuosi di saper fare e no… ma lascio correre; il tempo è galantuomo e mi darà ragione. Sono un uomo semplice nella vita; amo le amicizie e tutto quello che Iddio mi manda.

D: Come nasci artisticamente?

R: A cinque anni debutto al Bellini (ndr. Teatro Bellini di Napoli) con dei monologhi. Con l’aiuto della Signorina Romano, non so se vivente, vengo portato poi in giro per le varie scuole di Napoli, quindi da li inizia la mia strada ma non successe molto altro anche perchè ero ancora piccolo.

D: Le tue esperienze teatrali?

R: Se! Se! Ci vuole un libro. Da Eduardo a Scarpetta, da Di Maio agli autori più conosciuti a Napoli, ho fatto di tutto. Dal marito perfetto e imperfetto, dall’amante al cornuto, dal pezzente al ricco principe, dalla donna al gay (femminello) ho rappresentato di tutto in Teatro.

D: Parlaci del tuo amore per il teatro e la musica.

R: L’amore che ho per il Teatro è indescrivibile. Quelle Sacre Tavole sono così belle ma così maledette. Mi piace l’odore della polvere dei sipari e il rumore del calpestio su quel legno, il pulviscolo che si alza inalato per me è energia vitale, l’attimo dell’apertura di quel sipario è indescrivibile. Sono pochi secondi e l’adrenalina sale a 1000. Non ti rendi conto più chi sei, non sai se il tuo corpo risponde più ai tuoi pensieri, non ti rendi conto se hai mal di pancia o devi andare a fare pipì. Il tuo essere persona è annientato, sei un alieno, un fantoccio, un cartone, ma sei vivo ed hai un emozione da donare ad una massa che sta li a guardarti per apprendere da te una risata o una forte emozione.

D: Premi e riconoscimenti?

Non si contano… ho tanti di quei titoli, coppe, riconoscimenti, documenti non so più dove metterli. Eppure non mi sento nessuno, ho solo voglia di donare emozioni a chi mi ascolta e mi fissa attento a quel che io dico.

D: Hai avuto esperienze lavorative con il mondo LGBT?
R: Questa domanda è bella! Ci vorrebbe un altro libro intero di non so quante pagine per raccontare l’incontro con transex, trangender, femminielli, omosex… che poi non è che ne capisca molto, cioè non so la differenza anche perchè per me sono persone come chiunque altro. Non riesco a mettere un appellativo a nessuno, l’unica parola che racchiude tutto e tutti è amore.

D: I tuoi prossimi impegni professionali?

R: Un mare; non so dove iniziare. Da scrittori e sceneggiatori inglesi, francesi ed italiani, ho solo un turbinio di impegni nella mente.

D: Cosa pensi della situazione politica riguardo il teatro LGBTQIA?

R: Una massa politica incolta. Non conoscono niente della cultura teatrale normale, figuriamoci con quella dell’LGBTQIA.
Tutto per la classe politica è superficiale. Per questi va avanti il Dio denaro ma non sanno di essere nati tutti dal Teatro. Ogni smorfia ogni stato ogni parola fa parte di un copione già letto, qualcosa di già eseguito sia su di un palco o in una location di eccezione. non siamo noi registi della nostra vita, facciamo parte di un copione, interagiamo con altri personaggi. Abbiamo battute ma la “fine” non la conosciamo. Lo sapremo solo quando ”cala il sipario”.