“Le politiche che riguardano la ristorazione collettiva e le mense scolastiche possono impattare positivamente il sistema alimentare complessivo. Slow Food lavora per assicurare un cibo buono, pulito e giusto per tutti: il carattere globale del nostro impegno si esplica alla perfezione nelle mense scolastiche, dove giovani di tutte le estrazioni sociali condividono la stessa tavola”.
Mentre queste sono state le parole di Fosca Nomis, responsabile Advocacy e Policy di Save the Children Italia:“Quando, nei primi mesi del 2020, le scuole hanno chiuso a causa del lockdown, nel giro di poche settimane tante famiglie che seguiamo hanno cominciato ad avere problemi a mettere insieme due pasti al giorno è stata la dimostrazione di quanto la mensa scolastica sia un servizio importante per molte famiglie, un vero strumento di contrasto alla povertà”.
L’obiettivo potrebbe essere quello di tentare di emulare l’esempio virtuoso di Piana fiorentina, in Toscana, dove la società Qualità e Servizi rifornisce le mense di 6 Comuni, per un totale di 8.000 pasti al giorno in 70 scuole, valorizzando le materie prime locali e stagionali, riducendo la proposta di alimenti di origine animale e proponendo a bambine e bambini piatti a base di legumi, con oltre il 70% della materia prima proveniente da meno di 80 km. Certo resta il dubbio se questo sia possibile per le grandi città che contano un numero di alunni ben superiore e dove di recente è stato richiesto dalla Lega Antivivisezione di ridurre il consumo di carne per il 20% e di offrire un giorno a settimana un pasto vegetariano ai bambini. Una scelta questa che spetterà alle singole amministrazioni locali che detengono il compito della gestione di questo servizio. Quel che è certo è che qualcosa si sta muovendo e l’alimentazione delle mense scolastiche è destinata a mutare nei prossimi anni, proprio come sta mutando la nostra.