Il Festival CinemAmbiente conclude nella serata di domenica 12 giugno, con la cerimonia di premiazione dei film vincitori, l’edizione del suo venticinquennale.

«Il Festival CinemAmbiente rappresenta la vocazione ecologica del Museo Nazionale del Cinema e conferma con gli incontri, i film e i premi la sua attitudine fondamentale: essere un punto di riferimento per qualunque pensiero, idea, proposta, denuncia che affronti tematiche ambientali attraverso il cinema – sottolineano il presidente del Museo Nazionale del Cinema Enzo Ghigo e il direttore Domenico De Gaetano – Anche il bilancio di questa 25^ edizione, aperta con lo spettacolare progetto cine-musicale dei Marlene Kuntz nella Mole Antonelliana, è molto positivo. Rispetto a quando il Festival è nato, siamo nel pieno di una transizione ecologica che avrà ampie ripercussioni sulla società, sull’economia e sulla cultura, tutti segnali che CinemAmbiente interpreta e interpreterà in maniera sempre puntuale e innovativa».
«Sono molto soddisfatto di quest’edizione che ha sancito un vero ritorno al cinema “in presenza” – dice il direttore del Festival Gaetano Capizzi. «E, quel che più ci interessa, la nostra manifestazione si è dimostrata ancora una volta un efficace catalizzatore: ha avuto ospiti importanti – italiani e stranieri – in grado di intervenire in maniera originale nel dibattito generale sullo stato del Pianeta, ha attirato altre forme artistiche, ha coinvolto attivamente diversi progetti europei, confermandosi come un evento unico nel panorama  della cultura ambientale italiana».

I film vincitori e gli altri titoli proposti nel cartellone di quest’anno sono visibili gratuitamente online tramite il sito del Festival, www.festivalcinemambiente.it, fino al 21 giugno, sulla piattaforma OpenDDB (capienza di 500 accessi per ciascun titolo).

I premi attribuiti al termine della 25^ edizione del Festival sono:

Premio Asja. Energy per il miglior documentario ($ 5000), assegnato dalla giuria composta da Werner Boote, regista, Suzanne Crocker, regista, Sonia Filippazzi, giornalista, Beppe Rovera, giornalista, Gianluca Maria Tavarelli, regista, a:
Carbon – The Unauthorised Biography di Daniella Ortega & Niobe Thompson (Australia, Canada, Francia 2021, 89’)
con la seguente motivazione:
Un soggetto difficile reso comprensibile a tutti: il carbonio racconta se stesso portando lo spettatore alla scoperta di un elemento alla base della vita ma che oggi rischia anche di provocarne la fine. Scienza ma anche poesia e creatività si fondono in più linguaggi narrativi, senza trascurare la leggerezza dello humour, per rendere visibile quello che è invisibile. 

La giuria ha inoltre attribuito una menzione speciale al film:
Pleistocene Park di Luke Griswold-Tergis (USA 2022, 101’)
con la seguente motivazione:
La testarda determinazione di uno scienziato che – da solo con il figlio – tenta di riprodurre le condizioni del Pleistocene in una zona remota della Siberia per contrastare lo scioglimento del permafrost. Quella che sembra follia visionaria finisce con il conquistare lo spettatore come qualcosa di possibile e anzi necessario per l’interesse comune di fronte agli effetti drammatici dei cambiamenti climatici. 

Premio Terna per il miglior cortometraggio ($ 1500), assegnato dalla giuria composta da Cristina Gabetti, giornalista, Marlene Kuntz, musicisti, Claudia Praolini, direttrice artistica di Concorto Film Festival, a:
Haulout di Evgenia Arbugaeva e Maxim Arbugaev (Regno Unito, Federazione Russa 2021, 25’)
con la seguente motivazione:
Abbiamo apprezzato la dimensione narrativa capace di destabilizzare lo sguardo, di lasciare le immagini testimoni degli eventi, senza la mediazione interpretativa della parola. C’è dello stupore, c’è della poesia, c’è uno sguardo politico. Apertura verso l’immanenza di un mondo animale che ci costringe a dover prendere coscienza dei catastrofici effetti imposti dal cambiamento climatico. Ricerca e sperimentazione abbinate ad una stupefacente realizzazione tecnica.

