Essere omosessuali in Uganda rischia di costare la vita.
La nuova durissima legge anti-gay approvata dal Parlamento ugandese sta suscitando polemiche e reazioni di sgomento, soprattutto all’estero.
Da parte sua, il presidente-dittatore Yoweri Museveni, 78 anni (al potere dal 1986), ha approvato il disegno di legge proprio nei giorni scorsi, senza essere conscio delle reazioni internazionali, provocando minacce di sanzioni e tagli agli aiuti da parte degli Stati Uniti e dei Paesi europei.
In Uganda, la reazione è stata blanda: una vera comunità LGBTQ+ non esiste, chi è omossessuale tende a nasconderlo anche ai familiari e la gran parte della popolazione ha altri problemi, come mettere insieme il pranzo con la cena…
Secondo il presidente della Repubblica, la nuova legge non criminalizza coloro che si identificano come gay, ma soltanto i loro “atteggiamenti”, soprattutto se pubblici.
I pochi attivisti per i diritti LGBTQ+ affermano che la nuova legge, pur inasprendo le pene (anche il carcere, ma pure peggio, come vedremo), non fa altro che confermare quello che è sempre stato: in Uganda l’omosessualità è stata a lungo totalemente illegale, ai sensi di una legge dell’era coloniale che criminalizzava l’attività sessuale “contro l’ordine della natura”.
In passato, per questo, si finiva all’ergastolo.
Negli ultimi anni, non è più l’omosessualità in quanto tale ad essere considerata un reato, quanto la “relazione continuativa omosessuale” tra due persone dello stesso sesso.
Ma l’Uganda non è il solo Paese africano a considerare illegale le relazioni omosessuali: pensate che sono considerate vietate dalle leggi di altri 30 Paesi del Continente africano!
Ma se, di fatto, l’omosessualità è stata sempre vista in Uganda come qualcosa di “marcio”, la nuova legge inasprisce le pene detentive (e non solo), arrivando addirittura alla pena di morte in caso di comportamenti di “serialità omosessualità aggravata” e di trasmissione anche involontaria dell’AIDS attraverso sesso omosessuale, nonché al carcere fino a 20 anni per la “promozione dell’omosessualità”, peggio se attraverso media e social network. Basterebbe condividere un post con questo articolo per finire in un carcere della capitale Kampala.
Un gruppo per i diritti LGBTQ+ ha annunciato di aver presentato un ricorso legale all’Alta Corte dell’Uganda, sostenendo che la legislazione è “palesemente incostituzionale”.
“Penalizzando ciò che chiamiamo attività omosessuali consensuali tra adulti, questo va contro le disposizioni chiave della Costituzione, inclusi i diritti sull’uguaglianza e la non discriminazione”, ha affermato Adrian Jjuuko, avvocato ugandese esperto di diritti umani, Direttore esecutivo del Forum per la consapevolezza e la promozione dei diritti umani (Human Rights Awareness and Promotion Forum – HRAPF).
Anche l’Unione Europea, il Regno Unito, l’UNAIDS, il Fondo Globale, i gruppi per i diritti umani e le organizzazioni LGBTQ+ di tutto il mondo hanno espresso il loro shock per l’adozione della legge in Uganda.
Ora ci proveranno il presidente Joe Biden e il Segretario di Stato americano Antony Blinken, che hanno dichiarato di volersi impegnare personalmente per cancellare questa “tragica violazione dei diritti umani”, a convincere il governo dell’Uganda a fare retromarcia, sotto la minaccia di pesanti sanzioni e al blocco dei passaporti nei confronti dello stesso presidente Museveni e di molti funzionari governativi.
Views: 170