Il successo e la qualità delle opere presentate al 40° “Lovers Film Festival“, nel tempio torinese del cinema Massimo, non nasconde i timori per l’ondata reazionaria che sta investendo il mondo LGBT+.
Non a caso ha colpito la testimonianza di un promotore del “Mawjoudin Film Festival” di Tunisi. Una realtà islamica in cui l’omofobia è legge che tocca i comportamenti, ma che consente al piccolo, ma significativo Festival di Tunisi di aver luogo.
Un discorso ancora più pesante si riscontra invece nella vandea omofoba della Russia di Putin e delle destre europee, a cui si accoda il regime ungherese di Orbán, che ora vieta il Pride con la scusa di proteggere i minori. Qui non si tratta della condanna di atti, ma di una vera e propria campagna contro la comunità LGBT+ in tutte le sue espressioni. Una visione gretta e un ulteriore passo che sta sollevando proteste e pesanti ombre anche sulla presenza di Budapest nel contesto europeo.

Tornando alla rassegna di Torino, si è imposta senza discussioni la pellicola in bianco e nero “Queer Panorama”, ambientata ad Hong Kong, del regista, sceneggiatore e attore Jun Li.
Un originalissimo viaggio nel mondo queer che, attraverso la corporeità del camaleontico e misterioso protagonista, descrive e assorbe aspetti dai diversissimi uomini che incontra.

Tra i cortometraggi, premiato “Next Door” (titolo originale: “Nebenan”) del sceneggiatore e regista tedesco Lukas März.
Un thriller che parte dalle paure inconsce che restano e continuano a  pesare, con tanto di fantasma hitleriano alla porta di un appartamento di Monaco di Baviera dove vive una coppia gay. Un modo, forse, anche di (ri)sentire quel clima che sta tornando verso il mondo queer.

Quanto mai apprezzata la direzione di Vladimir Luxuria, alla sua sesta edizione del “Lovers Film Festival”.

Era il 1981 quando Ottavio Mai e Giovanni Minerba diedero il via alla rassegna cinematografica, partendo dal successo del loro pellicola “Dalla vita di Piero”.  E’ da qui che ha origine il Festival internazionale di film a tematiche omosessuali. Molti ricorderanno  “Da Sodoma a Hollywood”.

La rassegna indipendente, diventata Festival nel 1989,  si è legata dal 2006 al Museo del Cinema di Torino. Un passaggio importante che ha dato linfa e continuità ad una realtà ora riconosciuta di primissimo piano a livello internazionale.
Una realtà che, oltre a manifestare una propria variegata identità, intendeva rispondere (e continua a farlo) a un contesto in cui il mondo gay veniva (e viene) spesso rappresentato, specie in Italia, attraverso ridicole macchiette che proiettano un’immagine stereotipata.