Jane Fonda non riesce a smettere di piangere. Il suo messaggio è semplice e straziante:
“Era una persona meravigliosa in ogni senso. Rappresentava un’America per cui vale la pena continuare a lottare”.
Con queste parole ha salutato Robert Redford, suo storico compagno di set e amico profondo.
Il 16 settembre 2025 Redford si è spento a 89 anni nel suo rifugio tra le montagne dello Utah, a Sundance, dove aveva costruito non solo una casa, ma un mondo intero dedicato al cinema libero e autentico.
Il 16 settembre 2025 Redford si è spento a 89 anni nel suo rifugio tra le montagne dello Utah, a Sundance, dove aveva costruito non solo una casa, ma un mondo intero dedicato al cinema libero e autentico.
Un volto che ha fatto la storia
Redford non era solo bello, era magnetico. Ha attraversato decenni di cinema con ruoli che sono diventati leggendari: “Butch Cassidy”, “La stangata”, “I tre giorni del condor”, “La mia Africa”, “L’uomo che sussurrava ai cavalli” e molti altri… E poi, dietro la macchina da presa con film intensi e profondi come “Gente comune”, che gli valse l’Oscar nel 1981.
Ma non si è mai fermato lì.
Ma non si è mai fermato lì.
Il cuore pulsante di Sundance
Nel 1981 ha fondato il Sundance Institute e da lì è nato il “Sundance Film Festival”. Redford ha dato spazio a registi emergenti e a storie fuori dagli schemi, a voci che Hollywood non ascoltava. Ha creduto nel cinema come strumento di cambiamento e ci ha messo la faccia sempre.

Un’eredità che resta
Negli ultimi anni si era ritirato dalle scene, ma non dalla vita. Ha continuato a sostenere cause ambientali e sociali insieme alla moglie Sibylle Szaggars. La sua voce era più silenziosa, ma non meno potente.
Oggi il mondo del cinema piange, ma anche lo ringrazia.
Oggi il mondo del cinema piange, ma anche lo ringrazia.
Robert Redford era l’America che ci piace ricordare così: idealista, elegante, impegnata. Non sarà facile colmare il vuoto che lascia, ma le sue storie, il suo esempio e il suo sguardo continueranno a ispirarci.




























