Cari lettori di Orlando Magazine, per lasciarci alle spalle questo ennesimo anno drammatico e guardare al futuro con un sorriso di speranza, ci tengo tanto a raccontarvi una storia vera di amore, amicizia e rinascita, una di quelle storie che in un periodo di totale degrado etico e sociale come quello che stiamo vivendo, fanno davvero bene al cuore.

Alfio Scandurra, celebre rugbista pordenonese e affermato imprenditore a capo di un’azienda di flying gardeners, dopo un’esistenza frenetica di continui successi e obiettivi da raggiungere, schiacciato dalle responsabilità e dalle scadenze quotidiane, capisce che quella che stava conducendo non era la vita che voleva, qualcosa in lui si era irrimediabilmente spezzato ed era giunto il momento di rallentare. È stato l’incontro fortuito col giovane asino Fiocco, sottratto ad una disumana condizione di maltrattamenti, a cambiare per sempre la sua visione del mondo e il concetto di priorità in questa effimera esistenza terrena:

Fiocco, chi sei tu veramente? Per quale scopo sei entrato nella mia vita cambiandomi in modo così radicale? Essere mite e profondo, tenace e dal passo sicuro, di zoccoli forti, hai scoperchiato il mio io nascosto, hai rivelato la mia forza e, in silenzio, mi hai condotto alla mia anima.”

Dopo essersi salvati e curati reciprocamente infatti, i due diventano inseparabili e iniziano a girovagare senza meta per i boschi e le montagne del Friuli all’insegna di avventure sempre nuove ed emozionanti che congiungono indissolubilmente le loro anime affini attraverso un legame di totale rispetto e libertà. Lontano dal frastuono e dalla vacuità di una società indifferente e frenetica, Alfio ritrova finalmente quella pace e quella felicità da tempo dimenticate adattandosi ai ritmi lenti e rilassati dell’amico a quattro zampe, scanditi da una natura incontaminata totalmente estranea ad orari, aspettative e preoccupazioni. Seguendo la linea delle orecchie del suo curioso equide, lo scapestrato rugbista inizia a vedere la vita in modo diverso, a non darsi una meta, a saper “rallentare e perdere tempo”, ma soprattutto a rispettare l’ecosistema e i suoi abitanti (diventa anche vegetariano), riscoprendo il mondo attraverso la purezza dei loro occhi innocenti grazie ai quali potrà compiere un vero e proprio “ritorno al selvatico”:

Fiocco mi ha insegnato che la felicità è vivere lentamente. […] Decidi di tornare da madre natura e farti avvolgere dalla sua essenza più vera. Capisci che l’importante è saper apprezzare il momento. Siamo qui, ora, nulla conta di più. Accumulare beni inutili è un fardello, perché le cose più belle sono gratis. Un giorno assapori la libertà, sgravata dalle inquietudini, e trovi il tuo sentiero per la felicità.”

Io ho scoperto casualmente il libro di Alfio “Di asini e di boschi”, pubblicato da Ediciclo editore, solo di recente, perché mi sono imbattuta nella tragica notizia della morte di questo meraviglioso uomo avvenuta due mesi fa, a fine ottobre, a causa di un tumore fulminante al pancreas che lo ha portato via a soli 52 anni. Più mi informavo sulla sua emozionante storia più piangevo ininterrottamente pensando al dolore della moglie, dei tre figli e ancora di più a quello straziante del povero Fiocco, convinta che non avrebbe saputo spiegarsi l’improvviso abbandono del suo migliore amico. Invece mi sbagliavo. Alfio Scandurra con questo prezioso racconto mi ha insegnato tante cose, ma la più importante di tutte riguarda la grandezza di questi animali meravigliosi, troppo spesso sottovalutati e maltrattati in maniera ignobile dall’ infimo essere umano. Gli asini, oltre ad essere molto intelligenti, riflessivi, instancabili e dotati di strabiliante memoria, sono creature magiche, leali e senzienti, captano il pericolo e lo stato d’animo altrui grazie alla loro profonda empatia. Apprendere questo mi ha rasserenata tanto perché adesso ho la certezza che Fiocco sapesse prima di tutti cosa stesse accadendo e che avrebbe dovuto separarsi momentaneamente dal suo fedele compagno, ma sono altresì convinta che entrambi, ovunque siano adesso, stiano solo aspettando impazienti il momento di ricongiungersi per ripartire insieme alla volta di nuove e infinite avventure, così come si augurava Alfio nella sua ultima, straziante lettera prima di scoprire l’impietosa malattia:

Caro Fiocco, un disegno preciso ha fatto sì che le nostre strade si incrociassero. Sei stato la scintilla che ha innescato la mia evoluzione. Mi hai cambiato nel modo di percepire le cose, mi hai insegnato a rallentare e a non preoccuparmi troppo del futuro, come fai tu. Mi hai trasformato anche nel modo di vedere gli animali e la natura. Il mondo attorno a me ha assunto una luce diversa. Mi hai reso un uomo migliore. Senza di te, queste stesse pagine non esisterebbero. E, anche se domani la nostra storia non interessasse più a nessuno, resterebbe importante per noi. […] Tra noi c’è qualcosa di speciale. Lo vedo, la nostra affinità è tangibile. Basta uno sguardo e ci capiamo. Tu, asino ribelle e anarchico con tutti, non lo sei con me. Sei arrivato al momento giusto, sai? Guardando alle nostre età, se tutto va bene, invecchieremo insieme. Immagino che saremo vecchietti, con il passo rallentato, complici per i tanti cammini percorsi e l’intensità dei momenti vissuti. Mi figuro noi due mentre avanziamo verso un prato non troppo lontano per sdraiarci a terra spalla a spalla, per assaporare ancora una volta il piacere del contatto con l’erba fresca di primavera. Ma non è giunto ancora quel momento. Preparati, tra non molto si riparte, io e te, due gagliardi spartani lungo i sentieri del mondo.”

Ciao Alfio e Fiocco, noi non vi dimenticheremo mai perché siete la prova vivente che questo breve viaggio terreno abbia ancora un senso e che l’amore, se si è disposti ad accoglierlo, ci salva sempre.