di Igor Boni – esponente dei Radicali

Il Parlamento, senza che si siano alzate particolari proteste nel Paese, ha dato il via libera alla norma che fornisce alle Regioni la possibilità di avvalersi all’interno dei consultori “anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità” . Una norma questa che, evidentemente, mira ad aprire le porte ai cosiddetti Pro-vita, che vogliono ostacolare l’accesso all’aborto alle donne che liberamente scelgono di interrompere la gravidanza.
Non si tratta di una mia accusa, ma di una loro rivendicazione.
Sembra un paradosso, ma per quanto mi riguarda l’aspetto più grave di questo fatto è che il provvedimento venga approvato all’interno del cosiddetto “Decreto PNRR“, sul quale è stato richiesto il voto di fiducia dal Governo di destra italiano. Un provvedimento di ostacolo all’accesso all’aborto, che non c’entra assolutamente nulla con gli obiettivi del decreto e che, come già accaduto molte altre volte nel nostro Paese, nasconde al proprio interno norme che minano i diritti degli italiani e, soprattutto, delle italiane.
Dico che è già accaduto perché proprio noi Radicali fummo gli unici a denunciare il fatto che dentro il “Decreto Olimpiadi” del 2006, varato dal Governo ultra-proibizionista guidato da Silvio Berlusconi in vista dei Giochi Olimpici invernali di Torino, venne inserita nelle fasi di conversione in legge un articolato volto ad equiparare droghe leggere e droghe pesanti, una sorta di “treno a cui agganciare un vagoncino, anzi un vagone bello grosso, pieno di misure che col testo iniziale c’entravano ben poco”: parole, queste, di Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale.
Con l’inserimento di questa norma si va esplicitamente contro la legge 194, che parla testualmente di “aiutare la maternità difficile dopo la nascita”, ma soprattutto si va contro lo stato di diritto che, ovviamente, crolla quando si approva, dentro una legge o un decreto che si riferisce ad un tema specifico, articoli che nulla c’entrano e che hanno lo scopo di far passare “di nascosto” dall’opinione pubblica istanze che mirano a restringere le libertà in questo Paese.
Servirebbe che tutto questo non passasse in un battito di ciglia e che ci fosse una azione politica forte, coordinata, duratura ed efficace, per smascherare questi truffatori politici. Invece, tutto si esaurisce in qualche post sui social, che ormai hanno la capacità di lasciare un segno come la neve al sole.