Torino è una città straordinariamente bella che ha diritto di risollevarsi dal torpore.

Noi del PD, insieme a tutti coloro che si riconoscono nei valori della democrazia, della tolleranza e della solidarietà, abbiamo il dovere di aiutarla a farlo.

Per questo dobbiamo costruire una proposta credibile, tale da offrire soluzioni al malessere che permea ormai da tempo la nostra comunità.

Consapevoli che, sul tavolo, albergheranno le ingannevoli offerte delle forze populiste e sovraniste, magari celate sotto la maschera di un certo civismo, che potrebbero fare breccia.

Insomma, la partita che ci attende è davvero complessa e la drammatica emergenza covid-19, in uno con la precaria situazione politica nazionale, non ci darà una mano. Anzi.

Insomma la strada è in salita, e ieri sera, durante la riunione degli organi provinciali del PD, è stato evidenziato quanto possa rivelarsi importante considerare, coinvolgere e condividere ogni scelta sul futuro sindaco della Città, sia all’interno sia al di fuori nel nostro perimetro. Perché sarà proprio in questo “di fuori” che probabilmente ci giocheremo gran parte delle nostre possibilità di dare una guida alla Città.

Ho sottolineato che, allo stato, non esiste un metodo di scelta del candidato, alternativo alle primarie, che sia così “costitutivo” per la nostra comunità politica e così condiviso e tale da garantire a tutti quel livello di oggettività.

Per questo ogni altro eventuale percorso, seppur del tutto legittimo, dovrà fondarsi sulla massima condivisione tra di noi e con i nostri alleati perché, se così non fosse, rischierebbe di tradursi in un pregiudizio anche per il candidato stesso che dovesse, in prima battuta, trarne l’illusorio vantaggio.

Ho quindi proposto di non rinunciare alla riflessione, di assumere le decisioni con la massima cautela e con l’obiettivo di fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per cercare la massima unità possibile.

Ad oggi non è dato saperlo ma è possibile che le elezioni amministrative siano posticipate a settembre. C’è ancora un po’ di tempo. Meglio partire con qualche giorno di ritardo ma tutti uniti.

Alberto Avetta