A) E’ emergenziale la situazione inerente la parita’ salariale di genere ,in Italia ?Sì, perché esistono ancora diseguaglianze oltre ad una forte disparità retributiva a parità di competenze e condizioni demografiche.
B) La disparità e’ quantificabile ?
L’ indagine “Lavorare pari”, condotta da Acli nazionale Area Lavoro attraverso il proprio Caf e presentata a Torino il 13 giugno, ha evidenziato che a livello nazionale il 14,9 % dei lavoratori dipendenti possiede un reddito inferiore o pari ai 9mila euro annui che è la soglia della povertà assoluta. Questo dato, già problematico, è fortemente peggiorativo se rapportato solamente alle donne in quanto addirittura il 21,7% del campione può contare al massimo su 9.000 euro di reddito complessivo annuale; il 27,9% percepisce un reddito relativamente povero (redditi inferiori o uguali a 11.000 euro di reddito complessivo) e il 40,9% sono vulnerabili, a rischio di povertà (sotto i 15.000 euro di reddito complessivo)
C) Quali sono le regioni italiane dove la situazione dei lavoratori poveri si fa ancora più complessa ?
Come prevedibile al sud e isole siamo alla totale emergenzialità, basti pensare che nella fascia di reddito sotto i 9mila euro, vi sono il 27,2 % (media nazionale) di persone in stato di disagio. Questi sono però’ dati sui pesa molto la non leggibilità del “lavoro nero “.
D) E la situazione in Nord Italia ?
Posso citare alcune cifre che rendono l’idea del divario con il sud ..Regioni come Piemonte e Lombardia hanno l’ 11,80,%..la Liguria tocca il 20% ,sono dati su cui incidono le strategie di sviluppo che le regioni si danno ,anche a seguito di comportamenti che creano un intreccio di investimenti virtuosi e differenziati sul territorio (aree interne, citta’ metropolitana, aree rurali) etc etc .
E) In questi dati nazionale, vi sono anomalie ?
SI,i dati di Veneto e Valle d’ Aosta sono dove la popolazione a meno di 9 mila euro annui ,arriva al 14% circa .
F) Che proposte ci sono in concreto per arginare al femminile il “gap” di genere ?
Si tratta di un fenomeno complesso sui è necessario agire su più livelli: c’è una problematica culturale che pesa sulle donne e che condiziona ancora troppo gli uomini nel percepire le donne con pari diritti e pari libertà; occorre che il pubblico investa in strumenti di conciliazione per le donne flessibili e adeguati alle nuove esigenze di quelle donne che percepiscono il lavoro come uno spazio di crescita e di realizzazione; occorre che le aziende investano in politiche di parità retributiva, basata su criteri meritocratici trasparenti e condivisi.
G) La formazione professionale in Italia è o non è paritaria ?
La formazione professionale è stata ed è anche oggi una leva molto importante per sostenere le donne in percorsi di riqualificazione professionale, sensibilizzare rispetto al tema del gender equality, costruire percorsi di leadership femminile.
H) Una domanda che non ti ho fatto e che avresti voluto che ti facessi ..? Il fenomeno dei working poor riguarda solo le donne o anche i giovani ?
Come riportato nella nostra ricerca, i fattori di vulnerabilità legati al genere e alla dimensione geografica si accentuano se si guarda alle diverse fasce di età: considerando la fascia di reddito più bassa che abbiamo scelto, quella dei 9.000 euro, il dato medio che è pari al 14,9% diventa 28% se si considerano i giovani fino a 29 anni, percentuale che arriva al 31,7% nel caso delle donne giovani. Tale percentuale diminuisce significativamente nelle classi di età successive.
Dati molto gravi che ci dicono che non stiamo costruendo un Paese capace di valorizzare il potenziale delle donne e dei giovani. In chi dunque stiamo riponendo la fiducia e la speranza per il futuro? In che modo stiamo rispondendo all’art. 36 della Costituzione che afferma che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se’ e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” ?