Non si placano le polemiche sulla pugile algerina Imane Khelif, che ha sconfitto Angela Carini alle Olimpiadi di Parigi negli ottavi di finale del pugilato (pesi welter).

“La caccia alle streghe mi fa vomitare. Angela non poteva essere serena” è il commento di Federica Pellegrini in qualità di rappresentante del Cio, e ha aggiunto “a volte ti ritrovi rivali con cui non sei competitiva e il livello di testosterone non c’entra”.

Dopo le critiche per la cerimonia dionisiaca inaugurale ora la polemica si è fatta furente ed è chiaro che la destra stia strumentalizzando oltre ogni limite una ghiotta opportunità di consenso che ha spaccato il paese.
Già nei giorni precedenti all’incontro c’era chi intitolava “Un gender algerino prenderà a pugni una donna italiana”.

Per il radicale Riccardo Magi si tratta di una campagna orchestrata sulla base di un’assurda polemica che ha riguardato soprattutto l’Italia, ma non solo. I rappresentanti del centro destra hanno avviato a una vera e propria crociata, con a capo Matteo Salvini (“E’ una pugile trans. Basta con le follie dell’ideologia woke e del pensiero unico mondiale presente a Bruxelles”), la ministra Roccella (“presenza donne transgender pericolosa sul ring”) e La Russa (la seconda carica dello Stato si è chiesto: “Io tifo per l’italiana, per chi tifa la Cirinnà?”), con il supporto già in corso dei giornali vicini al centrodestra, hanno alimentato la grancassa.

Rete4 ha subito coinvolto un rappresentante del movimento antiabortista pro-vita, a quanto pare esperto di genetica, per attaccare la pugile algerina ritenendola di fatto un uomo.

In un incontro tra la premier Meloni sulle garanzie di equità sportiva, il presidente del Cio (Comitato Olimpico internazionale) Thomas Bach ha ribadito come Khelif sia una donna che ha preso parte per sei anni a competizioni a livello internazionale, concordando sulla necessità di chiarire e migliorare il background scientifico per un caso che non rappresenta certo un eccezione.

L’atleta azzurra delusa ha ammesso di aver avuto una scelta d’istinto e certo non programmata, scusandosi per non aver salutato la pugile algerina, affermando di non aver ricevuto alcuna pressione. Ma la vicenda è ormai a pieno titolo un caso politico.

E’ evidente che le accuse, le insinuazioni e bassezze che hanno anticipato l’incontro non sono state certo un buon viatico per l’atleta italiana, che di fatto non ha combattuto.

Cose che nulla hanno a che fare con lo spirito olimpico.
Le rabbiose reazioni sui social non si sono fatte attendere, sviluppando un confronto dai toni aspri e quanto mai grezzi.

Ma chi è Imane Khelif?  E’ nata nel 1999 a Tiaret in Algeria e ha sempre praticato boxe nella categoria femminile. E’ un atleta molto forte che ha avuto uno percorso sportivo eccellente che l’ha portata dal 17° posto dei campionati femminili del 2018 in India, ai quarti raggiunti alle Olimpiadi di Tokyo 2021, alla medaglia d’argento ottenuta ai campionati mondiale di boxe a Istanbul nel 2022. Nel 2023 è stata esclusa dei mondiali organizzati dall’Iba (international Boxing Associaton), un circuito non riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale e meno referenziato.

In Algeria (paese in cui l’omosessualità non è certo tollerata) Imane è ovviamente un’icona, vittima di vessazioni e ingiustificati attacchi. Non si sa quanto la vicenda possa aiutare in un paese musulmano la crescita nel rispetto nei diritti della comunità Lgbt.

Tornando sul ring, alle lacrime della pugile napoletana, che ha abbandonato dopo 46’’ un incontro per lei mai iniziato, praticamente perso con suo grande dispiacere senza combattere, vi è un’atleta algerina che non ha neppure potuto gioire della sua vittoria, tali erano le pressioni.

“Sono una donna e con le donne devo combattere”, ha dichiarato l’atleta nordafricana, nel mirino di giornali e politica non per il suo comportamento sportivo, ma per la sua naturale intersessualità, che non è certo una malattia, ma una variabile naturale del corpo umano, tutt’altro che infrequente.
Pressata dai media, Imane si è chiusa nel silenzio. Una giovane che, ricordiamolo, è ambasciatrice dell’Unicef, attiva nel sociale ed ovviamente icona sportiva nel suo paese. Insomma non certo una che ama picchiare.
Per tutta l’Algeria Khelif è vittima di accanimento mediatico verso chi la descrive come transgender, accedendo odio e vessazione mediatica ingiustificata in una sportiva che se è alle Olimpiadi è per il suo talento sportivo.

Tra gli attestati di vicinanza all’atleta è arrivato quello del centrocampista del Milan Ismael Bennancer verso la sua connazionale.

Ma la destra italiana non molla l’osso e porta la discussione sportiva sul leit-motiv dei valori attaccati dalla lobby gay e globalista che minaccia le radici cristiane dell’Occidente. Un discorso che piace molto alle autocrazie, dove i gay non se la passano molto bene e nemmeno i pacifisti. Per questo scrivono di una donna trans e hanno descritto questa ragazza con le più diverse connotazioni.
Occorre chiarire una volta per tutte che Imane Khelif e la taiwanese Lin Yu-ting non sono donne trans: al massimo si può parlare di iperandrogismo (che può elevare i livelli di testosterone). I controlli del Cio per la partecipazione olimpica non hanno però riscontrato livelli fuori norma.

I nuovi esperti di pugilato della destra hanno inoltre molto insistito sulla pericolosità nel gareggiare con l’atleta algerina. Tutto questo mentre mezzo paese è in tilt per i treni ed è impegnato a fermare la pericolosa cannabis light, equiparata alle altre droghe, che sta mettendo in ginocchio centinaia di imprese italiane.

La ricerca di regole e di garanzie sportive è doverosa e certo non è un caso se su questa atleta algerina si sia scatenata una vera e propria crociata che va ben oltre il fatto meramente sportivo.
Se non fosse chiaro, al di là delle polemiche politiche riportiamo integralmente la posizione di Mark Adams, portavoce del Cio : “Queste pugili sono del tutto idonee, sono donne sui loro passaporti, sono donne che hanno gareggiato alle Olimpiadi di Tokyo e gareggiano da molti anni, penso che abbiamo tutti la responsabilità di abbassare i toni e non trasformarla in una caccia alle streghe. L’atleta Khelif ha tutti i requisiti per partecipare alla competizione femminile ai Giochi, d’altronde aveva già partecipato alle Olimpiadi di Tokyo, dove fu sconfitta dalla pugile irlandese Kellie Harrington”.