Articolo di Alessandro Stillo
Presidente di Rete ONU

A leggere le notizie di stampa, un assessore della Regione Piemonte, peraltro non competente nella materia, avrebbe introdotto nell’ultima leggina un emendamento per abrogare, trasformare, mettere in difficoltà l’attività del Libero Scambio di Via Carcano a Torino.

L’esperienza ha una lunga storia: fu introdotta nel 2001 per ovviare all’abolizione delle autorizzazioni n. 114 e 121 ai sensi del TULPS (Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza), che permettevano ai raccoglitori di vendere liberamente abiti, arredi, beni usati raccolti e che era alla base dello storico mercato delle pulci torinese, il Balon del sabato.

Fino al 2018 utilizzò Canale Molassi, appunto al Balon, affiancata da un appuntamento domenicale introdotto nel 2011, il Libero Scambio è stato ed è tuttora gestito dall’Associazione ViviBalon formata nel 2001 dai venditori, in virtù di alcuni Bandi Pubblici che sono stati indetti negli anni.
Nel 2019, dopo un duro confronto con la passata Amministrazione della Città di Torino, fu spostata in via Carcano, anche in seguito ad un memorandum firmato tra Città di Torino, Prefetto e Associazione, che poneva le basi per la realizzazione del Libero Scambio ogni sabato e domenica.
Da ormai 5 anni più di 800 operatori ogni fine settimana si incontrano e incontrano migliaia di cittadine e cittadini che vengono a cercare beni durevoli usati a poco prezzo: abiti, piccoli arredi, scarpe, stoviglie, attrezzi, soprammobili.

Il Libero Scambio risponde ad un Regolamento votato dalla Città di Torino, che ad esempio vieta la vendita per esempio di preziosi o pneumatici e chiunque lo frequenti sa che ogni sabato e domenica le pattuglie della Polizia Municipale stazionano davanti all’ingresso, per la tranquillità di operatori, visitatori e organizzatori, con il frequente passaggio di auto della Polizia.

Per questo risultano totalmente prive di senso e di fondamento le accuse di degrado e di commercio di refurtiva, visto che ci sono le relazioni settimanali delle forze dell’ordine a testimoniare della tranquillità dell’iniziativa.
Non si capisce quale sia il degrado di un’area che raccoglie i rifiuti prodotti dall’attività in maniera differenziata, raccogliendo ogni anno centinaia di tonnellate di tessile, carta, vetro, plastica, affidate a cooperative e consorzi e che effettua le pulizia e lo smaltimento dei rifiuti pagando l’azienda rifiuti che li smaltisce.
Ma ancor di più vanno segnalati gli aspetti ambientali, che permettono ogni anni di salvare dalla discarica e dare una seconda vita a migliaia di oggetti, più di 2000 tonnellate l’anno e quelli sociali: l’area permette non solo a migliaia di torinesi l’acquisto prezzi popolari di abiti e beni, ma permette a più di mille operatori e alle loro famiglie di integrare il proprio reddito con i piccoli proventi dell’attività.
Infine, certo non ultimo di questi tempi, la Città di Torino riscuote per l’utilizzo dell’area circa 100.000 euro l’anno.

E’ paradossale come proprio nel momento in cui a Buenos Aires si forma una Alleanza mondiale di coloro che vengono chiamati “waste pickers“, raccoglitori, cartoneros, catadores, canners, a seconda dei paesi e delle merci raccolte, in cui è stata presentato il Libero Scambio come esempio importante in Italia e in Europa, la Regione Piemonte mostri una miopia che mette in difficoltà l’esperienza storica di migliaia di cittadine e cittadini, un appuntamento popolare, sociale e ambientale come pochi in Italia.

Rete ONU, la rete nazionale degli operatori dell’Usato, di cui ViviBalon è fondatrice e che ha aderito alla Alleanza Internazionale Waste Pickers, chiede a tutte le forze sociali politiche e istituzionali di contrastare una scelta sbagliata, miope e irreale.
Lunga vita al Libero Scambio.