La giuria ha inoltre attribuito una menzione speciale al film:
Bolo Raz Jedno More… (Once There was a Sea…) di Joanna Kozuch (Slovacchia, Polonia 2021, 16’)
con la seguente motivazione:
Per la realizzazione delle magnifiche immagini con le quali ha narrato la storia di una catastrofica trasformazione ambientale e sociale, quella del mare d’Aral. La sparizione dell’antico mare è intrecciata con le vite di donne e uomini che su quelle rive hanno prosperato, perso tutto, e che oggi ne abitano le sponde immaginarie, in un’atmosfera polverosa e surreale. Lo stile grafico è nel contempo incisivo e lieve. 

➢ Premio IREN del pubblico ($ 1500), assegnato dagli spettatori del Festival a:
Going Circular di Nigel Walk e Richard Dale (Paesi Bassi 2021, 90’) 

➢ Premio “Ambiente e Società”, istituito dalla Cooperativa Sociale Arcobaleno, per il film, che meglio abbia saputo coniugare i temi ambientali e la dimensione sociale, assegnato dai lavoratori e dalle lavoratrici della Cooperativa a:
Chemical Bros. di Massimiliano Mazzotta (Italia 2022, 74’)
con la seguente motivazione:
Un docufilm di denuncia che lancia un forte messaggio al mondo, attraverso un viaggio che dalla Sardegna passando per il Veneto arriva in Gran Bretagna e pone l’attenzione su una tematica sempre attuale: contrastare una economia basata sulla produzione sfrenata di oggetti di uso comune, che antepone gli interessi economici a discapito del benessere della comunità e dell’ambiente. Un documentario scomodo, per sollecitare una presa di coscienza e mettere in atto un’azione collettiva per contrastare le derive che colpiscono tutti in termini di perdita di ambiente e salute in maniera irreversibile.
È necessaria un’inversione di rotta. In fondo, siamo fatti di chimica, ma di chimica naturale.

➢ Premio “Casacomune”, istituito dal Festival e da Casacomune, Scuola e Azioni, per il film o l’autore che meglio sia stato in grado di riflettere temi legati alla spiritualità intesa come dimensione strettamente legata alla natura di cui facciamo parte, assegnato a:
Suzanne Crocker, regista del film First We Eat

I riconoscimenti a personalità del mondo del cinema e di altre arti e discipline attribuiti nella 25^ edizione del Festival sono: 

  • Premio “Stella della Mole”, istituito dal Museo Nazionale del Cinema e dal Festival, per un artista che attraverso il linguaggio cinematografico declini nella sua opera temi legati all’ambiente e alla natura, assegnato a Franco Piavoli.
  • Premio “Dalla Terra alla Terra”, offerto da Biorepack, di € 3000, per la figura o il film che meglio illustra le problematiche legate al suolo, alla sua protezione dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici, e alla produzione alimentare sostenibile, assegnato a Vandana Shiva.
  • Premio “Ciak verde”, istituito dal Festival e da Legambiente, per una figura del mondo del cinema e dello spettacolo italiano impegnata nella difesa dell’ambiente che metta a disposizione la propria immagine e capacità comunicativa per sensibilizzare il pubblico sulla gravità dell’attuale crisi climatica, assegnato a Alessandro Gassmann.
  • Premio letterario “La Ghianda”, istituito dal Festival, per un’autrice o un autore che nel corso del proprio percorso artistico abbia espresso un rapporto profondo e personale con l’ambiente, il paesaggio e la natura, assegnato a Antonella Anedda.

