Ed è stato definitivamente un successo replicato anche quest’anno per Drusilla Foer che ieri sera ha impietrito il pubblico dell’Ariston, catalizzato gli spettatori davanti al piccolo schermo e fatto scintillare i social sino a tarda notte per le tantissime condivisioni della sua apparizione a sorpresa in teatro a Sanremo: fa quindi di nuovo centro il suo spontaneo esercizio empatico del saper spaziare nei sentimenti altrui senza mai sovrastare la scena.
Sguardo fisso, capacità di immedesimazione da brividi, compostezza e voce rotta dall’ emozione, sono il risultato di un ascolto attento e del totale e riuscito spegnimento di ogni pregiudizio.
Quasi inspiegabile come Drusilla Foer riesca a mettere, ogni volta in modo nuovo, il suo occhio in profondità tra la pelle ed il cuore delle persone.
Lo stesso palco che lo scorso anno l’aveva vista in un ruolo impegnativo e laborioso e che le aveva poi spalancato, assai meritatamente, sia porte possibili che meno possibili, nel 2023 l’ha accolta al fianco di una donna dal grande carisma, Pegah Moshir Pour, “content creator”, attivista Italiana di origini Iraniane impegnata da anni in favore dei diritti umani, in particolare delle donne.
Una manciata di minuti dedicati alla recitazione di un monologo a due che ha impressionantemente elencato i diritti più importanti negati agli iraniani, con il sottofondo della canzone “Baraye” dell’artista iraniano Shervin Hajipour e che si è chiuso con la parola LIBERTÀ ripetuta tre volte.
La paura chiude, l’amore apre, questo il concetto essenziale che ricorderemo dell’intervento che ha lasciato in tutti noi un segno non solo per la sua forza comunicativa e per il suo alto contenuto morale, ma per l’immagine del simbolico incontro tra due persone che appartengono a mondi apparentemente diversi che si stringono le mani parlando un alfabeto muto che buca lo schermo.