Per ora il confronto elettorale non ha avuto tra i temi centrali quello della cultura, se si escludono alcune idee talmente immaginifiche da risultare balzane e due interventi di colleghe/i del settore.

Oltre al flebile interesse dei candidati per il tema, dobbiamo annotare un dato del passato recente e del presente su cui riflettere, e cioè il combinato disposto di una amministrazione cittadina che ha separato attività e istituzioni culturali, affidando le seconde ad un assessorato poco consistente e le prime al Gabinetto della Sindaca che, tra scandali e problemi di altro tipo, ha seguito la materia in modo ondivago, per usare un eufemismo, delegando di fatto alla Fondazione per la Cultura la gestione degli eventi.

Se a questo uniamo la scelta della Regione di unificare gli assessorati di commercio e cultura affidandoli ad una esperta del primo, ma non certo della seconda, completiamo un quadro non proprio felice.

A fronte di tutto ciò, il tessuto culturale metropolitano offre un panorama di difficoltà, ma anche di grande vivacità e resistenza alla situazione, resa ancora più difficile dalla pandemia, che ha chiuso teatri, cinema, concerti, club.

Per questo mi sembra valga la pena di approfondire ulteriormente il tema, dopo aver parlato della necessità di trasformare tutta la città in un laboratorio diffuso di produzioni culturali ( QUI ) e del tema sempre attuale, destinato a diventare ancor di più dopo le elezioni, di Cavallerizza ( QUI ).

Innanzi tutto parliamo di culture e di arti e teniamo insieme le due definizioni, sia perchè oggi le arti sono inevitabilmente contaminate tra loro, sia perchè un approccio alla città in divenire necessariamente deve considerare le mille culture prodotte in un’area urbana in continuo mutamento e con enormi sfaccettature.

Provo a proporre alcune idee.

a) Ripartire da chi produce arti e cultura. Una città laboratorio culturale è una città che offre opportunità a chi l’arte la produce ogni giorno: artisti, organizzatori individuali e collettivi, editori, critici e curatori, producers musicali, case di produzione cinematografiche, videomakers, tecnici, scenografi e tante e tanti che operano in questi settori, senza dimenticare la rete di associazioni culturali grandi e piccole.

Le arti non si realizzano senza artisti e senza professionisti del settore: tutte queste figure professionali sono state duramente colpite dalla pandemia ed è il momento di promuovere e sostenere, anche economicamente, le loro capacità e competenze.

Torino culturale dovrà valorizzare i mestieri dell’arte, le opportunità di produzione artistica, i luoghi in cui le arti si possono produrre, mettendo una parte del patrimonio immobiliare non abitativo inutilizzato a disposizione della produzione culturale.

b) Arti e territori: la produzione artistica contemporanea non può prescindere, anzi deve valorizzarsi nel rapporto con i territori. Diffonderla nell’area metropolitana significa costruire e incentivare le relazioni e la partecipazione della cittadinanza a opportunità non solo di fruizione culturale.

La produzione artistica diffusa e la presenza sul territorio devono diventare tra le linee di indirizzo sia delle istituzioni culturali, sia degli appuntamenti ed eventi metropolitani, sia delle attività sostenute dall’Amministrazione.

c) Valorizzare le esperienze: il tessuto culturale metropolitano è ricco di persone, associazioni, enti che negli anni hanno costruito e proposto iniziative innovative, sperimentali, radicate sul territorio. Da qui deve partire l’Amministrazione per costruire reti, collaborazioni, luoghi stabili di progettazione comune di iniziative e attività.

Quando parliamo di eventi è necessario progettare includendo artisti e operatori, come è nel DNA della città, che ha visto la genesi del Torino Film Festival, del Salone del Libro, del Torino Jazz Festival, per fare alcuni esempi, da nuclei di appassionati e di professionisti, coinvolgendo autori e artisti nella progettazione.

d) Mettere a sistema e costruire relazioni nei mondi delle arti, partendo da attività ed enti sostenuti dall’Amministrazione.

Le opportunità di finanziamento devono essere anche costruzioni di sinergie, l’Ente Locale deve coordinare e valorizzare le iniziative a prescindere dalle dimensioni.

e) Le Istituzioni culturali appartengono alle cittadine e ai cittadini, non possono essere vissute come altro dalla città: dobbiamo aprirle ai territori, renderle visitabili da torinesi di ogni età, proporre attività e appuntamenti che facciano sentire musei, gallerie, biblioteche, centri culturali, cuori pulsanti di Torino.

Apriamo tutti insieme il confronto su questi temi, durante ma soprattutto dopo la campagna elettorale; investiamo i nuovi eletti, dal Sindaco ai Consigli Comunale e di Circoscrizione, di idee, proposte, confronti: solo così riporteremo arti e cultura al centro della vita della città.

 

*Alessandro STILLO, operatore culturale, impegnato per anni come dirigente Arci, tra gli ideatori della Biennale Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo (BJCEM), di cui è stato Segretario Generale fino al 2011, poi Direttore Artistico del Padiglione della Società Civile, Cascina Triulza, in Expo Milano 2015. Fa parte della Comunità Creativa di Cavallerizza dal 2017, ha partecipato alla realizzazione delle edizioni 2 e 3 di HERE ed è tra i fondatori del Comitato Cavallerizza 14:45.

operatore del Tavolo del Riuso.

Dal 2001, anno di fondazione, fa parte del Direttivo di ViviBalon associazione che gestisce il Libero Scambio a Torino e fa parte del Tavolo del Riuso.

Oggi è Project Manager di Barriera in Divenire – Casa Bottega con l’Associazione Responsability.

E’ Presidente di Rete ONU, la rete degli Operatori Nazionali dell’Usato.

 

E’ candidato al Consiglio Comunale di Torino nelle liste di SINISTRA ECOLOGISTA.