La visita a Roma del paladino del sovranismo e dell’antieuropeismo Viktor Orbán ha riacceso la questione del futuro di una Comunità europea sotto attacco.

“L’Europa non conta nulla”.
Una sorta di mucca da mungere e criticare fino a quando sarà possibile. E’ la sprezzante posizione del 62enne leader ungherese, che non nasconde le sue simpatie e vicinanza con Putin, per il quale chiede la revoca delle sanzioni.
Nell’incontro con i patrioti italiani, Orbán ha ribadito il suo distacco e disprezzo per l’Unione europea e le sue istituzioni. Questo proprio mentre aveva luogo un flashmob promosso da +Europa.

 

Ungheria e Italia, "confini politici" vicini.
Ungheria e Italia, “confini politici” vicini.

Gli esponenti del nostro governo non hanno manifestato la minima criticità di fronte a posizioni lontane dai principi fondamentali dello spirito comunitario, anzi si è registrata convergenza, con uno scontato afflato con Matteo Salvini, incontrato nel suo ufficio a Porta Pia (entrambi del gruppo “Patrioti europei”).
La formazione ultra sovranista-comprende anche i leader della Repubblica Ceca e della Slovacchia.

Andando oltre le cortesie dei rapporti diplomatici, l’Ungheria di Orbán rappresenta un modello per il nuovo sovranismo. Un paese in cui è vincolata la libertà di stampa, dove l’indipendenza giudiziaria è messa in discussione, per la perdita di autonomia della magistratura rispetto ad un governo accentratore, per non parlare dei diritti delle minoranze e della comunità Lgbt+ e dei migranti ignorati.

Principi sacrosanti dell’Unione europea che non hanno minimamente turbato i nostri “valorosi” governanti. In fondo, il sistema autocratico, ai limiti del dispotismo, non dispiace per niente, mentre il clima trumpiano docet, con un vento che, da ovest e da est, soffia sull’Europa per corroderla.

Un governo non proprio in linea con quei principi e valori, espressi da un vero difensore della nostra Costituzione come il presidente Sergio Mattarella, che ha di nuovo ribadito come l’Europa abbia risorse per restare protagonista e competitiva, garantendo benessere ai suoi cittadini, e come baluardo della democrazia e dello Stato di diritto.

Le posizioni del governo italiano, paese fondatore della Comunità europea, non possono non pesare su di un quadro comunitario sempre più debole e sulla tenuta di quei diritti e valori civili espressione della nostra democrazia.
L’Europa: un gigante socio-economico, ma un nano politico di 449,3 milioni di persone, senza il Regno Unito (con un’età media 44,7 anni).

 Un quadro che registra l’ennesimo appello dell’ex presidente della BCE (Banca Centrale europea) Mario Draghi, per superare immobilismo e lentezza decisionale, mentre i principi comunitari sono sotto attacco. Un monito per un’accelerazione del processo di integrazione, senza il quale l’Unione europea sarà destinata ad una progressiva implosione come soggetto politico, per la gioia dei suoi tanti nemici, anche interni.

"Aureola" europea per Mario Draghi.
“Aureola” europea per Mario Draghi.

I veti che rallentano l’Europa 

Per superare la lentezza della burocrazia comunitaria è sempre più nel mirino il diritto di veto dei 27 Stati membri. Un voto all’unanimità da riformare o abolire che, per i progressisti, oggi serve solo a paesi come l’Ungheria che vogliono distruggere un’Europa che – invece – dovrebbe cooperare e integrarsi. In questo quadro è il colmo che si blocchi il processo di difesa europea, che ridurrebbe i costi, mentre ogni singolo Stato procede poi in modo autonomo (acquisti dagli Usa).