 

SINOSSI | BIOGRAFIE

Carbon – The Unauthorised Biography di Daniella Ortega & Niobe Thompson (Australia, Canada, Francia 2021,89’) La storia paradossale del carbonio, elemento che sta alla base della vita, capace, però, di porle fine. Sulla voce narrante dell’attrice Sarah Snook, si dipana un percorso lungo il quale scopriamo la turbolenta presenza del carbonio nell’evoluzione della Terra. Grazie alle testimonianze di celebri scienziati, siamo trasportati dalle origini della vita alle rivoluzioni dei combustibili fossili della civiltà moderna, fino ai terribili conflitti politici che tale rivoluzione sta causando. Intanto si fa strada una nuova generazione di ricercatori e di imprenditori delle energie rinnovabili, i quali stanno mettendo a punto strategie tecnologiche finalizzate alla cattura del carbonio, per evitarne la massiccia dispersione nell’atmosfera. Ma come finirà la grande relazione dell’umanità con questo elemento: si tratterà di riconciliazione o di rovina?

Niobe Thompson, regista e antropologo, esplora attraverso i suoi documentari i misteri dell’evoluzione e i dilemmi ambientali dell’Antropocene: dalle migrazioni Inuit in Inuit Odyssey (2009), alle nuove scoperte sulle prime popolazioni delle Americhe in Code Breakers (2011), dal racconto dell’evoluzione dell’Homo Sapiens in The Great Human Odyssey (2015), allo sviluppo dei trapianti di organi in Memento Mori e Vital Bonds (2016). Daniella Ortega, regista e sceneggiatrice per varie emittenti internazionali, si occupa di temi complessi come i pericoli delle sostanze tossiche che si accumulano nelle nostre case nel suo Is Your House Killing You? (2007), le spiegazioni scientifiche dei misteri che sconvolgono il cervello degli adolescenti in Whatever! The Science of Teens (2009) e la scoperta in Cina di resti umani risalenti all’era glaciale in Enigma Man: A Stone Age Mystery (2013). 

Pleistocene Park di Luke Griswold-Tergis (USA 2022, 101’) L’incredibile storia del geofisico Sergej Zimov e del suo progetto, che nel 1996 portò alla creazione di una riserva naturale chiamata Pleistocene Park e situata nella Repubblica autonoma di Sacha-Jacutija, nell’Estremo Oriente russo. L’obiettivo è quello di ripristinare l’ecosistema della “steppa di mammut” dell’era glaciale, per contrastare il più possibile lo scioglimento del permafrost e scongiurare gli irreversibili effetti del riscaldamento globale. Accanto all’anziano scienziato, il figlio Nikita. Insieme, sfidando gli ostacoli naturali, burocratici e la penuria di mezzi adeguati, si impegnano a ripopolare l’area di diverse specie animali, dalle renne al bue muschiato, fino ai wapiti e al bisonte. Il ritratto di due personalità inusuali e del loro tentativo di rimodellare il rapporto tra l’umanità e il mondo naturale.

Luke Griswold-Tergis, regista e direttore della fotografia, ha una formazione in antropologia culturale. Il suo primo lungometraggio Smokin’ Fish (2011) viene selezionato e premiato in numerosi festival internazionali. Nel 2021 è direttore della fotografia di We are as God di David Alvarado e Jason Sussberg. 

Haulout di Evgenia Arbugaeva e Maxim Arbugaev (Regno Unito, Federazione Russa 2021, 25’) Sulle coste settentrionali della Siberia orientale, oltre il Circolo Polare Artico, in una capanna fragile e sperduta, esposta al vento che soffia incessante, un uomo scruta l’orizzonte in attesa di qualcosa. Si tratta del biologo marino Maxim Chaliev, il quale, come ogni autunno da ormai dieci anni, studia in quella zona le migrazioni dei trichechi, sempre più vulnerabili allo scioglimento dei ghiacci. Un inatteso e sconcertante resoconto sulle conseguenze incalzanti del riscaldamento globale nell’Artico e, al contempo, un omaggio all’ostinata dedizione degli scienziati che vi lavorano.

