Quando se ne parla in riferimento al calcio si usa dire “un calcio all’omofobia”. Ma in questo caso di potrebbe dire che l’omofobia, oltre a quello, prende anche un punto, una pallonata, un placcaggio e altro ancora. Arriva infatti l’iniziativa Smile and Fight, un modo per andare oltre le discriminazioni di genere e di orientamento sessuale, e rendere finalmente lo sport uno spazio per tutti e tutte.
L’iniziativa è partita dal mondo del rugby. Uno di quello in cui il fair play e l’etica non cedono il passo a niente, e proprio a Milano, lo scorso 23 settembre, il Libera Rugby Club ha sfidato gli ex campioni della nazionale italiana. Con un obbiettivo fondamentale: arrivare all’introduzione incontrovertibile del divieto di discriminazione in base all’orientamento sessuale all’interno dei regolamenti e degli statuti delle tante federazioni che compongono il mondo dello sport in Italia. E proprio Libera, la prima squadra dichiaratamente mista da un punto di vista dell’orientamento sessuale e di genere, ha proposto di indossare tutti, per l’occasione, il paradenti color arcobaleno, simbolo Lgbt. Ma l’iniziativa è rivolta anche all’esterno del mondo agonistico e chiede di portare avanti una campagna di sensibilizzazione facendo selfie con il suddetto paradenti, con l’hashtag #smileandfight .
Non sono pochi i grandi nomi dello sport italiano che hanno deciso di aderire alla campagna. Tra i più noti Filippo Magnini, Luca Marin, Massimiliano Rosolino e Simone Quadarella, tra i nuotatori, Massimo Giovannelli e Tito Tebaldi per la palla ovale, Arjola Dedaj e Giusy Versace per le discipline paralimpiche, per citarne alcuni. Nella rosa di nomi presente anche il calcio, spesso tacciato di essere uno degli ambienti più esclusivi sul tema: Alessandro Lucarelli, Luca Moro e Marco Parolo hanno deciso di aderire alla campagna.
B. M.