Mi chiamo Cristina Romani, ma non è sempre stato così, ho 34 anni, vivo a Milano e 7 anni fa ho iniziato un percorso di cambio di genere, anche se dentro di me Cristina esiste dalla nascita e, proprio per raccontare la mia storia, ho scritto il mio primo libro, che è stato pubblicato, a febbraio di quest’anno.

E’ proprio andata così: sin dalla sala parto, dentro di me, sono sempre stata un’altra persona e Davide, il corpo dentro cui sono nata, mi ha percepita e mi ha “custodita”. Davide mi ha accompagnata per 27 anni della mia vita, permettendomi di esistere e condividere con lui determinati sentimenti e emozioni, regalandomi attimi in cui io potessi emergere, per recuperare ossigeno. Già perché vivere “nascosta” in questo modo è come trovarsi sul fondo di un lago.

Il mio fratello maggiore, così mi piace definire il “me stesso maschile” ha provato inizialmente, forse spaventato, a uniformarsi socialmente dichiarando la propria omosessualità, ma uniformarsi non è esattamente sinonimo di esistere e, proprio per questo motivo, io ho continuato a gridare e lui a percepirmi.

Per ogni natale passato, per ogni anno scolastico vissuto, per ogni giorno di lavoro passato insieme a lui, il mio fratello maggiore, mi ha sempre concesso la possibilità di guardare, attraverso i suoi occhi, la mia realtà quella che io, chiusa dentro a quel corpo, ho sempre sognato per me stessa e che, stupidamente, ha sempre fatto rima con la Walt Disney: se puoi sognarlo, puoi farlo.

A lui era vietato accavallare le gambe, io lo facevo ogni volta che si sedeva, non poteva tirarsi i capelli dietro l’orecchio, io lo sognavo ogni volta che sentivo il ciuffo sulla fronte. Lui non poteva scegliere le coperte rosa, ma io le desideravo come se fosse una bandiera, che avrebbe gridato chi realmente fossi. Lui non poteva amare i maschi ma riguardo a questo, per mia grande fortuna, abbiamo sempre avuto gli stessi gusti.

Abbiamo vissuto così per 27 anni: nemici e amici, estranei e complici, odio e amore, anche se lui, in fondo, mi ha sempre protetta dall’interno, mi ha nascosta, mi ha nutrita, mi ha dato tutto quello che ha sempre potuto darmi in base all’età e alle circostanze, aspettando che diventassi abbastanza grande, o forse, semplicemente forte per “sbocciare” dal suo corpo.

Gli devo tutto quanto, ciò che sono oggi e tutto ciò che ho sognato, fino al giorno in cui le mie labbra hanno potuto pronunciare le parole: piacere Cristina.

Per scrivere questo libro l’ho risvegliato, gli ho permesso di raccontare la sua, la mia ma soprattutto la nostra storia. Oggi sono questa, come scritto all’inizio mi chiamo Cristina Romani, ma non è sempre stato così.