Restano ancora pochi giorni per visitare la 29^ edizione di Miniartextil, l’appuntamento imperdibile dell’autunno comasco.
Una rassegna di fiber art contemporanea che riprende antiche nozioni tessili, ma andando ben oltre l’uso di fibre tradizionali come cotone, lana e seta. Gli artisti incorporano materiali inaspettati nel loro lavoro, trasformandone così materiali e schemi.
Miniartextil, conosciuta a livello internazionale, è cresciuta e ha iniziato a conquistare il mondo, in quanto è protagonista in diverse città italiane ed estere come Montrouge-Parigi, e sta allargando sempre più i propri orizzonti arrivando in Spagna, Germania e Stati Uniti.
Quest’anno, gli artisti internazionali interpretano creativamente l’arte della filatura e delle fibre, seguendo il tema “Pop Up”. La mostra espositiva, suddivisa in sezioni MAXI e MINI, è ospitata oltre che nella ex chiesa di San Francesco, e in San Pietro in Atrio, in città murata, anche in alcuni negozi di Como, facendo sentire l’intera città orgogliosa e partecipe di questo singolare evento annuale.
L’allestimento della mostra, nella suggestiva ex chiesa di San Francesco, con i suoi giochi di luci ed ombre esalta le opere e permette di goderle in modo completo.
Opere d’arte che valorizzano l’enfasi sui dettagli e la pazienza nel realizzarle, coinvolgono ed incantano per l’abilità ed espressività.
Sulla grandiosità delle mura, le grandi istallazioni diventano esse stesse capolavori, sprigionando forza emotiva, sfidando lo spettatore a guardare anche da una prospettiva diversa.
Si rimane stupiti come bambini con il naso all’insù, sotto un fluttuante cielo blu, di rayon purissimo, sospeso nell’abside della chiesa, con l’onirico ‘Sky’ del maestro giapponese Hakio Hamatani.
Immenso e suggestivo è il ’Flying Carpet’, un mosaico aereo costruito con 14160 stringhe di tessuto non tessuto, dell’artista argentino Manuel Ameztoy.
E poi a seguire alle cappelle laterali tante altre stupefacenti opere come un’installazione di crochet su larga scala, dell’americana Ashley V. Blalock; ‘Polyrhythm’ realizzato con lana bianca e neon avvolti nelle reti, dell’australiana
Hannah Quinlivan; spine di acacia colorate intrecciate e tessute l’una all’altra a formare la bandiera americana di Susan White; la tessitura a muro di impronte digitali classificate dell’artista romana Franca Sonnino; Yasuaki Onishi con “Edge of Space” giganti sculture in plastica gonfiabile.
Al centro della navata, si inseriscono una carrellata di 54 minitessili, graziose opere, realizzate con tecniche e materiali tessili in piccola scala.
Mentre, un’opera totalmente da percorrere e da abbracciare, è il “Pop up” colorato, giocoso, anch’esso fluttuante e gigante, che occupa tutto lo spazio di San Pietro in Atrio, che per l’occasione è stato trasformato in una specie di caverna con morbide stalattiti, realizzato con lo stesso materiale utilizzato per le extension dei capelli. Una sensazione piacevole poterli toccare, accarezzare.
Eventi collaterali alla mostra si svolgono in collaborazione con importanti Istituzioni culturali di Como, come la FAR –Fondazione Antonio Ratti e il Museo della Seta.
Miniartextil, con il suo “Pop up” è riuscita ancora una volta ad essere crocevia, e contaminazione di trame tessile, creando al tempo stesso una pluralità linguistica.
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