Evgenia Arbugaeva e Maxim Arbugaev, fratello e sorella, provengono dalla città di Tiksi, situata sulle coste del mare di Laptev, nella Repubblica di Jakuzia, una terra divenuta il soggetto principale delle loro opere. Evgenia realizza reportage fotografici, insigniti di importanti riconoscimenti, come il Leica Oskar Barnack Award, e pubblicati da testate quali il “New Yorker” e “Time Magazine”. Maxim dirige il cortometraggio documentario The Hunters (2014) e nel 2018, in co-regia con Christian Frei, realizza Genesis 2.0, vincitore del World Cinema Documentary Special Jury Award for Cinematography al Sundance 2018 e del Concorso internazionale del 21° CinemAmbiente.

Bolo Raz Jedno More… (Once There was a Sea…) di Joanna Kozuch (Slovacchia, Polonia 2021, 16’) C’era una volta un mare… Un mare che è svanito e con lui la vita e il lavoro sulla costa. Ora c’è il deserto, su cui giacciono relitti di enormi pescherecci. Intanto, chi è rimasto vive nel sogno di ciò che è ormai solo un ricordo. Joanna Kozuch, regista e animatrice, si forma in Polonia, all’Accademia delle Belle Arti e a seguire all’Università della Slesia. Completa gli studi artistici presso l’Accademia di Arti performative di Bratislava, dove attualmente lavora come insegnante. Dopo l’esordio con il cortometraggio Hra (2004), realizza Fongopolis (2014), 39 týždňov, 6 dní (2017) e Music Box (2019), selezionati e premiati in numerosi festival internazionali.

Going Circular di Nigel Walk e Richard Dale (Paesi Bassi 2021, 90’) Produzione alimentare, energia, materiali da costruzione, moda e molto altro: riprogrammare tutto. Questa è l’ambizione e la teoria alla base dell’economia circolare. Un’idea semplice e radicale che, ispirandosi all’incredibile capacità della natura di rinnovarsi in cicli, ci mostra strategie sostenibili per immaginare un futuro in cui l’umanità possa ripensare i paradigmi globali e rispettare i limiti delle nostre risorse planetarie. Attraverso l’incontro con quattro esperti provenienti da ambiti differenti, fra i quali spicca il longevo scienziato James Lovelock, precursore di tale teoria, ci avviciniamo ai sistemi sinergici e autoregolanti della Terra, perfezionatisi nel corso dei millenni. Un esempio perfetto verso il superamento delle crisi antropogeniche e l’auspicio di modelli produttivi più equi ed efficaci.

Nigel Walk è principalmente produttore di documentari televisivi e per il grande schermo. In qualità di regista realizza numerose serie documentarie TV per National Geographic trasmesse in tutto il mondo, come I misteri della Bibbia con Albert Lin (2019).

Richard Dale inizia la sua carriera di documentarista alla BBC e per produzioni indipendenti. Vincitore e nominato a vari Emmy Award e BAFTA, è noto per 9/11: The Twin Towers (2006), JFK: News of a Shooting (2013), Earth – Un giorno straordinario (2017). 

Chemical Bros. di Massimiliano Mazzotta (Italia 2022, 74’) Un’indagine sulle terribili conseguenze che i giacimenti di fluorite, la produzione e l’utilizzo del fluoro a livello industriale hanno causato sull’ambiente e sulla salute delle persone. Dalle miniere di Silius in Sardegna ha inizio un viaggio che tocca diversi territori, passando per il Veneto e arrivando fino al Peak District National Park del Derbyshire in Gran Bretagna. Realtà che, attraverso testimoni ed esperti, raccontano la memoria di disastri ambientali del passato, della loro convivenza con le popolazioni locali ignare di tutto, delle strategie adottate per proteggere gli interessi economici di pochi a discapito della comunità. I danni sono irreversibili, ma la presa di coscienza da parte della popolazione, seppur graduale, è oggi più che mai determinata a non occultare la verità.

Massimiliano Mazzotta sin dall’età di 16 anni collabora con fotografi affermati nel campo della moda e della pubblicità. Con Oil (2008), il suo primo lungometraggio, vince il premio come miglior documentario italiano e la menzione speciale di Legambiente alla 12^ edizione di CinemAmbiente. Dal 2014 è direttore artistico di LIFE AFTER OIL International Film Festival.

