Articolo di Igor Boni – Radicali
La sezione famiglia della Corte d’Appello civile di Milano ha accolto il ricorso della Procura milanese contro i decreti del Tribunale che, il 23 giugno scorso, avevano validato le trascrizioni dei figli di tre coppie di donne, nati con procreazione assistita effettuata all’estero. I giudici ribaltano, quindi, la pronuncia di sei mesi fa e dichiarano non legittime le iscrizioni sul registro degli atti di nascita della doppia maternità.
Si afferma che non è ammessa la formazione di un atto di nascita indicante quali genitori due persone dello stesso sesso.
Per quanto mi riguarda, ribadisco quanto già affermato in occasione della grande iniziativa, meritoriamente promossa dal Sindaco di Torino, Stefano Lorusso, al Teatro Carignano, il 12 aprile scorso. In quella occasione, trecento fra primi cittadini e amministratori di oltre 120 città si sono riuniti per chiedere al Parlamento una legge per il riconoscimento anagrafico dei figli delle coppie omogenitoriali e l’introduzione del matrimonio egualitario, con il conseguente accesso alle adozioni.
A mio avviso, non bastano e non basteranno richieste, certamente utili, come quella suddetta. Serve un’azione non-violenta istituzionale che veda i Sindaci delle grandi città uniti nella scelta di trascrivere i figli delle coppie dello stesso sesso, che siano due uomini o che siano due donne.
Una sfida istituzionale da mettere sul tavolo contro chi si trincera dietro il fatto che la legge non prevede che questo sia possibile. Una sfida da mettere in campo. contemporaneamente. dalle amministrazioni delle grandi città italiane, a partire da Milano, Torino, Roma, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo (insieme a tante altre), per affermare unitariamente che non sono – che non siamo – disponibili ad essere complici di una vera e propria discriminazione a danno dei bambini, creando bimbi di serie A e bimbi di serie B.
Di fronte a questo scontro istituzionale sarebbe ben difficile respingere al mittente le trascrizioni, e credo che, proprio in seguito a un’azione di questa natura, si investirebbe il Parlamento di un’urgenza che non sarà conquistata con lettere d’intenti o inviti a legiferare.