D: Sei appassionata di fumetti? Eri consapevole del personaggio a cui prestavi la voce?
R: Devo candidamente ammettere di non essere mai stata prima d’ora una grande lettrice di fumetti; mi sono giusto fermata al “Topolino” o al “Corriere dei Piccoli” in tenera età. Dover partecipare a questo progetto per Audible mi ha naturalmente spinta a indagare meglio e a scoprire così una realtà vastissima e approfondita che mi ha entusiasmata.
D: Il fatto di doppiare un personaggio dell’universo DC comics ti ha emozionato?
R: Si, ho davvero scoperto che il mondo DC Comics rappresenta in certi casi per alcuni una vera e propria fede; che esistono quasi delle tifoserie di appassionati. E mi ha indubbiamente emozionata realizzare che in molti attendessero questo lavoro.
D: Sandman è un personaggio fluido e in transizione, nel momento che lavoravi al doppiaggio, immagino che vi fosse anche un coinvolgimento emotivo …
R: Sicuramente; per quanto tutta la narrazione sia apparentemente soprattutto su un piano decisamente distopico e surreale, in questa generale “fluidità” ci sono stati dei passaggi che, seppur nel loro linguaggio fortemente caratterizzato, mi hanno di certo coinvolta più personalmente.
D: Lo sapevi che all’interno della sfera del fumetto, erano già stati introdotti personaggi LGBT? Wanda la transgender, Hazel e Foxlove le ragazze lesbiche …
R: Si; anzi ho avuto il piacere di interpretare Wanda proprio perché ultimamente è sempre più nelle intenzioni dei broadcaster e delle case di produzione facilitare una certa corrispondenza tra il vissuto di genere del personaggio e quello dell’attrice/attore. Per fortuna si cerca di andare in una direzione di maggiore pluralità di narrazione e devo ammettere che in questo senso il mondo dei fumetti e quello dei video games (mi è capitato di doppiare di recente un altro personaggio in “Rainbow Six”) sono molto più avanti nella naturale rappresentazione LGBT+ rispetto a TV o cinema.
D: Nel 1991 Sandman vinse il “World Fantasy Award”; fu il primo fumetto al mondo che vinse un vero premio letterario (cosa mai avvenuta prima).
R: Non mi sorprende. Davvero si tratta di letteratura di tutto rispetto. È qualcosa di epico e di vicino ai nostri poemi classici o a un certo immaginario dantesco, più di quanto si possa credere.
D: Com’è doppiare? Parlaci un pò della tua esperienza?
R: Io non sono una vera doppiatrice o speaker; lavoro principalmente in teatro o tv e il mondo del doppiaggio ha regole tutte sue che richiedono una precisa esperienza e professionalità. Nonostante ciò, e al di là del non essere propriamente nel mio, è stato estremamente avvincente per me. C’è da dire che in questi casi si lavora senza immagini in video ed essendoci solo una traccia audio di riferimento originale in lingua inglese, c’è un po’ più di agio per l’interprete in studio; bisogna solo stare nel minutaggio delle battute in sostanza.
D: Hai avuto possibilità di intervenire sul tuo personaggio oppure hai avuto dei vincoli legati ad esigenze di produzione?
R: No, ma non ho neanche avuto il pensiero di farlo. Il testo di Neil Gaiman naturalmente andava rispettato nella sua struttura e nelle sue intenzioni; ma ho avuto il grande Marco Mete a dirigere me e le altre voci importantissime di questo lavoro (lui e tanti altri sono alcune delle voci italiane delle più note star di Hollywood) ed è stato molto generoso e bravissimo a farmi trovare man mano un mio divertimento tra le pieghe del racconto.
D: Che differenza c’è tra l’interpretazione attoriale del cinema o Teatro rispetto a quella del doppiaggio?
R: È un altro mestiere quasi, anche se ci sono bravissimi attori che sono anche ottimi doppiatori. Ci sono tecniche e approcci diversi e poi naturalmente il teatro parte dall’uso del corpo e si fa col pubblico; per questo può essere più potente e prezioso, ma per natura anche più evanescente e fragile.
D: Progetti futuri?
R: Comincerò le prove di un nuovo lavoro con il Teatro Franco Parenti di Milano e poi una partecipazione nella serie tv “Noi” che andrà in onda prossimamente per Raiuno.
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