Suzanne Crocker prima di dedicarsi al cinema lavora come medico di famiglia. Il suo cortometraggio d’esordio, Time Lines (2010), ottiene riconoscimenti internazionali. Il primo lungometraggio All the Time in the World (2014), vince 22 premi ed è presentato in concorso alla 18^ edizione di CinemAmbiente. Recentemente, prendendo ancora ispirazione dall’esperienza della sua famiglia, ha realizzato per la Tv canadese Canada – Manger local, une aventure au Yukon (2022), riduzione televisiva del film First We Eat, presentato nella sezione Panorama del 25° Festival CinemAmbiente.

First We Eat di Suzanne Crocker (USA 2020, 101’) Cosa succede quando una famiglia normale, che vive a soli 300 km dal Circolo Polare Artico, bandisce tutto il cibo del supermercato dalla propria casa per un anno? È questa la storia della regista Suzanne Crocker, la quale, malgrado lo scetticismo dei tre figli adolescenti, la riluttanza del marito, le temperature gelide dello Yukon canadese e tutte le difficoltà che ne conseguono, riesce nel suo intento, traendo nutrimento solo da ciò che può essere cacciato, pescato, coltivato e raccolto. Una scelta radicale che esprime la volontà di cercare nuovi orizzonti per il futuro e di confrontarsi con la capacità di recuperare modelli di vita abbandonati nel tempo. Man mano la cronaca familiare si estende fino all’intera comunità, un’occasione preziosa per riscoprirne la storia e l’identità, costituita in gran parte da popolazioni indigene.

Franco Piavoli. Fin dalla sua nascita nel 1933 a Pozzolengo, è rimasto profondamente legato al territorio della provincia bresciana e alle sue tradizioni culturali. Laureato in Giurisprudenza a Pavia, insegna diritto e contemporaneamente coltiva l’arte della pittura e della fotografia. Negli anni Sessanta inizia a girare film sperimentali e i suoi cortometraggi Le stagioni (1961), Domenica sera (1962), Emigranti (1963) ed Evasi (1964) vengono premiati al Festival di Montecatini. Nel 1982, grazie al sostegno dell’amico Silvano Agosti, realizza Il pianeta azzurro, primo lungometraggio, che ottiene un successo immediato: definito «poema panteistico» e «poema visuale, sonoro, bucolico, epico», vince il premio BCV per i nuovi autori alla 50° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il Premio UNESCO e un Nastro d’argento. Negli anni immediatamente successivi Piavoli si dedica anche all’opera lirica, curando la regia di Suor Angelica di Puccini per il Maggio Musicale Fiorentino, de La forza del destino di Verdi e de La Norma di Bellini al Teatro Grande di Brescia. Nel 1989, prosegue la sua personale e intima ricerca cinematografica, in bilico tra documentario e poesia, realizzando il film Nostos, il ritorno, rivisitazione del mito di Ulisse, presentato al Festival di Locarno, al Mill Valley Film Festival di San Francisco e al Festival di Mosca. Nel 1996 completa questa ideale trilogia con il lungometraggio Voci nel tempo, che vince il Premio FEDIC alla Mostra del Cinema di Venezia e ottiene il premio del pubblico al Filmtage di Gottingen nel 1998. Segue nel 2002 Al primo soffio di vento, presentato in concorso al Festival di Locarno, al Sundance Film Festival, vincitore del Premio del Pubblico al 16° Neue Heitmatfilm di Freistadt e di quello per il miglior film straniero al Santa Cruz Film Festival 2004. A questo punto della sua prolifica carriera, al Quirinale gli viene conferito il prestigioso Premio Vittorio De Sica. Nel 2005 Piavoli partecipa al Festivaletteratura con Affettuosa presenza, ritratto del poeta mantovano suo amico Umberto Bellintani attraverso l’intenso rapporto epistolare con Alessandro Parronchi. Mentre Il pianeta azzurro (proiettato anche nella prima edizione del Festival CinemAmbiente) continua a suscitare grande interesse all’estero, il regista prende parte al documentario di Ermanno Olmi Terra Madre (2009) con l’episodio L’Orto di Flora. Nel 2010 gli viene conferita la medaglia del Presidente della Repubblica Italiana nell’ambito del Premio Solinas. Nel 2016 il Festival Cinema du Réel di Parigi gli dedica una retrospettiva integrale al Beaubourg, mentre al Festival di Locarno presenta il suo ultimo mediometraggio, Festa. Nonostante i riconoscimenti internazionali ottenuti dal suo personalissimo cinema fuori dal tempo, Franco Piavoli non si è mai allontanato da quella provincia in cui è sempre vissuto e che ha caratterizzato fortemente l’intera sua opera.

