Articolo di
Igor Boni – esponente radicale
La morte in carcere è la morte del carcere.
Siamo a metà di marzo e da inizio anno 60 detenuti sono morti nelle carceri italiane. 25 di loro si sono tolti la vita.
Sono dati che non hanno eguali nei 20 anni precedenti in Italia.
Sono dati ancora più preoccupanti se si leggono in confronto. Il tasso di suicidi della popolazione carceraria in Italia è 10 volte quello della popolazione italiana fuori dal carcere. L’Italia ha il divario maggiore tra il tasso di suicidi in carcere in confronto a quelli fuori, rispetto a tutti gli stati europei.
La Finlandia, per fare l’esempio più virtuoso, ha tassi di suicidio sostanzialmente uguali tra la popolazione carceraria e quella libera.
Quello che sta accadendo dietro le sbarre è qualcosa di disastroso, è il vero e proprio disfacimento di un intero sistema che, di tutta evidenza, non regge più, è letteralmente marcio, nelle strutture e nelle finalità che dovrebbe porsi.
Il sovraffollamento fuori controllo della maggior parte delle carceri italiane, la carenza cronica di organici, la scarsa disponibilità di lavoro, di educatori, di psichiatri, di mediatori culturali, la risposta tardiva dei magistrati di sorveglianza, avvelenano un clima dentro strutture che non hanno nulla a che fare con il dettato costituzionale, che dovrebbe mirare – invece – al reinserimento sociale dei detenuti.
Accade l’esatto contrario.
Chi era inserito nella società con buona probabilità non si inserirà più, proprio a causa del carcere. Chi era emarginato, la maggior parte dei detenuti, sarà ancora più emarginato a causa del carcere.
In tutto questo, nelle carceri minorili, a causa dei provvedimenti del governo, siamo al record assoluto di presenze – oltre 500 – degli ultimi 10 anni, con arresti di minori che nel 2023 sono stati i maggiori degli ultimi 15 anni.
E tra gli adulti la situazione è drammatica. Ecco i numeri che meritoriamente ci fornisce l’Associazione Antigone: al 31 gennaio 2024 i detenuti erano 60.637, a fronte di 51.347 posti ufficiali (anche se sono circa 3.000 quelli che, tra questi, non sono realmente disponibili).
Alla stessa data, 2.615 erano le donne detenute e 18.985 le persone straniere detenute, appartenenti a molte decine di nazionalità diverse, il 31,3% del totale. S
e si aggiunge che circa 1/3 dei detenuti è dietro le sbarre per reati connessi alla legge criminogena sulla droga e un altro terzo è in attesa di giudizio definitivo – quindi, innocenti per la legge italiana – abbiamo un quadro terrificante di cosa è il carcere.
Soluzioni possibili?
Nell’immediato, amnistia e indulto ridurrebbero il sovraffollamento.
Nel medio periodo serve una riforma complessiva del sistema carcerario e un diverso approccio della politica, che deve smetterla di usare il carcere per raggranellare voti, ogni giorno inventando nuovi reati o inasprendo le pene. I
l carcere così è una scuola di malavita ed è uno dei peggiori danni alla sicurezza dei cittadini italiani.