“In Francia abbiamo il diritto di amarci come e con chi vogliamo e abbiamo messo in scena idee repubblicane di inclusione e benevolenza”.
Così Thomas Jolly, l’ideatore dello spettacolo per l’inaugurazione delle Olimpiadi Parigi 2024, ha replicato alla vandea sovranista e tradizionalista infuriata per quei pochi secondi in cui drag queen e personaggi dai look non convenzionali, sono stati rappresentativi della diversità oggi in un contesto dionisiaco. Uno scenario che ha accompagnato la grande inaugurazione olimpica Parigi 2024 che, invece di uno stadio, si è svolta con un corteo itinerante sulla Senna con oltre 200 delegazioni naviganti.
“Non volevo essere sovversivo ma qui abbiamo il diritto di credere e non credere” ha precisato Jolly, smentendo il fatto che la scena, che ha tanto scandalizzato, fosse una rivisitazione blasfema dell’Ultima Cena di Leonardo.
All’indignazione dei vescovi francesi si sono uniti i sovranisti di casa nostra con le frecciate di Matteo Salvini, l’uomo delle consacrazioni alla Madonna, che ha parlato di “attacco alla cristianità” e quelle di alcuni patrioti di Fratelli d’Italia che hanno ironizzato sul Gay pride olimpico. Un fronte che si riconosce nell’Orban pensiero e in quello che anima i tradizionalisti ortodossi, di cui fa parte il ricchissimo patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kyrill (per il quale quella all’Ucraina è una guerra santa di civiltà).
Un fronte in cui ha colpito e fatto sorridere la gaffe del senatore Lucio Malan (nato nel 1960 a Luserna San Giovanni, valli valdesi), capogruppo di Fratelli d’Italia che, nel furore della difesa delle radici cristiane, ha scambiato, alle olimpiadi parigine, la presenza di un toro di bronzo come una manifestazione sacrilega e blasfema in gloria al biblico “vitello d’oro”. Peccato che quel toro facesse parte di una scultura che, insieme ad un cervo, fu installata in occasione dell’Expo Paris 1937 presso i Giardini del Trocadero.
La vandea populista sovranista trova i suoi punti di forza nella negazione del processo di unificazione europea, nella centralità della famiglia tradizionale e nel dileggio sistematico della comunità gay e delle famiglie arcobaleno. Un quadro repressivo e autoritario motivato dalla difesa della purezza delle proprie tradizioni dalla dissolutezza dei costumi occidentali. Un fronte che vede paladina la Russia di Vladimir Putin con i suoi “francescani” autocrati, benedetti dal patriarca Kyrill, nella sacra missione di fronteggiare il blasfemo mondo occidentale ormai corrotto e piegato a lobby globaliste e gay.
Le critiche allo spettacolo inaugurale ha toccato anche cattolici italiani non certo conservatori , come ha rilevato il quotidiano Avvenire, con la premessa “non siamo bigotti ma… non ci è piaciuto”.
Una polemica che ha ridato fiato e visibilità a quel mondo tradizionalista e conservatore che un tempo amava la messa in latino (qualcuno ricorda i lefevriani che si opposero alle riforme del Concilio Vaticano II e che furono scomunicati), che preferiscono l’uomo forte al comando (vedi Trump mandato e salvato da Dio, come affermato in molti siti degli adepti dei deliri repubblicani). Una visione religiosa terribile e ridicola che vede Dio al servizio di uno Stato, di un capo, di una missione. E’ il “Dio lo vuole” che fu lo slogan nell’eliminazione di catari, templari, streghe, infedeli o di quei “dissidenti” colpiti nei secoli sempre dalle solite accuse (sacrileghi, sadomiti, adoratori del diavolo).
Una visione religiosa che ben si sposa con i principi del fondamentalismo islamico e con quel “Dio degli eserciti” dell’Antico Testamento impegnato esclusivamente a tutelare il popolo ebraico. Un dio che uno scrittore e conferenziere di successo come Mauro Biglino interpreta come entità extraterrestre (Elohim) che, oltre a creare l’uomo in quel laboratorio rappresentato dal giardino dell’Eden, dominava su un territorio, insieme ad altri Elohim che comandavano su territori circostanti. Un dio al servizio di una bottega in un universo sterminato di cui non sappiamo ancora molto.
Meglio, molto meglio, l’armonia universale del bene predicata dal teologo Vito Mancuso.
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