Vandana Shiva. Attivista politica e ambientalista, ferma sostenitrice della necessità di nuovi paradigmi nell’agricoltura e nell’alimentazione, sin dagli studi universitari compiuti in India e in Canada, si occupa di questioni legate ai diritti sulla proprietà intellettuale, alla biodiversità, alla bioetica, alle implicazioni sociali, economiche e geopolitiche connesse all’uso di biotecnologie e ingegneria genetica.
Nata nell’Uttar Pradesh, Nord-est dell’India, trascorre la sua infanzia tra le foreste del Rajahstan e la fattoria gestita dalla madre, ex maestra di scuola, subendo fin da piccolissima il fascino e la maestosità della natura. La sua è una famiglia progressista, frequentata da intellettuali e discepoli del Mahatma Gandhi e dove la cultura e l’attenzione per i diritti civili e sociali sono di casa.
Tornata in India negli anni Ottanta come ricercatrice in politiche agricole ed ambientali all’Indian Institute of Sciences e all’Indian Institute of Management, nel 1991 fonda il movimento Navdanya (in hindi “nove semi) per la difesa dei semi autoctoni contro le multinazionali, che rivendicano come loro “proprietà intellettuale” le varietà agricole selezionate nei secoli da comunità locali. Oggi Navdanya conta circa 70mila membri, donne per lo più, che praticano l’agricoltura organica in 16 stati del paese, una rete di 65 “banche dei semi” che conservano circa 6.000 varietà autoctone, e la Bija Vidyapeeth o Scuola del Seme che insegna a vivere in modo sostenibile.  Vandana viaggia in Africa, in Europa, in America Latina e in altri paesi asiatici, partecipando a conferenze internazionali e alle lotte contro gli organismi geneticamente modificati, la crescita ad ogni costo, l’ingiusta ripartizione delle risorse legata alla globalizzazione. «Oggi siamo testimoni di una concentrazione senza precedenti del controllo del sistema agroalimentare internazionale in cui convergono essenzialmente tre aspetti: il controllo dei semi, dell’industria chimica e delle innovazioni biotecnologiche, attraverso il sistema dei brevetti. Il diritto al cibo, la libertà di disporre del cibo è una libertà per la quale la gente dovrà lottare come ha lottato per il diritto al voto. Solo che non vivi o muori sulla base del diritto al voto, ma vivi o muori sulla base del rifiuto del diritto di disporre di cibo».
Numerose sono le sue pubblicazioni tradotte in tutto il mondo. Di queste ricordiamo l’attualissimo Monocolture della mente (1995) a cui si è ispirato anche Ermanno Olmi nel suo documentario Terra Madre (2009).

