Il 34enne Zohran Mamdani, nuovo sindaco di New York, appare come l’uomo giusto per contrastare il tycoon, che ha evitato anche la consueta telefonata di congratulazioni all’avversario.
La sfida a Trump del giovane socialista musulmano è stata lanciata con la frase, ormai iconica: “So che mi stai guardando. Alza il volume Donald, parlo con te”, che ha fatto il giro del mondo, mandando in delirio e rilanciando il popolo democratico.
Il neo-sindaco (che entrerà in carica a gennaio 2026) è l’espressione di una nuova identità americana rispetto al mondo vetero-trumpiano carico di pregiudizi e suprematismo.
Nato a Kampala in Uganda, Mamdani è figlio della nota regista indiana Mira Nair e di un docente della Columbia University ed è sposato con un artista di 28 anni, Rama Duwaji, che sognava di vivere a New York, nata in Texas da genitori siriani.
L’elezione di Mamdani è stata una vittoria netta, con un’alta partecipazione che ha coinvolto i più giovani, significativamente accompagnata dal successo di due giovani donne democratiche diventate governatrici in Virginia e nel New Jersey. Un fatto che rappresenta un segnale pesante, a un anno dall’incoronazione di Trump come 47° Presidente degli Stati Uniti, in un paese sempre più diviso in due realtà politiche radicalmente distanti.

Il neo-sindaco non ha usato mezzi termini lanciando la sua ambiziosa sfida: “Sono immigrato come voi e questa è la nuova strada per sconfiggere Donald Trump”, ricordando che intende essere il sindaco di tutti gli 8.5 milioni di newyorkesi, anche degli ebrei (molti di loro lo hanno votato, definiti “stupidi” da Trump), mantenendo il dialogo aperto con gli avversari.
Dietro al successo di Mamdani vi è un programma rivolto alle classi più umili, con interventi su mezzi pubblici, affitti calmierati e supermercati comunali. Altri suoi punti chiave sono l’esaltazione della diversità in una città come New York, accompagnata dalla netta condanna dell’intolleranza religiosa e dell’antisemitismo.
Di fronte alle minacce lanciate da Trump di “blocco dei fondi alle amministrazioni locali rosse che mandano il paese allo sfascio e da cui la popolazione fuggirà”, accusando Mandani di essere antisemita e comunista, il nuovo sindaco ha replicato annunciando di aver mobilitato 200 legali per difendere la Grande Mela dagli attacchi del presidente. Una reazione annunciata dalla star emergente democratica, che aveva sottolineato come anche il tycoon fosse vincolato ai dettami di una democrazia.

Il successo dei democratici, che sembravano un pugile suonato finito al tappeto che lentamente cerca di rialzarsi, è stato preceduto da numerose affollate manifestazioni che hanno invaso, in modo sempre civile, piazze e strade di diversi città americane. Manifestazioni imponenti e diffuse che costituiscono un segnale di forte dissenso per quella divinità “Maga”, sconfitta in modo bruciante alla prima sfida elettorale. Proteste del popolo amaricano che, sui media italiani, legati all’atlantismo governativo, sono state alquanto ignorate o sottovalutate.
Certo New York è una realtà storicamente liberal e democratica, rispetto ad altre città statunitensi, ma non sono pochi che, in questa affermazione dei blu (il colore dei dem americani, mentre i repubblicani sono indicati con il rosso), con una giovane guida quanto mai determinata, possa rappresentare l’inizio di una svolta.
Questo avviene in un contesto fortemente diviso e conflittuale. Un quadro sociale allarmante, sul quale pesano quei tagli che stanno mettendo in discussione migliaia di posti di lavoro nell’ambito del cosiddetto shutdown. Ovvero: dalla mancata approvazione di finanziamenti in scadenza da parte del Congresso, a seguito dei quali migliaia di lavoratori sono rimasti senza stipendio, rischiando anche il posto. Una fase mirata all’obiettivo governativo di ridurre drasticamente il numero dei dipendenti federali. Trump ha anche espressamente riferito che “i primi a perdere il posto saranno i democratici” ed è proprio su queste affermazioni da monarca che Mamdani ha ribadito che la legge vale per tutti, a partire dal presidente degli Usa.

Trump non è certo un uomo di dialogo con l’opposizione e chi protesta. Non a caso, dal movimento “Maga” è già partita una valanga di accuse verso il nuovo sindaco, tra le quali quella di essere un terrorista antisemita. In questa linea rientra, oltre ai consueti toni sprezzanti, un eloquente il filmato, prodotto con l’IA, in cui Trump – guidando un aereo – lanciava quintali di escrementi sui cortei dei manifestanti.
Sulle reazioni all’elezione del nuovo sindaco, alla soddisfazione dei dem di tutta Europa “Ha vinto la politica della speranza sulla politica”, ha affermato Elly Schlein, segretaria del Pd, si è distinta la Lega, da sempre legata a Trump, per la quale anche i dazi imposti dal tycoon rappresentano un’opportunità. Per Matteo Salvini, il nuovo sindaco di New York è un ProPal e un pro-gender che voleva abolire la proprietà privata, mentre c’è chi lo dipinge come un radical chic.
Una chiusura e una incapacità di interpretare il mondo che cambia (anche quello islamico) e che raggiunge il top con l’ammiratore della Decima Mas, Roberto Vannacci, per il quale l’elezione di un musulmano a sindaco di New York rappresenti una resa culturale dell’Occidente, a 24 anni dalla tragedia delle Torri Gemelle.
Il conflitto resta aspro e carico d’incognite quando vi sono forze senza scrupolo che seminano odio e complotti, ignorando le aspirazioni di pace, sviluppo e dialogo dei giovani di ogni parte del mondo.
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