D: Ma tu lo sai che il tuo film è un autentico cult?

R: Mi accorgo sempre più che lo è nonostante esso non sia stato distribuito all’estero. Comunque ho avuto un buon successo nel circuito d’essai nazionale creando dei fans del film.

D: Un messaggio per loro?

R: Troviamo un distributore internazionale che andiamo così tutti quanti fuori porta.

D: Secondo te, perchè è piaciuto così tanto?

R: Perchè il film è fatto da persone veramente straordinarie. La fortuna di questa pellicola è il transfert di empatia che si è creata tra loro, me e gli spettatori. Questa è la vera grande ragione della sua fortuna, perchè io non parlo di categorie ma di persone e della loro umanità assolutamente straordinaria. Come dice Paolo di orlandoMagazine “Questo film piace a tantissime persone che nulla centrano con il movimento LGBT, lo abbiamo notato quando abbiamo pubblicato sul nostro giornale l’evento, visto che sono arrivati commenti da persone assolutamente impensabili.”

D: Questo film nasce in seguito ad una domanda su una concreta istanza sociale?

R: C’è mancanza di visione, visione una parola vuota usata come il blazer che sta bene su tutto ma in un laboratorio come quello di San Berillo la parola sociale acquisisce tutta la sua cruda realtà e dignità.

D: Sei rimasta in contatto con loro?

R: Anzi… ho perfino rinsaldato sempre più i rapporti al punto che Franchina, teologa autodidatta (di gran spessore), è diventata una delle mie migliori amiche. Inoltre ho sviluppato un’autentica attività di quartiere con la nostra associazione che si chiama per l’appunto “trama di quartiere”. Mi hanno offerto la loro umanità ed io empaticamente l’ho assorbita.

D: Progetti futuri?

R: Un film sugli Uzeda, band post-punk catanese che da 30 anni compone musica ed ai loro concerti, questi rocker sessantenni, hanno un pubblico di ventenni… Un pò come succede per i Rolling Stone. Inoltre pongo a notare che il produttore è il mitico Steve Albini (produttore di In Utero dei Nirvana). Insomma, una band catanese con forti contatti negli Stati Uniti. Poi ho un progetto in essere sul femminismo dal titolo “Il terribile inganno”.