Ucraina, tra veti e sovranismo si continua a morire

“Sull’Ucraina c’è poco da fare e l’Europa è fuori dai giochi”.
Questo è il pensiero di Orbán, secondo cui “abbiamo appaltato ai russi e americani le possibilità di risolvere la guerra”.
Una considerazione che non sarebbe certo errata, se non fosse espressa da un protagonista antieuropeista a suon di veti. Quell’Orban che ha annunciato un imminente viaggio negli Usa per aggirare le sanzioni contro la Russia.  Questo accade mentre Kiev continua a difendere faticosamente la propria libertà.

Bonaccini:Orbánse l’Ue ti fa schifo puoi andartene”

“Spero che altri paesi entrino nell’Unione, ma non possiamo trattenere a forza tutti, soprattutto chi governa con leggi antidemocratiche, antitetiche ai valori e diritti delle democrazie europee. Caro Orbán, se l’Unione europea ti fa così schifo puoi andartene subito e dacci indietro i miliardi di euro che ricevi ogni anno”:  è il pensiero, da europeista convinto, di Stefano Bonaccini, europarlamentare dem.

Dopo 10 anni da presidente della Regione Emilia-Romagna, battuto da Elly Schlein nella corsa alla segreteria del PD, ora Stefano Bonaccini è parlamentare europeo.
Dopo 10 anni da presidente della Regione Emilia-Romagna, battuto da Elly Schlein nella corsa alla segreteria del PD, ora Stefano Bonaccini è parlamentare europeo.

Nella missione di Orbán a Roma c’è chi ha visto implicazioni geopolitiche preoccupanti, “che sembrano voler spingere l’Italia verso una posizione di contrasto con l’Ue, per assecondare il suo legame economico ed energetico con la Russia di Putin”.
E’ il pensiero di Elly Schlein, che ha aggiunto: “Speriamo che la Presidente Meloni gli abbia detto quanto sia strategico per l’Italia proseguire con gli investimenti comuni europei, senza i quali saremmo in recessione, e quanto sia importante condividere le responsabilità sull’accoglienza di chi arriva in Italia. E che si chiarisca con il suo ministro degli Esteri, che ha dichiarato cose diverse rispetto a quelle affermate da Orbán, che lei invece non ha smentito”.

 

Polemica Salis

Su Orbán pesa l’accanimento contro la parlamentare europea Ilaria Salis, incarcerata in Ungheria (e abbiamo visto come…).
L’europarlamentare di AVS ha definito Orban “ducetto magiaro che non conosce i principi di una vera democrazia”, con un accanimento che travalica responsabilità giudiziarie e politiche.

Ilaria Salis al Parlamento europeo.
Ilaria Salis al Parlamento europeo.

Autocrazie, tecnocrazie e leaderismo soffocano le democrazia

Purtroppo è sempre più stretto il legame tra autocrazie, regimi illiberali e il graduale imporsi di un contesto “decisionista”, avallato da un iper efficienza tecnocrazia (Cina). Un quadro che vede imporsi la legge del più forte, il leaderismo carismatico dell’uomo al comando, a cui corrisponde un quadro legislativo e operativo pesante per libertà e diritti civili (diritti  delle minoranze, libertà di stampa, apparato giudiziario condizionato dalla politica, situazione carceraria, migranti), fondamenti della democrazia europea.
Principi che rappresentano un faro per popoli che lottano ogni giorno per la loro libertà.

In Olanda, la novità socio-liberale blocca la destra antieuropeista   

Il diffuso pessimismo sul futuro europeo, per il progressivo rafforzamento dei gruppi politici sovranisti, registra interessanti novità nei Paesi Bassi.
Nelle elezioni olandesi s’impone a sorpresa, triplicando i consensi, Democraten 66.
Una formazione socio-liberale, eco moderata, che rifiuta l’odio verso  minoranze  e migranti, guidata dal giovane (38 anni) Rot Jetten.
Un successo inatteso che ha frenato l’ascesa dell’ultradestra guidata. dai nazionalisti del Pvv (Partito per la libertà) di Geert Wilders, feroce nemico dell’Islam e dei rifugiati.

Rob Jetten "gigante" al cospetto di Geert Wilders.
Rob Jetten “gigante” al cospetto di Geert Wilders.