Il renzismo è agli sgoccioli e i renziani si dividono al congresso nazionale del PD: Luca Lotti, fedelissimo della prima ora, si separa da Maria Elena Boschi e capeggia una fronda di 85 parlamentari renziani che firmano la candidatura di Maurizio Martina. Renzi e la stessa Boschi non si schierano, i renziani allo sbando appoggiano Anna Ascani, anzi no, un ticket Ascani-Giachetti, forse irregolare. La sconfitta alle primarie del 3 marzo 2019 è certa e apre la strada a Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, che riporterà il PD a sinistra.
Intanto in Piemonte spunta qualcosa di nuovo a sinistra. Un trentenne. Gay dichiarato.
Diventerà segretario in modo a dir poco rocambolesco: la sinistra del partito voleva candidare una ragazza che potesse andare bene a tutti, Chiara Gribaudo da Cuneo, 37 anni, già nella segreteria nazionale di Martina. Ma Gribaudo viene fermata da Roma, si dice da Orfini in persona, per imporre un candidato renziano, Mauro Marino, al quinto mandato in parlamento, già relatore della commissione parlamentare sulle banche. E’ l’ultimo atto di Boschi e Lotti insieme. Hanno già perso il congresso regionale in Lombardia, il 18 novembre, contro l’ex DS Vinicio Peluffo che ha preso il 60% dei voti. Siamo a fine novembre, la sinistra piemontese non ci sta: trova Paolo Furia (ne abbiamo già parlato) in un’altra provincia periferica, Biella, ai confini con la Svizzera. Furia è il piano B, lo sa ed è pronto al sacrificio: si candida con l’impegno a ritirarsi in favore di Gribaudo. Ma da Firenze tirano dritto come al solito, nessuna mediazione, il candidato è Marino. Le primarie sono domenica 16 dicembre e le urne sono impietose: Marino non prende il 50% necessario a diventare segretario regionale, nonostante l’appoggio di tutto l’establishment piemontese. Il regolamento dice che in questo caso si andrà al ballottaggio entro 10 giorni fra il primo e il secondo classificato, però stavolta in assemblea, dove otterrà l’appoggio della terza classificata, Monica Canalis, per il più classico dei ribaltoni.
I renziani le provano tutte: rinviare la data dell’assemblea, evidenziare che la terza arrivata è una cattodem e l’alleanza è innaturale, ma il loro potere respingente ora è più forte di ogni altra distinzione.
L’assemblea che eleggerà Paolo Furia segretario del PD piemontese è fissata per il 29 dicembre. Da Torino ancora un esperimento da laboratorio politico, come la vittoria grillina a Torino nel 2016 con l’appoggio della Lega.
Ma stavolta è il PD che si svecchia.