D: Quanto c’è di te nel tuo approccio alla pittura?

R: – ah ah ah – risata – c’è il mio dark side, il grottesco, il mio mondo di figure mostruose e sanguinanti… ovviamente la ipermostruosità non è molto commerciale, percui mi sono dato a dipingere chandelier più commerciali e rassicuranti, ma appena devo sfogare la mia rabbia repressa, il mio moto di rivoluzione mi riporta alle mie allucinate fantasie a tinte noir.

D: Hai un background davvero a tinte horror pulp?

R: Beh… in effetti lavorare con Dario Argento è stata la consacrazione del sogno di una vita, ti dico solo che i miei tre film preferiti sono Alien, Profondo Rosso e  l’Esorcista. Il mio divertimento infantile era organizzare e creare scene di mie false morti, tutte violentissime e creative, che culminavano con mio fratello che diceva “mammaaaaa mio fratello si è suicidato un altra volta” – ah ah ah – comune risata.

D: Parliamo di un cult di cinema oscuro e maledetto Eva man black cobra, in USA e JAPAN, un softcore non certo un porno come si ostina a dire Marco giusti. In quel film recita con te un’attrice transgender dalla fine molto sfortunata.

R: Ajita Wilson, di cui ho uno straordinario ricordo, perché era molto materna e con me fu di straordinaria gentilezza. Di lei serbo un ricordo tanto bello quanto triste; della quella pellicola posso raccontarti un aneddoto, quando compresi (venni a conoscenza) di sapere che non sarei stata pagata per il mio lavoro inscenai una protesta di stampo anarcoide misto a follia correndo dentro un recinto a rotolarmi nello sterco degli animali – ah ah ah – che delirio.

D: Il tuo rapporto con Bologna?

R: Domanda che mi fate sempre tutti… che dire se non che mi aiuta a sopravvivere alla dimensione umana legata allo sparire e all’apparire. Si può dire che Bologna è il mio bozzolo.

D: Il tuo rapporto con il mondo gay?

R: Avere tre amici illustri e famosi nella moda che mi regalano accessori per presentazioni ed inaugurazioni (ma con cui prendo anche l’autobus). La vita quotidiana, quella di tutti i giorni, è immersa nel mondo etero o gay che sia quindi massima apertura a chiunque ma con tre distinguo forti e chiari: Correttezza, educazione, gentilezza.

D: Come nasce la tua percezione che un giorno…

R: Io da bambina volevo diventare donna perché non aprivano mai il portafoglio al ristorante. Da questa mia osservazione espressi questo mio concetto che era inclusiva di una convinzione e di una seria motivazione – ah ah ah – del resto ho sempre amato mangiare e mangiare molto. Il fato ha voluto che “brucio” molto e che sono appassionata di salumi e non dolci.

D: Paura di invecchiare?

R: Paura di rimanere anziana ed incosciente e anche dei giudizi a cui i personaggi pubblici come me sono sottoposti. Io non voglio invecchiare, io voglio diventare antica come la Rita Levi Montalcini.

D: E l’amore?

R: Al momento poco e fugace. Non riesco ad immaginarmi dentro un rapporto stabile. Poi amore al maschile sicuramente ma io le grandi relazioni sentimentali le ho vissute con donne e con questo non voglio aggiungere altro.

D: Il tuo rapporto con la chirurgia estetica?

R: Nullo o quasi nullo. La bocca due volte da Luccioli, che poi modifcai per ben due volte. Il seno è ormonale e non ho altro da aggiungere.

D: Ho visto un tuo spettacolo davvero molto bello, era di Copi, un monologo sulla solitudine esplosivo, deflagrante una esperienza fantastica.

R: In quella rappresentazione c’era molto del mio, un animale che ama rapportarsi con i suoi silenzi, una solitudine quasi benefica che purifica e protegge dal fragore inutile.

D: Progetti futuri?

R: E me lo chiedi? Teatro, teatro, e ancora teatro. Il teatro è la mia vera dimensione… è un amore reciproco… è vero. Lui mi dà ed io gli dò, ogni volta è un’emozione diversa. Vivo il processo di tensione emozionale al punto da provocarmi spontanee infiammazioni; l’ultima addirittura nelle parti intime.  – e ride , ride , ride –

Insomma abbiamo iniziato ridendo ed abbiamo finito ridendo.

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