Nel ricchissimo filone musicale di pop & rock dei prolifici anni Sessanta vi fu anche una corrente, piuttosto vitale, di rock progressivo cristiano.
Era un tentativo di parlare di fede attraverso nuove sonorità al passo con i tempi, mirato a coinvolgere i giovani, che – all’ epoca – vivevano realtà aggregative legate al mondo cattolico: tutto questo portò alla nascita del fenomeno della “Messa Beat“…
Tra coloro che portavano avanti questo nuovo modo di interpretare il canto liturgico, con strumenti e sonorità nuove ed innovative, vi furono Domenico Marchetta, Ennio Morricone, Giovanni Maria Rossi, Michele Bonfitto, il Gen Rosso e il Gen Verde, Pierangelo Sequeri, Pierangelo Comi, il Clan Alleluia, Benito Urgu, Zucchero Fornaciari (quando era ancora Adelmo…) e Marcello Giombini, fino ad arrivare al musical evergreen “Viva la gente“: questi furono solo alcuni dei tanti che misero, in quel periodo storico, la fede in musica…

Questo caleidoscopio di autentiche “gemme” è spesso da ritrovare nelle liste ufficiali del progressive pop-rock italiano: questo perché le tematiche affrontate e il fatto che non fossero distribuiti nei canali ufficiali di vendite hanno inficiato di parecchio la conoscenza di questi lavori. In alcuni casi (tutt’altro che rari) arrivarono a livelli musicali molto alti, sia dal punto di vista compositivo che esecutivo.
Tutto questo movimento porta anche musicisti di prima fascia a subire la fascinazione del periodo in cui erano immersi, dando origini a canzoni come “Chi era lui” di Paolo Conte (incisa da Adriano Celentano), “Dio è morto” di Francesco Guccini (portata al successo nel 1967 dai Nomadi), “Spiritual” di Fabrizio de Andrè (lo stesso suo album “La buona novella” risente di questo spirito).
A mettere ordine a questo variegato fenomeno sono stati due libri: “Cantate al Signore! Chiesa e musica dal canto al gregoriano alla musica beat” (2014) di Antonio Marguccio e “Messa Beat – Estate ’67” (2022) di Francesco Paolo Paladino.

Questo costume di parlare di fede attraverso la musica continua ancora oggi, anche se la Messa Beat è caduta in disuso e, probabilmente, ha perso molto della sua carica originaria innovativa e spontanea; resta il fatto che ancora oggi vi sono giovani che cercano di esprimere il sacro in musica. Ovviamente facendo i conti con i ciclici passaggi generazionali e la relativa mutazione di sonorità.
Questo ci porta a poter affermare che il fenomeno della Messa Beat non fu solo rappresentato da “canzonette”, ma un reale e concreto fenomeno di base, genuino e spontaneo, che ancora oggi è ancora vivo…
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