Marco Pannella e Giorgio Napolitano. Due storie politiche diverse, opposte per alcuni versi. Eppure tra loro ci fu comunità d’intenti su molti temi. Uno di questi: le violazioni dei diritti che ogni giorno accadono nelle carceri italiane. Violazioni di cui lo Stato è il responsabile.

“Non è giustizia condannare tutti voi a una reclusione che non sia dignitosa. È una prassi che contrasta con la Costituzione”. Così disse Napolitano ai detenuti di Poggioreale mentre Pannella dai microfoni di radio Radicale, da tutte le carceri italiane, in ogni secondo strappato all’informazione, invocava e chiedeva “Amnistia per la Repubblica”.

L’8 ottobre del 2013 il Presidente Napolitano, proprio su sollecitazione del leader radicale, inviò l’ultimo messaggio alle camere, come previsto dalla nostra Costituzione. Un messaggio, l’unico inviato da Napolitano, che denunciava l’inaccettabile sovraffollamento, parlava di amnistia e indulto, di “considerare l’esigenza di rimedi straordinari”, di pene alternative, di depenalizzazione, di lavoro e di reinserimento sociale dei detenuti, delle sentenze della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. Tanti applausi, nessuna azione. le cose non solo non sono cambiate ma sono peggiorate drasticamente.

Il messaggio suddetto finiva con queste parole che vale la pena di rileggere: Onorevoli parlamentari, confido che vorrete intendere le ragioni per cui mi sono rivolto a voi attraverso un formale messaggio al Parlamento e la natura delle questioni che l’Italia ha l’obbligo di affrontare per imperativi pronunciamenti europei. Si tratta di questioni e ragioni che attengono a quei livelli di civiltà e dignità che il nostro paese non può lasciar compromettere da ingiustificabili distorsioni e omissioni della politica carceraria e della politica per la giustizia.

Oggi la situazione vede quasi 58.000 detenuti a fronte di una capienza di circa 51.000, un dato falsato, visto che come ci ricorda Antigone “Questo tasso di affollamento deriva da un conteggio in cui vengono inclusi anche posti detentivi in effetti non disponibili, a causa di interventi di manutenzione più o meno brevi”.

A fronte del tasso di sovraffollamento medio nazionale del 112,6%, ci sono regioni che superano il 144% e singoli istituti che superano il 180%. Letteralmente una vergogna. A fronte di tutto questo vi sono enormi carenze di educatori, mediatori culturali, psichiatri e, soprattutto, di agenti di polizia penitenziaria, nonché di direttori che spesso sono costretti a occuparsi di due o tre strutture contemporaneamente.

Con l’iniziativa “Devi vedere” di Radicali Italiani solo nel 2023 con l’autorizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, abbiamo portato centinaia di persone, semplici cittadini, dentro le strutture per far vedere, toccare con mano, una situazione della quale praticamente nulla si conosce fuori dalle sbarre. Mentre marciscono i diritti nelle celle sovraffollate delle carceri, certa politica non vede altro che rispondere per ogni problema con più carcere, aumento delle pene, che oggi significa automaticamente meno sicurezza, meno diritti, più marginalità, violazione della legge.

Quel messaggio di Napolitano e quelle battaglie dei radicali non sono parte del passato, sono necessarie oggi. Per questo, se vi fosse ragionevolezza nel nostro Parlamento, parlare di amnistia e indulto non sarebbe un tabù ma rappresenterebbe un rimedio straordinario necessario per dare aria e speranza al disastro delle carceri italiane.

Igor BoniPresidente di Radicali Italiani