Foto: Anastasia Matrosova
VENEZIA – Il 3 settembre a Venezia è stato un giorno che non si dimentica. Un giorno in cui il “Red carpet” ha smesso di essere solo passerella per diventare voce, carne e memoria.
La sera è scesa lenta sul Lido, e con lei sono arrivati volti intensi, sguardi che non cercavano solo i flash, ma qualcosa di più profondo. Qualcosa che parlasse al cuore.
Sul tappeto rosso, il cast di “The Voice of Hind Rajab” ha camminato in silenzio, vestito di nero, portando con sé il volto di una bambina palestinese uccisa in guerra. Il suo nome era Hind. Il suo sguardo fermo, il suo grido che il cinema ha deciso di non dimenticare.
Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Brad Pitt e Alfonso Cuarón non erano lì per promuovere, ma per testimoniare. E il pubblico ha capito. Ha applaudito, ha pianto. Nove minuti di applausi che non erano solo per il film, ma per ciò che rappresenta.
Kaouther Ben Hania, la regista, ha detto: “Non è solo un film. È un atto di resistenza.” E in quella frase c’era tutta la verità di una serata che ha scelto di non voltarsi dall’altra parte.

Ma il 3 settembre è stato anche il giorno di Pietrangelo Buttafuoco. Il presidente della Biennale ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria per il suo impegno nel riportare il festival al centro del dibattito culturale internazionale.
La cerimonia è stata sobria, intensa. Parole misurate, ma sentite. Buttafuoco ha parlato di bellezza e responsabilità. Ha detto che il cinema deve essere anche scomodo, deve far pensare, deve far tremare. E il pubblico ha risposto con rispetto e gratitudine.

Valeria Bruni Tedeschi ha incantato con un abito che sembrava luce pura, mentre raccontava la sua Eleonora Duse. Jason Momoa ha rotto ogni schema con sandali rosa e pantaloni di lino, perché anche la libertà è stile.
E poi Elisa, che ha cantato sul pontile del Lido con una voce che sembrava venire dal mare. E “Il Mostro“, il film di Stefano Mordini, che ha riportato in scena il dolore e la verità di una storia italiana che ancora ci riguarda.
Il 3 settembre a Venezia è stato questo. Un giorno in cui il cinema ha scelto di essere umano, fragile, potente. Un giorno in cui il red carpet ha camminato piano, come chi porta un peso, ma lo fa con dignità.




























