Se da ragazzo mi avessero detto che sarei diventato un chirurgo, non mi sarei stupito: sono sempre stato convinto che chirurghi si nasca e alla chirurgia ho dedicato tutta la mia vita.

Ho studiato e mi sono specializzato a Torino e poi in giro per il mondo, Parigi, Hanoi, Bruxelles per imparare e sviluppare le tecniche migliori da adottare a vantaggio dei miei pazienti. Con impegno e con passione ho messo quello che avevo imparato a disposizione della sanità pubblica italiana, costruendo a Torino insieme a una équipe straordinaria un centro di eccellenza assoluta nel campo dei trapianti, che nel 2017 ha raggiunto il record dei 3000 trapianti.
Ho vissuto con le sofferenze e le speranze dei miei pazienti, ma, anche e soprattutto, con la tragedia umana che ogni donazione implica. E’ al donatore che vanno sempre i miei pensieri e la mia gratitudine.

In questo sta il senso del mio mestiere. Sono profondamente convinto che la corsa mi abbia reso un medico migliore.

La corsa Ivrea-Mombarone, in particolare, è per me irrinunciabile, e taccio sulle follie che ho commesso per partecipare a tutte le sue 42 edizioni. Il Mombarone non è solo la mia montagna magica, ma anche un guanto di sfida: quello che mi incoraggia a superare i miei limiti, a dare tutto me stesso per conseguire gli obiettivi che mi sono prefissato.

E’ questo lo spirito con cui affronto la sfida politica, mettendo a disposizione della Regione le mie competenze, con l’intenzione di restituire prestigio ai grandi principi della sinistra in cui credo da sempre: la solidarietà, l’uguaglianza, il diritto alla salute e alle cure migliori nel pubblico.
Mi batterò perché la città che amo abbia il nuovo, grande ospedale che merita, il Parco della Salute; perché il Piemonte punti più in alto.
Perché il Piemonte diventi sempre più un Centro d’eccellenza in Italia e in Europa.