In un’epoca di manipolazione e interpretazione delle immagini, alcune fotografie trapassano il velo della normalità per immergerci in un mondo di mistero e meraviglia, catturando l’immaginazione: opere che, sfidando le nostre percezioni predefinite, aprono porte verso mondi interiori e sconosciuti.
“L’Autoritratto nella credenza” di Claude Cahun del 1932 è una di queste immagini affascinanti. Nell’opera, l’artista è raffigurata addormentata su un ripiano di un antico mobile nella sua casa sull’isola di Jersey, mentre il tempo sembra estendersi intorno a lei.
La lettura dell’immagine evoca un senso di nostalgia e inquietudine, invitando lo spettatore a riflettere sul significato più profondo della scena. Si evidenzia il contrasto tra la familiarità della casa come luogo di intimità e il senso di straniamento causato dalla presenza di Claude Cahun in un ambiente inusuale. La domanda su chi essa sia nella fotografia – donna, ragazza, bambola – solleva interrogativi sulla natura dell’identità e sulla relazione tra soggetto e oggetto. La chiusura degli occhi aggiunge un’aura di mistero, inducendo lo spettatore a interrogarsi se sia in uno stato di sonno o di morte simbolica; inoltre, il parallelo con la bambola suggerisce un collegamento tra l’infanzia e il mondo degli adulti, tra la realtà e il sogno.
Questa foto testimonia la genialità di Claude Cahun, un’artista ribelle e pioniera della fluidità di genere, che ha sfidato i pregiudizi sulla femminilità, aprendo la strada a una visione più ampia e inclusiva della sessualità.
Lucy Renée Mathilde Schwob, nome d’arte Claude Cahun, maschile e femminile al tempo stesso, dichiarazione di fede nell’ambiguità, nasce a fine dell’Ottocento (1894-1954) da una famiglia di intellettuali francesi. Fotografa, costumista, autrice di saggi e attrice teatrale, Claude Cahun è un’artista poliedrica e provocatoria del movimento surrealista.
La sua arte e il suo destino sono intrecciati con quelli della sua musa collaboratrice e confidente più intima, Suzanne Malherbe, figliastra del padre.
Claude Cahun, dalla personalità indomita, sfida audacemente le convenzioni attraverso fotografie provocatorie e scritti taglienti. Danza sul filo sottile tra sogno e realtà, rifiutando di essere contenuta dalle restrizioni sociali e culturali, incarnando una ribellione creativa e radicale.
Eppure il mondo non era pronto per Claude Cahun; la sua voce fu soffocata, il suo lavoro ignorato per gran parte della sua vita e solo negli anni ’80, dopo la sua morte, l’ampiezza del suo eccezionale talento è stato finalmente riconosciuto.
La sua visione dell’arte e della vita, che va oltre le categorie di genere, anticipa concetti come la fluidità di genere e l’identità queer, dimostrando una straordinaria anticipazione concettuale nonostante tali termini non facessero parte del linguaggio storico di allora.

Assolutamente, l’autoritratto di Claude Cahun nella credenza conserva tutt’oggi un impatto significativo, poiché continua ad aprire nuovi orizzonti di comprensione e significato.

Kirsten Justesen (2013)-
Kirsten Justesen (2013)
L’opera “Senza titolo” di Francesca Woodman, realizzata a Providence, Rhode Island, tra il 1975 e il 1978 e pubblicata nel 1997, insieme a “Ritratto in archivio con collezione, piccoli vecchi pezzi di bozze e piedistalli (dopo Claude Cahun)” di Kirsten Justesen del 2013, illustrano in modo eloquente l’influenza perdurante dell’opera di Claude Cahun. Attraverso le loro foto, Woodman e Justesen non solo omaggiano la figura e l’opera di Claude Cahun, ma mettono in luce anche la costante rilevanza e potenza dell’immagine originale.
Ciò sottolinea come i temi e le idee esplorati da Claude Cahun conservino la loro attualità nell’arte contemporanea, dimostrando che l’arte può superare il tempo e mantenere un impatto significativo attraverso le generazioni.
Kirsten Justesen (2013)-
Francesca Woodman (1975-1978/1997)