Alessandro Gassmann. Classe 1965, si forma alla Bottega Teatrale di Firenze fondata dal padre Vittorio Gassman, debuttando poi, diciassettenne, accanto a lui nel film autobiografico Di padre in figlio (1982). Dopo I soliti ignoti vent’anni dopo e Quando eravamo repressi di Pino Quartullo, si fa notare a livello internazionale nel film spagnolo Uova d’oro (1993), diretto da Bigas Luna, e nel film statunitense Un mese al lago (1995), diretto da John Irvin. Con Uomini senza donne (1996) inizia una proficua collaborazione con Gianmarco Tognazzi. Grazie a Il bagno turco (1997), film d’esordio di Ferzan Ozpetek, ottiene il primo grande successo di pubblico e critica. La consacrazione definitiva giunge per la sua interpretazione nel drammatico Caos calmo (2008) di Antonello Grimaldi, grazie al quale riceve il David di Donatello e il Nastro d’Argento. Nel 2012 debutta nella regia cinematografica con Razzabastarda, che ottiene una menzione speciale al Festival internazionale del film di Roma. A teatro dirige diversi spettacoli, da Roman e il suo cucciolo a L’oscura immensità, fino al più classico Riccardo III di Shakespeare, mentre si intensificano le sue interpretazioni cinematografiche, spaziando dalla commedia sentimentale Tutta colpa di Freud (2014) di Paolo Genovese ai drammatici I nostri ragazzi di Ivano De Matteo e Il nome del figlio di Francesca Archibugi, con i quali vince ancora il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista nel 2015. Nello stesso anno esordisce come documentarista con Torn – Strappati, girato nei campi di accoglienza di Libano e Giordania. Nel 2017 dirige e interpreta la pellicola cinematografica Il premio e diventa il protagonista dell’apprezzata serie TV I bastardi di Pizzofalcone, tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni, del quale porta a teatro e al cinema anche la pièce Il silenzio grande. Attivista ambientalista, nel 2022 pubblica insieme a Roberto Bragalone, per Piemme, Io e i #GreenHeroes. Perché ho deciso di pensare verde. Determinante nella scelta di vita di pratiche sostenibili è la nascita del figlio Leo, perché «quando arriva un figlio cominci a immaginare il futuro non pensando più alla tua esistenza, ma alla sua. (…) Mi sento responsabile: anche io per 57 anni ho guidato, consumato, bruciato, riscaldato… Vorrei che mio figlio avesse un ricordo di suo padre come di una persona che a un certo punto ha cercato di recuperare in parte il danno fatto».

Antonella Anedda. Nata nel 1955 a Roma da una famiglia di origini sarde e corse, dopo gli studi classici e l’università all’estero, esordisce a trentaquattro anni e da subito i poeti e la critica si accorgono della sua originalità. Nell’arco di tre decenni pubblica sedici titoli, tra i quali spiccano le opere Residenze invernali, Notti di pace occidentale, Il catalogo della gioia, Isolatria, Historiae e Geografie, e riceve molti premi come il Diego Valeri, il Montale, il Frascati, il Viareggio-Repaci, il Pascoli, il Puškin e il Cesare Pavese. Fin dagli inizi della sua produzione letteraria, ha saputo comporre versi che hanno dimostrato un profondo attaccamento alla “terra”, sia la terra del sé, l’intima sospensione dove le parole vengono ostentate, carattere forte e diffuso tra le poetesse contemporanee, sia la terra in quanto opera di una costante crescita ed evoluzione, come gli alberi, le erbe, i paesaggi, i continenti, i boschi. C’è sempre qualcuno che guarda qualcosa, c’è sempre un piccolo spettacolo in atto che noi raggiungiamo grazie alle preziose reti verbali di Antonella Anedda. Ecco come si esprime la critica: «Una capacità davvero notevole di fermare e cristallizzare i sentimenti e le emozioni in architetture formali e rigorose, in arabeschi di oggetti nitidi, lucidissimi, carichi di inquietudini e di aspirazioni esistenziali» (Roberto Galaverni, in Nuovi poeti italiani contemporanei, Guaraldi). «Ciò che ci cattura è la percezione del gesto che porge a parola. Mentre la parola viene lasciata a testimoniare per se stessa, a disporre nel bianco, non della pagina, ma del vuoto che la pagina rappresenta, le poche, nettissime immagini di sofferenza e di affetto» (Gian Mario Villalta, in Il respiro e lo sguardo, BUR). Sì, poiché tutto questo vociare si sospende in un vuoto, in un pentagramma che possiamo condividere, noi dalla parte dei fortunati lettori e lei dalla parte di chi modella la creta. 

INFO: Festival CinemAmbiente, via Cagliari 34/c, Torino; tel. 011 8138860; festival@cinemambiente.it; www.festivalcinemambiente.it   

CS – Festival CinemAmbiente

Views: 103